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  • Marotta: 'Lautaro è il mio Messi, sereni sul rinnovo. Inter la mia ultima squadra. Mercato? La lista c'è sempre'

    Marotta: 'Lautaro è il mio Messi, sereni sul rinnovo. Inter la mia ultima squadra. Mercato? La lista c'è sempre'

    • Pasquale Guarro
    Beppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, è stato ospite della presentazione di 'Odio il calcio', il nuovo libro di Fabrizio Biasin e ha rilasciato alcune dichiarazioni, parlando anche dell'ipotesi seconda squadra per i nerazzurri: "Le seconde squadre, come sapete la prima è stata la Juventus e poi è arrivata l'Atalanta, secondo me sono uno strumento indispensabile per la crescita dei giovani. Il passaggio da Primavera a prima squadra è molto difficile, manca quello strumento intermedio che gli possa consentire una crescita, che può essere l'Under 23. Però, e faccio mea culpa, è che mancano le strutture adeguate: dove la facciamo allenare?".

    Piace il Viola Park? "Non l'ho visto, ma mi hanno detto che è una struttura unica in Europa. Tanto di cappello a Commisso, mi hanno parlato di una struttura italiana ma con mentalità americana".

    Conte l'ha convinta a rifare Appiano Gentile? "Antonio è molto esigente, negli stimoli che dà. C'era da fare un restyling dalla Pinetina e l'abbiamo attutato, era un processo già attivo prima di lui ma lui è molto attento a tutto quello che riguarda una società di calcio".

    Ci vuole tempo per la seconda squadra quindi? "Dobbiamo risolvere questo problema. Che riguarda l'Inter, ma anche tante altre società. Dico quello delle strutture in Italia".

    Messi mai stato vicino all'Inter? "Ci mancherebbe altro. C'è stato un momento in cui... Ma prima che arrivassi io".

    Chi è il suo Messi? "In questo momento Lautaro".

    E' il giocatore più forte che ha avuto? "Non so, la categoria dei forti è difficile da circoscrivere. Lautaro è un giovane talento che è diventato campione, dopo domenica sta giocando e migliorando giornata dopo giornata. È un elemento di cui si parlerà".

    Rinnovo Lautaro, si può stare sereni? "Sì, assolutamente sì. È evidente che non voglio dare notizie, già siamo in sovraesposizione mediatica".

    I prossimi colpi dell'Inter? "La fantasia c'è sempre".

    Cosa racconta ai parametri zero? "Beh, l'Inter ha tanta storia".

    Dopo la Champions League vengono tutti più volentieri? "Questo è vero, nel senso che è stato un momento in cui l'Inter era un po' nel dimenticatoio da parte di tanti giocatori, ora è vero che c'è tanta attenzione nei confronti di questa società, oltre alla sua storia".

    A gennaio quindi può arrivare qualcuno? "Non so, dipende da come andremo. Oggi è prematuro, certamente l'attività di monitoraggio va avanti, con Piero Ausilio, con lo scouting che facciamo. La lista c'è sempre".

    Taremi interessa davvero? "Facciamo così: di mercato non parliamo".

    La rosa costruita e affidata a Simone Inzaghi? "Fortunatamente rappresentiamo un brand forte, se non arriva Tizio arriva Caio. E siamo fiduciosi da questo punto di vista, la rosa è assolutamente competitiva".

    L'Inter deve vincere lo scudetto o ci si prova? "Ci si prova. È una domanda che mi è già stata fatta, è chiaro che la seconda stella è qualcosa di importante: è qualcosa di storico, che ti rimane sulla maglia. Però ne abbiamo già parlato troppo. Un po' pressione e un po' ottimismo".

    L'Inter ultima squadra della sua carriera? "Sì. Anzi, sicuramente".

    Si vedrà Marotta in politica prima o poi? "Magari come tecnico, non con la tessera del partito. Nell'ambito dello sport".

    Lo scandalo scommesse? "Assisto all'ennesimo scandalo, mi ricordo il Totonero di inizio anni '80. La scommessa cos'è? A mio giudizio, un vizio e un aspetto negativo, anche se viene pubblicizzata pure a livello statale. Fa parte della società, del dover convivere con ragazzi che vanno aiutati nella loro crescita: sono persone che cambiano da un giorno all'altro, diventano ricchi e famosi. Con la facilità dei soldi si lasciano andare anche ad altro".

    Come sono cambiati i giocatori? "Intanto oggi ci sono gli strumenti con i quali ci si può divertire e fare cose sbagliate. Gli elementi di tentazione una volta erano molto inferiori, oggi il telefonino è fonte di tutto: di soddisfazione, di pericolo, di adrenalina. Ci sono aspetti positivi e altri fattori di rischio, è normale che ci possa essere una certa fragilità da parte dei giocatori, che per motivi diversi si lasciano andare a leggerezze. La colpa è anche dei dirigenti, sia delle istituzioni calcistiche che dei club che dei procuratori che del sindacato: tutti facciamo troppo poco per evitare queste tentazioni ai ragazzi".

    Studia un calciatore da questo punto di vista prima di prenderlo? "È difficile, ma bisognerebbe fare un test d'ingresso. In qualsiasi azienda si fa un colloquio, nel calcio no: solo quando prendi un calciatore ti rendi conto di alcuni aspetti negativi o che possono rappresentare un problema. In più, un calciatore è un asset patrimoniale. Pensate se un giocatore fosse squalificato per anni, quale danno economico per il club, quando in realtà non ha grandi responsabilità. È una situazione da studiare da tantissimi punti di vista".

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