Inter, lascia stare gli arbitri: contro questa Juve ci vuole ben altro
di Xavier Jacobelli
(direttore quotidiano.net)
La Juve in testa alla classifica da sola cinque anni dopo Calciopoli, si prepara alla notte del giudizio a San Siro con il doppio dei punti dell'Inter, un impianto di gioco sempre più consolidato, una condizione atletica e psicologica talmente brillante da suscitare allarme nei campioni del mondo, ieri sera in evidente difficoltà contro la scatenata Atalanta di Colantuono. La quale sarebbe seconda in classifica se non fosse stata vittima della macroscopica ingiustizia che ha colpito Doni, condannato a 3 anni e mezzo di squalifica senza lo straccio di una prova e la società di Percassi, penalizzata di 6 punti a causa dell'obbrobrio giuridico che risponde al nome di responsabilità oggettiva.
Ranieri e Paolillo se la sono presa con l'arbitro, reo di avere fischiato il quinto rigore contro l'Inter nelle prime otto partite di campionato. A parte il fatto che il rigore c'era, nella stessa misura in cui altri accordati in sfavore dei nerazzurri non c'erano, i veri problemi dei nerazzurri non sono questi. Ci vorrà ben altra Inter per reggere l'urto della capolista.
Nell'arco di tre giorni, la sofferta vittoria sul Chievo e l'altrettanto sofferto pareggio di Bergamo confermano che la squadra accusa un preoccupante ritardo di forma; che alcuni veterani lamentano il logorio del calcio moderno: Julio Cesar, ko dopo un tempo per l'enneismo guaio muscolare; Stankovic e Maicon per ora lontani parenti degli originali, Chivu bruciato in elevazione da Denis e costretto ad abbattere Marilungo, Milito che sbaglia gol in modo impensabile ripensando al Milito del mourinhiano Anno d'Oro.
Se il migliore in campo ancora una volta è il trentottenne Zanetti, se Pazzini deve inspiegabilmente ripartire dalla panchina salvo entrare troppo tardi, se Zarate gioca prima per se stesso, poi per se stesso e, di tanto in tanto, per la squadra, se Cambiasso non può bastare da solo a reggere il centrocampo, se l'Inter è quint'ultima in classifica con pieno merito. Se tutto questo è lo stato dell'arte, sin capisce che gli arbitri non debbano diventare un alibi dopo otto partite, sennò addio sogni di rientro nella corsa scudetto.
Ranieri ci sta mettendo tutta la sua esperienza e tutta la sua bravura, ma è il primo a rendersi conto che gli errori commessi sul mercato estivo 2010 e 2011 siano l'autentica zavorra che pesa in questo primo scorcio di stagione. In attesa degli interventi riparatori di gennaio (Kucka non può bastare), è auspicabile ne prenda atto anche Moratti.
La Juve, invece, vive uno stato di grazia che può spingerla a compiere l'impresa a Milano. I dettami di Conte sono sempre più assimilati da un gruppo che ha ritrovato fiducia in se stesso dopo le ultime due, sconcertanti stagioni. Matri è l'attaccante centrale che è necessario al tecnico per dimostrare quanto le sue idee tattiche possano essere vincenti. Marchisio è l'icona del nuovo corso e meno male che, in estate, il suo cartellino è stato tolto dalla trattativa che ha portato Vucinic in bianconero.
Le squadre (ri)diventano grandi se superano anche l'esame di maturità in casa delle rivali storiche. Il prossimo, per i bianconeri, è fissato al 29 ottobre. Può segnare il punto di svolta. Anche per l'Inter.