Inter fuori dall'Europa perchè ha finito la benzina, ma la verità è che aveva ragione Benitez
di Xavier Jacobelli
direttore www.quotidiano.net
Niente da fare, l'Inter è fuori. Impossibile era e impossibile è stata l'impresa di segnare quattro gol a Gelsenchirken. Anzi, per chiudere il cerchio, lo Schalke ne ha fatti altri due, vincendo pure la partita di ritorno. Il pareggio di Thiago Motta all'inizio della ripresa è stato un'illusione nella stessa misura in cui meritata è stata la storica qualificazione dei tedeschi alle semifinali di Champions League. Onore allo Schalke, nono in Bundesliga, ma capace di vendicare il Bayern, dando un'altra picconata al calcio italiano nella classifica Uefa che, a partire dal 2012-2013 assegnerà tre e non più quattro squadre in Champioons League all'ex campionato più bello del mondo.
In Germania, i campioni uscenti hanno giocato come avrebbero dovuto fare a San Siro dove, invece, hanno compromesso tutto con il secondo, sciagurato fiasco stagionale. Con Lucio quella nerazzurra è sembrata una difesa migliore della banda del buco in azione a Milano (anche se il brasiliano non è esente da colpe sul colpo dell'immortale Raul che ha portato a 72 il record di eurogol) e il primo a giovarsene è stato Ranocchia. L'Inter ci ha provato, con orgoglio e con dignità, ma è difficile scalare l'Everest in novanta minuti quando sei già in debito d'ossigeno al campo base e quando in 8 partite in Europa incassi 21 gol. Rangnick si è sacchianamente confermato un ottimo tattico e non ha battuto ciglio nemmeno quando, all'inizio della ripresa, Leonardo ha tolto Stankovic per inserire Pandev e tornare al 4-2-3-1 di mourinhiana memoria.
La verità è che gli Eroi sono stanchi: Sneijder, Eto'o, Maicon e Milito hanno steccato la partita che non dovevano sbagliare. Gli altri ci hanno messo tutto ciò che avevano in corpo, ma non è bastato. Lungo la fascia di competenza, Nagatomo è risultato sicuramente la nota più positiva della serata: il giapponese ha mostrato dinamismo, grinta, personalità. Adesso che si dovranno gettare le basi per ritentare l'assalto alla Champions nella prossima stagione, è chiaro che l'ex cesenate meriti un posto di riguardo.
In casa, lo Schalke ha inanellato cinque vittorie su cinque gare di Coppa dei Campioni: un memorabile exploit. Inarrestabili, nel finale i panzer di Gelsenchirken hanno dato il colpo di grazia con Howedes, eliminando i detentori del trofeo che hanno alzato bandiera bianca dopo avere finito la benzina e non per colpa di Leonardo.
La verità è che aveva ragione Benitez e l'abbiamo detto e ridetto in beata minoranza quando Rafa è stato cacciato. L'estate scorsa, aveva inutilmente chiesto di svecchiare l'organico più vecchio dei campionati europei (età media: 29,6 anni) ingaggiando almeno tre rinforzi di prima qualità. In società non l'hanno ascoltato, anzi, l'hanno addirittura cacciato in dicembre e, per giunta, dopo che lo spagnolo aveva tagliato due traguardi su tre (Supercoppa di Lega e mondiale per club). Due imprese che, alla luce delle difficolltà e del'ammutinamento di mezza squadra contro Benitez, oggi hanno del miracoloso.
Chi se la prende con Leonardo, come se l'era presa con Benitez, dimentica o fa finta di dimenticare che la prima a sbagliare è stata la società. E' vero o non è vero che in estate, l'Inter aveva in mano Hernanes e Cavani, ma non ha preso nè l'uno nè l'altro? E vogliamo parlare del siluramento di Oriali, una decisione senza capo nè coda?
Non esistono squadre invincibili e ogni ciclo ha un inizio e una fine. Ma l'eliminazione dalla Champions League, per l'Inter deve essere una lezione da mandare a memoria per non ripetere in futuro gli errori del passato. Alla squadra rimangono due traguardi: lo scudetto e la Coppa Italia. I conti si fanno alla fine, in Europa sono già in rosso. E sappiamo per colpa di chi.