Inter: il motivo del 3-4-3 scelto da Pioli, ma così Candreva non va
La risposta è no. E infatti per un tempo intero, il primo (in sostanza fino al gol di Cuadrado), l’Inter ha creato qualche difficoltà alla Juventus. Si notino le posizioni che in partenza vanno ad occupare Perisic e Joao Mario. Sopra ho definito l’assetto dell’Inter un 3-4-3, ma sarebbe molto approssimativo fermarsi a questi numeri. Intanto il tridente, molto anomalo, non si distende mai in ampiezza. Il portoghese e il croato stanno preferibilmente raccolti, a ridosso di Icardi, e la massima distanza che intercorre tra loro è più o meno questa.
Spesso infatti, quando il pallone finisce su un lato, l’esterno d’attacco opposto si accentra, ricoprendo il ruolo di trequartista. Anche Perisic lo fa, benché dei due sia il più “ala”, come tipologia di giocatore. In questo modo si viene a creare una sorta di triangolo schiacciato sul lato forte del campo, che con l’inserimento in questo caso di D’Ambrosio, dalla parte opposta, ripristina quasi il 3-1 del 4-2-3-1 caro a Pioli. Dunque un 3-4-3 asimmetrico, se vogliamo, molto fluido.
Joao Mario, naturalmente, effettua questo spostamento verso l’interno con grande propensione, essendo lui abituato a giocare sulla trequarti. Eccolo a ridosso di Icardi, mentre Perisic viene lanciato in fascia da Brozovic.
In entrambi i casi, è palese il sacrificio di Candreva, il quale o viene chiuso o resta troppo indietro, lontano dall’area avversaria. Il paradosso della partita di ieri è stato appunto questo: Candreva più basso di D’Ambrosio. Soltanto due volte l’esterno della Nazionale si è affacciato pericolosamente in area avversaria; in tutti e due i casi è stato ignorato, vuoi perché Perisic non ha cambiato gioco in tempo in un contropiede intorno al 10’, vuoi perché Joao Mario, negli sviluppi della situazione che riportiamo qui sotto, ha preferito il tiro dal limite.
Quest’ultimo scatto rende bene l’idea di come l’Inter volesse far male alla Juve, e di come Pioli avesse studiato un 3-4-3 con un tridente molto stretto, che non dobbiamo confondere con il 3-4-2-1 della Fiorentina, dove i due trequartisti sono molto meno attaccanti di Perisic e Joao Mario. Saltato il centrocampo juventino con una palla lunga, Perisic stacca con Bonucci e arriva per primo sul pallone. Dietro di lui, Icardi si butta nello spazio abbandonato dal centrale bianconero. Farà poi la sponda per Joao Mario che, appunto dal limite, incrocerà il tiro sul primo palo invece che servire Candreva libero sulla destra. La pericolosità potenziale immaginata e studiata da Pioli si è concretizzata solo a metà. Come anche metà del tempo ha giocato l’Inter, spentasi dopo il capolavoro di Cuadrado (45’). Non sono infatti bastati i cambi per trasformare i nerazzurri. L’ingresso di Eder per Candreva, e il conseguente spostamento di Perisic a destra non ha dato frutto. Così come l’avvicendamento successivo, con Palacio al posto di Joao Mario. Di fatto, non è cambiato nulla. La Juve, dal canto suo, aveva già preso le contromisure nell’intervallo, dunque ha sofferto meno abbassandosi e uscendo sugli esterni con più criterio. Episodi arbitrali a parte (visto che non è questa la sede per parlarne), possiamo dire di aver visto un gran bel primo tempo. Il gap si è ridotto.