Redazione Calciomercato
L'Inter di Champions è fantastica: la semifinale con il Milan è strameritata
GOL DA APPLAUSI/1 - L’Inter ha strameritato la qualificazione perché ha giocato meglio, molto meglio, del Benfica in tutti i 180 minuti dei quarti. A San Siro non ha difeso il 2-0 dell’andata, ma ha chiarito subito le sue intenzioni ai portoghesi: appena si apre uno spazio, vi puntiamo con tutte le nostre energie. Concetto che hanno messo in pratica dopo meno di un quarto d’ora col primo splendido gol della serata, il gol di Barella, vero incubo dei benfiquisti. Rilancio di Onana, Dzeko di testa ha conquistato spazio e palla contro Otamendi, tocco per Lautaro, dall’argentino a Barella mentre Grimaldo è uscito fuori tempo, da Barella ancora a Lautaro e da Lautaro di nuovo a Barella, la sterzata in area di rigore ha messo col sedere per terra Antonio Silva e Chiquinho e di sinistro, con un tiro fantastico, ha piazzato la palla all’incrocio.
ATTACCANTI OK - Il Benfica è rimasto tramortito da quel gol. Per arrivare almeno ai supplementari doveva farne tre adesso, in poco più di 70 minuti. Palleggiava male e poco, l’Inter era padrona del campo. La prima minaccia dei portoghesi è arrivata con una punizione di Grimaldo da 25 metri parata da Onana. Lautaro ha segnato subito dopo, ma spingendo seppur leggermente Gilberto, gol annullato sul campo da Cerro Grande. Stavano lavorando sodo e in modo efficace i due attaccanti, Dzeko e Lautaro, che a Lisbona erano rimasti ai margini. Soprattutto l’argentino era sempre pronto a sostenere la manovra d’attacco, a progettarla, rifinirla e concluderla. Ma era tutta l’Inter ben dentro la partita, con la spinta a sinistra di Dimarco e il buon gioco di Brozovic e Mkhitaryan. Su tutti, come all’andata, Nicolò Barella.
DISATTENZIONE SUL PAREGGIO - C’era solo qualche timido segnale di ripresa portoghese quando il Benfica ha pareggiato in fondo a un’azione su cui la difesa interista ha dormito. Troppo libero Rafa Silva al momento del cross da destra (Bastoni avrebbe dovuto accorciare e anche in fretta), Acerbi è rimasto tagliato fuori costringendo così Darmian a occuparsi di Gonçalo Ramos, ma la palla è arrivata verso il secondo palo dove Dumfries, in netto ritardo, si è fatto anticipare di testa da Aursnes.
UN ALTRO ATTACCANTE - A inizio ripresa, Schmidt ha pigiato sull’acceleratore inserendo subito un attaccante come Neres al posto di un terzino come Gilberto. Sulla linea difensiva è arretrato il giocatore che aveva segnato, Aursnes. Joao Mario ha ceduto la fascia destra a Neres ed è passato a sinistra. La mossa del tecnico era logica, ma al tempo rischiosa e la pagherà cara in seguito. Il Benfica ha cercato di alzare subito il ritmo e la velocità del giro palla, non aveva più tempo da perdere, ma come all’andata, i portoghesi non potevano contare sul contributo del loro bomber Gonçalo Ramos, mai davvero pericoloso e presto sostituito da Gonçalo Guedes.
GOL DA APPLAUSI/2 - Dimarco era incontenibile sulla sua fascia, attaccava e sprintava a tutto gas ed è stata una sua accelerazione a riportare l’Inter davanti, favorito dalla presenza su quel lato di un terzino che in realtà è un’ala o al massimo un centrocampista, Aursens, appunto. Dimarco è partito dalla propria metà campo, ha puntato il fondo ma prima di arrivarci ha usato Mkhitaryan come trampolino, l’armeno gli ha restituito la palla, cross basso dal fondo, irruzione di Lautaro Martinez, tocco di destro, gol e San Siro è venuto giù tutto insieme, un attimo prima di illuminarsi con decine di migliaia di telefonini. Uno spettacolo nello spettacolo. Lautaro non segnava dal 5 marzo, questo gol se l’è meritato tutto. Quando uscito lo stadio lo ha accompagnato con un lunghissimo applauso.
GOL DA APPLAUSI/3 - Mancavano 25 minuti, ma il Benfica si è arreso e l’Inter è ripartita di continuo in contropiede, sbagliando però l’ultimo passaggio per chiudere definitivamente anche la partita. La qualificazione, quella, era già chiusa. Inzaghi ha provveduto ai cambi poco dopo la mezz’ora, dentro Lukaku (per Dzeko), Correa (per Lautaro) e Calhanoglu (per Barella). Quel poco che restava da giocare l’Inter ha voluto trasformarlo nel suo trionfo con la terza rete di Correa, un’altra perla, un altro gol che ha fatto impazzire San Siro: controllo in area, fatto secco il frastornato Otamendi, tiro con palla che ha toccato il palo ed è entrata. Il problema è che verso la fine, sul 5-1 totale, l’Inter ha rallentato troppo, anzi, si è proprio fermata e l’idea del trionfo ha perso consistenza. Brozovic ha commesso un errore (passaggio sbagliato in uscita) ma il suo regalo non è diventato gol solo perché Neres, davanti a Onana, ha centrato il palo. Poco dopo, gol di testa di Antonio Silva. L’Inter in quel momento aveva già la capoccia al derby e infatti ha incassato anche il 3-3 all’ultimo istante dei 4' di recupero con una mezza girata in area piccola di Musa, entrato da poco. Peccato, avrebbe meritato la vittoria anche a Milano dove, vent’anni dopo, Milan e Inter si affronteranno nella semifinale di Champions. Per la prima volta nella loro storia, Milan e Inter si affronteranno cinque volte in una sola stagione.