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  • Inter, era ora: si torna a due punte. Profezia Lautaro, così è nato tutto

    Inter, era ora: si torna a due punte. Profezia Lautaro, così è nato tutto

    • Pasquale Guarro
    All’Inter sta cambiando il vento. E chi l’avrebbe mai detto che ad alterare gli equilibri sarebbe stato un giovane ventenne arrivato da lontano… A kind of magic, cantavano i Queen. “Come una specie di magia” per l’appunto, perché quella del giovane Lautaro da Buenos Aires è una storia che affascina molto, una profezia annunciata dagli impercettibili segnali nascosti nei cassetti del tempo. Lautaro all’Inter era una storia scritta da autori ignoti, per buona pace dell’Atletico Madrid, che pure aveva provato a mutare il corso degli eventi, ma chi può battere il destino?

    IL TORO - “Sulle orme di Milito? Lui è un grande campione e qui ha vinto tutto, ma adesso tocca a me”. Paura? Neanche un po’, ma tantissima voglia di misurarsi con il calcio europeo. Lautaro Martinez si è presentato così e se un ragazzo della sua età non teme il paragone con Milito, di certo non può essere preoccupato di fare panchina a Mauro Icardi, altro totem nerazzurro, ma ben lontano dal “Principe” eroe del Triplete. D’altronde ci sarà un motivo se in Argentina Lautaro si è guadagnato il soprannome di “Toro”, abituato a travolgere avversari e idee altrui. Come quelle di Luciano Spalletti, che fa del 4-2-3-1 il proprio credo tattico, ma che una volta percepite le qualità di Lautaro Martinez ha immediatamente capito che è arrivato il momento di fare un’eccezione.

    UNA NUOVA AMICIZIA - Che poi è un po’ lo stesso pensiero passato per la testa a Mauro Icardi, finora vero e proprio monopolizzatore del reparto offensivo. “Mauro è uno che non ama dividere con nessuno l’area di rigore”, spiegò Spalletti l’anno scorso in una conferenza stampa. Lo sanno bene tutti gli attaccanti gravitati da Appiano Gentile negli ultimi tempi, soprattutto Eder e Osvaldo. Ebbene anche Icardi si è piegato: prima l’accoglienza telefonica, poi la totale disponibilità per utili consigli alla nuova vita milanese dell’ex Racing. Maurito è stato per Lautaro il primo appiglio italiano, tanto che adesso i due sembrano legati da una sincera amicizia evidenziata anche dal tecnico nerazzurro: “Se possono coesistere? Si, anche perché vanno molto d’accordo fuori dal campo”. Un po’ a voler sottolineare la maggior predisposizione al sacrificio se legato a un sentimento di amicizia.

    ICARDI-LAUTARO COME CRESPO-CRUZ - Da Milito in poi l’Inter ha giocato quasi prevalentemente a una punta, qualche eccezione c’è stata con Eto’o-Pazzini e Icardi-Palacio, ma poi l’ex Samp ha spesso e volentieri giocato con due esterni a supporto. Il modulo a una punta nel tempo è divenuto quasi un’abitudine, una pratica che stride con le grandi coppie-gol della storia nerazzurra, che tanto per non andare troppo indietro nel tempo ha potuto contare su tandem dal peso specifico poderoso: Ronaldo-Vieri e Adriano-Ibrahimovic, ma anche Crespo-Cruz, entrambi argentini, proprio come Lautaro Martinez e Mauro Icardi.

    LA PROFEZIA - Fuori Milito dentro Lautaro Martinez. Accadde il primo novembre del 2015. Quella serata bagnò l’esordio del “Toro” con la maglia del Racing, a casa del “Principe”, dove il numero 22 era tornato in seguito alla trionfale esperienza italiana. Lautaro Martinez si appresta a percorrere il percorso inverso, proprio grazie all’intercessione di Diego Milito, fondamentale nella sua decisione finale: “Ho scelto l’Inter anche dopo aver ascoltato i suoi consigli, mi ha raccontato cosa significa questa maglia”. Mentre l’Inter ha iniziato a pensare concretamente a lui quando un procuratore argentino amico di Sabatini e Ausilio, in un noto albergo milanese, disse ai due “Lasciate perdere gli altri, in argentina attualmente tra i giovani c’è un solo fuoriclasse, si chiama Lautaro Martinez”. “Non è già dell’Atletico?”, “No, potete ancora inserirvi”. Lautaro non ne sapeva niente, si era già promesso a Simeone, ma il destino si muoveva per lui.

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