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Infantino risponde su Football Leaks e dimostra d’essere peggio di Blatter
Parole forti. Scopriamo dunque che rispetto all’ondata di rivelazioni da cui emerge la vasta trama di economia parallela, il capo del calcio mondiale tiene un atteggiamento minimalista. La sua principale preoccupazione è sottolineare che la Fifa non è al centro dello scandalo. Non stavolta, viene da aggiungere. E dopo aver sospirato di sollievo, l’uomo che da febbraio di quest’anno governa il calcio ha sciorinato una sequenza di “vedremo, analizzeremo, valuteremo”. Per la serie “Dum Romae consulitur…”. Ma cosa ha detto di fondamentale, Infantino, nel corso dell’intervista? Nell’ordine, quanto segue:
1) Che per affrontare il problema della corruzione e dell’offshoring, egli radunerà “un comitato” (una riunione dell’Esecutivo, probabilmente) l’anno prossimo. Senza fretta, l’importante è fare le cose per bene.
2) Che “forse [peut-être] dovremmo rinforzare le sanzioni nei confronti di chi, in modo ripetuto, trasgredisce le regole”. “Forse”, sottolineano i cronisti di Mediapart. “Chi trasgredisce in modo ripetuto”, aggiungo. Significa forse che la trasgressione una tantum possa anche passare in cavalleria? 3) Interrogato sui conflitti d’interesse nel mercato dei trasferimenti di calciatori, Infantino dice che “tutta questa opacità, vera o apparente che sia, dimostra che dovremmo sorvegliare tutto ciò più da vicino”.”Vera o apparente”, evidenziano ancora una volta i cronisti di Mediapart. “Dovremmo sorvegliare più da vicino”, aggiungo, il che è ammissione d’inadempienza in corso.
4) Richiesto di dire se sia preoccupato per tutto ciò che sta venendo fuori, l’ineffabile capo del calcio mondiale ha affermato: “Preoccupato non è la parola giusta. Ma penso che dobbiamo cominciare da capo tutto il lavoro di riflessione sui trasferimenti”. Notare bene: non “cominciare (immediatamente) a agire”, ma “ricominciare a riflettere”. Magari davanti a un caminetto e sorseggiando un buon brandy.
L’apice dell’insipienza si ha quando i giornalisti di Mediapart gli chiedono: “Perché, col regolamento del 2015 sugli intermediari, avete abbandonato il controllo sugli agenti dei calciatori per trasferirlo alle federazioni nazionali?”. La risposta immediata di Infantino è: “A dire il vero, è stata la Fifa, e io allora non ne facevo parte”. Guardate un po’ che leader. Chiamato a spiegare un passo falso dell’organizzazione che dirige, riesce a dire soltanto: “Non sono stato io!”. Così come si è affrettato a dire “non siamo stati noi!” (la Fifa) a commettere frode fiscale. Questo qui è peggio di Blatter, tira solo a campare. E intanto che lui e la sua squadra “riflettono”, i maneggioni dell’economia parallela continueranno a operare indisturbati. Almeno fino al prossimo blitz del Fbi o delle autorità fiscali nazionali.
@pippoevai