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In Romania c'è Sepsi-Olimpia Lubiana, ma spunta il premier ungherese Orbán...
Era proprio Orbán, in missione calcistica come ha testimoniato il fatto che per gran parte della serata avesse al collo la sciarpa del Sepsi. E giusto per rafforzare il senso della missione, il premier ungherese aveva al suo fianco il commissario tecnico della nazionale magiara, l'italiano Marco Rossi.
Il tempo dello sconcerto è durato poco, poiché subito dopo è cominciato quello del consenso. E il motivo di ciò non sta tanto nel fatto che il primo ministro ungherese si sia atteggiato a tifoso della squadra di casa. Ci sono ragioni più profonde. Come rimarcato dallo stesso presidente del Sepsi, Laszlo Dioszegi (a sua volta di origini magiare), la Sepsi Arena è stata finanziata con denaro pubblico ungherese (LEGGI QUI). Dunque c'è da comprendere la gratitudine della tifoseria locale nei confronti di Orbán. Che dal canto suo, da quando è alla guida del paese, non ha lesinato investimenti nel calcio estero, soprattutto in accademie del paesi dell'est Europa.
Una questione che ha scatenato polemiche proprio in Romania, alimentate principalmente da Dan Şucu, azionista di riferimento del Rapid Bucarest. Şucu si è chiesto se la Corte dei Conti ungherese giudicherà mai la legalità dei finanziamenti elargiti dal governo nazionale al Sepsi, anche a titolo di sponsorizzazioni (LEGGI QUI). Interrogativo che rimarrà senza risposta, visto lo stretto controllo che il presidente ungherese mantiene su tutti i poteri dello stato.
Sicché ai rumeni che non tifano Sepsi resta soltanto l'arma della critica. L'ha usata anche Florin Raducioiu, ex attaccante di Bari, Verona, Brescia e Milan che adesso fa il commentatore. Interpellato da Orange Sport, Raducioiu ha commentato:«Mi sembra strano. Questa immagine è molto strana. Il Primo Ministro ungherese che viene in Romania a incoraggiare una squadra rumena... Sono apolitico, non voglio entrare in queste discussioni, ma non credo che una situazione simile potrebbe accadere in Ungheria» (LEGGI QUI).
C'è da scommettere che le polemiche non si fermeranno qui. E nemmeno le scorribande calcistico-politiche di Orbán.