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    In Italia abbiamo ucciso il merito. Cadrà Ventura, ma non è il colpevole

    In Italia abbiamo ucciso il merito. Cadrà Ventura, ma non è il colpevole

    • Leonardo Corsi
    Una ventina di anni fa avrei vissuto come un dramma questa disfatta. Da tempo non è più cosí, l'Italia fuori dai mondiali purtroppo non mi sorprende. Una sconfitta cocente potrebbe anche servire. Non accadrà.
    Individueremo il colpevole, cadrà una testa, si eviterà così di fare i conti con quello che siamo diventati.

    Quel lacrimare oggi di piccoli uomini (per quanto buoni giocatori), stomachevole, figlio di un teatrino che poco attiene alle virtù di squadra e di gioco. Questo calcio nostrano a beneficio delle telecamere, talmente rivestito di retorica vuota da non poter capire dove finisca la farsa ed inizi il gioco.

    Una mancanza di valori tecnici e morali che parte da lontano. Ha molti colpevoli. Dal genitore che si aggrappa alla carriera di un figlio, al dirigente incapace di dare buon esempio, pronto a favorire giocatori stranieri per logiche economiche che sovrastano il merito sul campo, l'impegno di ogni giorno, lo spirito di sacrificio. E la politica del calcio, uomini che possiedono voti ma non saprebbero spiegare la forma di un pallone.

    Mentre campioni come Baggio, Maldini, Del Piero sono lasciati ai margini del calcio; uomini veri prima che fuoriclasse, che mai ho veduto piangere a comando o cadere nella vuota retorica. Forse per questo scomodi, troppo ingombranti per certi piccoli dirigenti. E non si spiega. Possiamo solo constatare che abbiamo ucciso il merito.

    Un tempo i ragazzini giocavano per strada o all'oratorio, ed affinavano tecnica ed istinto. Oggi già piccoli entrano in una scuola calcio e lì smettono di apprendere. Disperdono estro e malizia, incamerando milioni di nozioni tattiche. Lì nella mani di allenatori che vietano dribbling e coraggio, che prediligono schemi e moduli a tecnica e fantasia.

    La mortificazione dell'istinto è un vero problema; la logica del risultato già dalle giovanili è un grande ostacolo alla crescita dei settori; il carrierismo di troppi allenatori nelle squadre giovanili è un piccolo grande problema; i troppi stranieri modesti che affollano le nostre giovanili costituiscono un problema; il favorire giocatori senza criteri di merito è un problema; la corruzione è un problema; la mancanza di squadre B è un problema, una lega pro devastata dall'obbligo di far giocare i giovani al di là di un valore assoluto è un problema; il 53,3% di stranieri nella serie A contro il 47,3% di italiani è un problema; i troppi piazzati ai vertici solo per logiche di amicizia sono un problema gigantesco.

    Ma è così. Questo è il paese. Stasera ruzzolerà la testa di Ventura e domani si potrà ricominciare a fare tutto come si è sempre fatto. Compreso esaltare giocatori modesti, spesso sprovvisti di passione vera e di coraggio. E non si vince nel calcio senza Coraggio e Passione.

    Nel dubbio io tifo l'arte di Messi, da anni. Così mi riconcilio con il calcio.
    Almeno fin quando non ritorneranno i Baggio, i Maldini, i Del Piero: grandi campioni dentro e fuori dal campo: non disponibili, quindi in disparte.

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