“In ambulanza in 4 minuti e la rianimazione a bordo, così abbiamo salvato Bove”
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COME FUNZIONA - Altri dettagli, che servono a comprendere. "Al Franchi avevamo due squadre, una con il medico e due soccorritori, l’altra con tre soccorritori - racconta Ghini, che ha seguito le operazioni da remoto -. Appena il dottore è arrivato dal calciatore ha preso i parametri vitali, valutato lo stato di coscienza, la respirazione e il battito cardiaco. Ha deciso immediatamente, insieme ai sanitari della Fiorentina, che era necessario partire subito per l’ospedale. In 4 minuti Edoardo era già sull’ambulanza”.
IN AMBULANZA - “Lo abbiamo rianimato, il defibrillatore semiautomatico si è attivato per ristabilire il giusto ritmo del cuore. Il trattamento è andato avanti per tutto il tragitto. All’arrivo in ospedale il medico ha riferito quanto accaduto e tutto quello che era stato fatto dalla sua squadra”. Il cuore del calciatore, a quel punto, inizia a battere autonomamente e lui respira da solo. “Passata la prima barriera di filtraggio dentro al pronto soccorso, Bove è arrivato nella sala rossa”. Sono trascorsi appena 13 minuti dal malore e finalmente anestesisti e medici di urgenza possono intervenire, in particolare a risolvere lo stato di agitazione del calciatore, tipico di chi è stato rianimato.
PERCHE' NON E' ENTRATA L'AMBULANZA - "Esiste un piano operativo di emergenza dove è previsto proprio che l’ambulanza non entri in campo. In situazioni così critiche bisogna evitare qualunque rischio di rallentamento e il mezzo a causa del peso può rimanere bloccato sull’erba. Meglio portarsi l’attrezzatura di soccorso nello zaino, come è stato fatto, eseguire i primi controlli sul paziente e poi portarlo sull’ambulanza”.
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Ma che rimanere bloccata, ma stai scherzando? Per rischiare di rimanere bloccata doveva aver piov...