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Il video choc di Cairo: imprenditore o avvoltoio?
Di questi tempi? Sì. Euforico è dir troppo, deciso però - diciamo così - ad “approfittare” della terribile situazione in cui ci troviamo, in cui si trovano l’Italia e il resto del mondo occidentale. In piedi, davanti alla telecamera, afferma di sentirsi giovane come quasi 30 anni fa, all’inizio entusiasmante della sua carriera di pubblicitario. Eravamo in pochi - dice - entusiasti, coraggiosi, instancabili e io oggi mi sento così, con la nostra impresa (Rcs, Cairo ecc.) che sta andando a gonfie vele, con La 7 che fa +30% in più di ascolti, il “Corriere della Sera” on line che macina abbonamenti, quello cartaceo che va bene, per cui diamoci da fare, potremmo chiudere l’anno con un fatturato nettamente maggiore.
All’inizio sembrava un proclama alla nazione di qualche anno fa o di qualche mese fa, prima del Covid 19. Invece no. E’ fresco, freschissimo, ma non si rivolge agli italiani. E’ indirizzato, lo si capisce col procedere, alla sua forza vendita, agli agenti che procacciano la pubblicità per il “network” editoriale, affinché i produttori di generi alimentari (dal caffè, ai salumi, ai liquori…) ora possano approfittare delle tariffe pubblicitarie al ribasso del potente assetto editoriale giornale stampato-giornale on line-televisione. Esorta Cairo: fate telefonate, martellate, offrite sconti ai produttori, ai supermercati, a chi, insomma, sta guadagnando.
Fa un certo effetto in mezzo a questa tempesta di morti, di ospedali allo stremo, di cassa integrazione, di borse crollate, di aziende sul punto di chiudere, sentire uno che, in pratica, dice: approfittiamone! Fa effetto vedere uno che “surfa” sul dolore altrui, che incita al fatturato grazie alla “buona sorte”, al buon momento di mercato. Fa effetto sentire anche la seguente frase: “Sarò breve perché poi devo andare al ‘Corriere’ (leggi “Corriere della Sera”) ad aiutare il Direttore a chiudere l’edizione di oggi. Beh…il giornale lo fa lui, ma io gli do una mano. In momenti come questi ci vuole un aiuto”. Per essere un editore che rispetta l’autonomia giornalistica non c’è male.
Passato il primo momento di sgomento, mi sono chiesto se nella mia reazione all’entusiasmo commercialistico di Cairo non ci fosse un eccesso di moralismo. In fondo, che dovrebbe fare un imprenditore se non continuare a lavorare? Che colpa può avere se il settore di cui si occupa è toccato positivamente dalla crisi?
E’ vero: Cairo spronando i suoi non fa del male a nessuno, rimodulando le proprie tariffe opera lecitamente nel mercato, tiene in vita un circolo virtuoso con altri operatori (produttori, distributori, commercianti…) e rafforza le proprie aziende che continuano a lavorare. Sì, la ragione si domanda questo: che dovrebbe fare? Chiudere per inattività per solidarietà con chi non può lavorare? E si dà una risposta: no, non deve chiudere, fa bene a continuare a lavorare.
Ci chiediamo, tuttavia, se questo video tutto guadagno e fatturato gli (e ci) faccia bene. Era da diffondere? Da mettere su YouTube? Non sarebbe stato meglio tenerlo a circuito chiuso? Lo ha diffuso lui o molto più probabilmente qualcuno, tra i suoi, che non gli vuole bene?
Perché, con tutta la ragione del caso, alla fine non può non ricordare quell’imprenditore edile che esulta alla notizia d’un devastante terremoto, ottima occasione per la sua azienda di migliorare il fatturato.
Nelle ultime ore Cairo ha comunque diffuso un video su Instagram per spiegare il proprio atteggiamento nel primo video. Basterà?