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    Il turn-over non convince, ma con questi Lautaro e Thuram l'Inter non ha limiti in Champions

    Il turn-over non convince, ma con questi Lautaro e Thuram l'Inter non ha limiti in Champions

    • Andrea Distaso
    Giusto il turn-over, legittimi gli esperimenti per valutare fino in fondo la profondità dell’organico, ma alla fine quando si tratta di ottenere quello che si vuole è la versione migliore dell’Inter a diventare protagonista. E necessaria. E, tanto per cambiare, dopo una serie di occasioni non capitalizzate ed equamente distribuite tra primo e secondo tempo, è la solita sentenza chiamata Lautaro Martinez a permettere alla formazione di Simone Inzaghi di raggiungere il primo obiettivo di questo avvio di stagione che continua a consacrare la sua consolidata competitività. Vincendo a Salisburgo - dove solo il Napoli nell’ottobre 2019 aveva piantato la bandierina italiana - i nerazzurri accedono aritmeticamente agli ottavi di finale di Champions League con ben due turni di anticipo. La prossima trasferta di Lisbona contro un derelitto Benfica sarà l’occasione per far tirare ulteriormente il fiato ai titolari più utilizzati, che tra fine fine novembre e la prima metà di dicembre cercheranno di piazzare un ulteriore allungo in campionato in ottica scudetto: le sfide con Juve, Napoli e Lazio potranno essere preparata con la certezza che in coppa l’unica data da segnarsi in rosso sarà quella del 12 dicembre, quando a San Siro con la Real Sociedad potrebbe bastare anche il minimo sforzo per strappare il primato del girone.

    TURNOVER RIMANDATO - Sei uomini diversi rispetto al blitz sul campo dell’Atalanta, ma alla fine Inzaghi ha bisogno dei pretoriani Barella (che si prende il calcio di rigore decisivo trovando sul suo destro il braccio larghissimo di Bidstrup) e Lautaro Martinez, che fa 14 in stagione pochi istanti dopo un’incornata da grande bomber su suggerimento di Bastoni, e della freschezza di un Asllani sempre più convincente (al posto di un Calhanoglu insolitamente appannato) per portare a casa l’intera posta. Bisseck, Bastoni, Frattesi, Darmian, Carlos Augusto e Sanchez dal primo minuto al posto di De Vrij, Pavard, Barella, Dumfries, Dimarco e Lautaro: grande curiosità destava soprattutto la prima assoluta da titolare del capitano dell’Under 21 tedesca, che al netto di un cartellino giallo ingenuo (che convince Inzaghi a non correre rischi inutili nella ripresa con una sostituzione piuttosto scontata), mostra coraggio e personalità. Difficile parlare di bocciature in una serata in cui alle fine c’è spazio soprattutto per le note liete, su tutte un secondo tempo disputato quasi interamente nella metà campo avversaria e con una produzione di palle-gol importanti, ma Frattesi e Carlos Augusto sono rimandati. Questione di ritmo partita e di intesa col resto dei compagni ancora da affinare, oltre ad un gol colossale divorato dall’ex Sassuolo al termine del primo tempo su sponda di Sanchez.

    LA COPPIA PIU' BELLA - Il Nino Maravilla si muove anche bene là davanti, cercando il dialogo con Thuram e aprendo spazi interessanti per gli inserimenti dei compagni ma, in attesa del recupero totale di Arnautovic - oggi in panchina per la prima volta dopo il serio infortunio muscolare di Empoli - le fortune offensive dell’Inter continuano a dipendere dalla coppia più bella del mondo. Se Lautaro ha avuto ancora una volta il merito di piazzare l’affondo decisivo dopo che erano stati i suoi compagni a fare le prove generali contro un Salisburgo sempre più lungo e sfilacciato sul campo, Thuram è stato il vero elemento destabilizzante nell’intero arco dei novanta minuti. Ha letteralmente sfiancato la linea difensiva avversaria mostrando una prepotenza atletica debordante, quasi umiliante nei confronti dei suoi dirimpettai.  In attesa delle risposte da parte degli altri rinforzi dal mercato estivo, l’Inter si gode soprattutto l’impatto pazzesco dell’attaccante francese nella sera in cui mette le mani sul primo traguardo di stagione. Con un’altra prova di maturità, con un’altra certificazione che anche quest’anno in Europa si può ragionare in grande.
     

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