Il Torino corre:| Tanta benzina nelle gambe
La testa, certo. Che ti fa vedere il buio anche nel sole, se ti assale la paura, poi il panico, infine la demoralizzazione. Ciò che è successo all'Atalanta, dopo il gol spettacolare di Gazzi, quel 2-1 da non credere ai propri occhi. Ma i muscoli? Pure quelli contano eccome, sul prato, tra il morale rigenerato e la tattica riveduta e corretta. Perché il cervello e il cuore li comandano e li fanno girare a mille, se a mille sei carico. Però le gambe devono funzionare in partenza. Essere tirate il giusto. Questione di condizione. Di resistenza sul lungo. Oltreché di brillantezza sul breve. E il Toro, questo Toro, era anche molto meno stanco dell'Atalanta, domenica nella ripresa. 'Eravamo più freschi di loro, merito anche del buon turnover gestito nelle 3 sfide in 8 giorni', spiegava Ventura a partita appena conquistata. Vero. Dentro e sotto questo 5-1 c'è un insieme di ragioni. La scossa umorale data nell'intervallo. L'equilibrio tattico ritoccato. L'inserimento decisivo di Stevanovic. Ma anche, per l'appunto: la cura Innocenti, il preparatore atletico. Cura che va di pari passo con i dettami di Ventura. E si arricchisce anche del lavoro di Sullo alla Sisport, il viceallenatore. In tre, con l'aggiunta dei semi che gettano il braccio destro di Innocenti, Solustri, e il preparatore degli infortunati, Bellini.
POCHI KO - Certo è che - toccando ferro - si sta rivedendo quanto griffò la splendida cavalcata della scorsa stagione. In B. Tutti quei secondi tempi giocati meglio dei primi. O con maggiore decisione nella corsa verso la vittoria. Nel cercare una rimonta, nel voler blindare un vantaggio, nell'inseguimento del gol deputato a rompere il proverbiale equilibrio. Un marchio di fabbrica, il lavoro in quota del duo Innocenti-Ventura, durante l'estate. Così come il mantenimento della forma durante la stagione, con i suoi richiami o i suoi alleggerimenti, il lavoro di scarico o le ripetute, gli allenamenti personalizzati o le fatiche in palestra. Un anno fa il Torino chiuse a 83 punti. E, di questi, ben 18, pressoché un quarto del totale, arrivarono proprio nei secondi tempi. Con le squadre avversarie più sfilacciate. E provate. E sfibrate dal gioco granata. Allorché veniva fuori il Toro finale: più arrabbiato e determinato; magari modificato sul campo alla bisogna; ma anche più tosto ed efficace, quanto a condizione.
QUEI 18 PUNTI - Senza quei 18 punti, i granata non sarebbero arrivati nemmeno a giocare i playoff, in conclusione. E prima, a un certo punto della stagione, il parziale nel rendimento in classifica tra i risultati al 45' e al 90' era persino più imperioso, largo, indicativo. Come indicativo è quel che si è visto fino a maggio, sino all'ultima giornata. Un Toro praticamente mai con la lingua a penzoloni, tranne brevi momenti di appannamento fisico durante il campionato. Un Toro che avrebbe potuto concedere ancora parecchio anche in termini di resistenza, se mai ce ne fosse stato bisogno dopo la regular season. Con un altro dato di fatto. Gli infortuni prettamente muscolari. Pochi, pochissimi. Toccando di nuovo ferro: esattamente come in questo inizio di stagione.
IL REPLAY - Toccare ferro significa anche aggiungere che, ragionamenti alla mano, si può immaginare, sperare che il film vada in onda anche in A, adesso, di qui alla fine. Con tutte le debite garanzie. Perché una squadra che ha fiato e benzina è anche più lucida ed efficace, globalmente, sul lungo termine. E perché una serie di segnali coerenti già si è materializzata in quest'alba di stagione. Fin dalla coppa Italia, 4-2 al Lecce: doppietta di Bianchi nella ripresa, a sigillare il risultato; luci e ombre nello 0-0 di Siena, prima di campionato, quindi il 3-0 al Pescara: 2 reti nel secondo tempo per chiudere i conti; contro l'Inter una sconfitta per diversi aspetti immeritata, ma Toro in pressing crescente nella ripresa, e anche bene per verve atletica; quindi Marassi, con la vittoria sfiorata sempre nella ripresa, in un altro crescendo; potente anche il forcing nei secondi 45' contro l'Udinese, da applausi; infine, l'Atalanta. Squadra ben preparata in ritiro e allenata quotidianamente, non c'è che dire. E non solo da Ventura. Un merito in più per il tecnico: i collaboratori se li sceglie lui.
(Tuttosport - Edizione Locale)