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Il super lavoro di Marotta e Ausilio non basta: i conti dell'Inter preoccupano, smentiti i rumors sul fondo saudita
L'Inter di Simone Inzaghi si gode la scorpacciata di gol e di occasioni da rete create contro il Bologna e si presenta nelle migliori condizioni possibili alla prossima delicata sfida contro la Fiorentina di Italiano. Se la squadra nerazzurra rimane probabilmente la più attrezzata per provare a rivincere lo scudetto, tanti sono i meriti anche del team dirigenziale, guidato da Beppe Marotta e completato da Piero Ausilio e Dario Baccin: due partenze pesanti come quella di Hakimi e Lukaku sono state assorbite in maniera intelligente, portando in dote pure 130 milioni di euro per le esangui casse di Suning. Una cifra importante ma non sufficiente a tamponare lo stato di difficoltà in cui versa la proprietà nerazzurra.
NUMERI DA BRIVIDI - Il prestito da 275 milioni di euro concesso dal fondo Oaktree e il significativo incremento degli introiti dai contratti di sponsorizzazioni (+245%) hanno fornito un contributo decisivo per garantire una continuità aziendale serena, ma negli ultimi giorni sono tornati insistenti i rumors dal Medio Oriente, precisamente dall'Arabia Saudita, circa il possibile imminente ingresso del fondo di investimento Pif come socio forte di Suning. Voci che non vengono confermate dai vertici del club nerazzurro ma che non escludono affatto che la famiglia Zhang sia al lavoro per individuare in tempi ragionevolmente rapidi una exit strategy. Perché l'Inter rimane un club con costi di gestione molto impegnativi e che a fine mese dovrebbe approvare un bilancio con un rosso molto significativo e nei prossimi mesi andranno risolte alcune questioni dai quali dipende il futuro del club.
CESSIONE OBBLIGATA - Ci sono infatti in ballo i circa 40 milioni di euro da restituire annualmente ai creditori e i due bond da 300 e 75 milioni da ricollocare sul mercato: operazioni che necessitano di parecchia liquidità, ottenibile principalmente in tre modi, uno dei quali la rinuncia ad altri pezzi pregiati dell'organico di Inzaghi. In alternativa, l'Inter avrebbe bisogno come del pane di una nuova fonte di incassi come un nuovo stadio, che finirebbe per accrescere pure il valore del brand, o in alternativa dell'ingresso di un partner intenzionato ad investire per dare inizialmente sostegno a Suning e poi rilevarne il posto. Un'eventualità quasi ineludibile alla luce dei problemi sempre più pressanti della famiglia Zhang che, alle criticità accusate dalle proprie aziende in Cina, rischia di essere coinvolto anche nel crollo del colosso immobiliare Evergrande, al quale erano stati concessi qualcosa come 2,6 miliardi di euro per scongiurarne il fallimento.
NUMERI DA BRIVIDI - Il prestito da 275 milioni di euro concesso dal fondo Oaktree e il significativo incremento degli introiti dai contratti di sponsorizzazioni (+245%) hanno fornito un contributo decisivo per garantire una continuità aziendale serena, ma negli ultimi giorni sono tornati insistenti i rumors dal Medio Oriente, precisamente dall'Arabia Saudita, circa il possibile imminente ingresso del fondo di investimento Pif come socio forte di Suning. Voci che non vengono confermate dai vertici del club nerazzurro ma che non escludono affatto che la famiglia Zhang sia al lavoro per individuare in tempi ragionevolmente rapidi una exit strategy. Perché l'Inter rimane un club con costi di gestione molto impegnativi e che a fine mese dovrebbe approvare un bilancio con un rosso molto significativo e nei prossimi mesi andranno risolte alcune questioni dai quali dipende il futuro del club.
CESSIONE OBBLIGATA - Ci sono infatti in ballo i circa 40 milioni di euro da restituire annualmente ai creditori e i due bond da 300 e 75 milioni da ricollocare sul mercato: operazioni che necessitano di parecchia liquidità, ottenibile principalmente in tre modi, uno dei quali la rinuncia ad altri pezzi pregiati dell'organico di Inzaghi. In alternativa, l'Inter avrebbe bisogno come del pane di una nuova fonte di incassi come un nuovo stadio, che finirebbe per accrescere pure il valore del brand, o in alternativa dell'ingresso di un partner intenzionato ad investire per dare inizialmente sostegno a Suning e poi rilevarne il posto. Un'eventualità quasi ineludibile alla luce dei problemi sempre più pressanti della famiglia Zhang che, alle criticità accusate dalle proprie aziende in Cina, rischia di essere coinvolto anche nel crollo del colosso immobiliare Evergrande, al quale erano stati concessi qualcosa come 2,6 miliardi di euro per scongiurarne il fallimento.