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    Il sogno europeo dell’Italia figlio della Samp da sogno

    Il sogno europeo dell’Italia figlio della Samp da sogno

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Nulla accade per caso. Ciascun evento, lieto o nefasto, è riconducibile ad una specifica causa originaria. Si chiama paternità ed è l’imprinting che consente di riconoscere il seme dal quale tutto è cominciato. Osservando, peraltro con immenso piacere e con ritrovato entusiasmo per il gioco del calcio, la nazionale italiana prendere a sportellate la Turchia e onorare con un successo senza se e senza ma il battesimo degli Europei non ho potuto fare a meno di viaggiare a ritroso nel tempo sino a ritrovarmi nel 1991. Praticamente, inviato da “Tuttosport” mi ero trasferito a Genova  per seguire e per raccontare le imprese di quella Sampdoria che era destinata a vincere il suo primo scudetto. Mesi memorabili contrappuntati da preziosità agonistiche e da solide amicizie che sarebbero durate nel tempo.

    Mattinate e pomeriggi consumati a Bogliasco per gli allenamenti. Tranquille serate conviviali al tavolo del ristorante “Ilio”, appena dietro lo stadio “Ferraris”, che era il punto di riferimento di tutto ciò che sapeva di doriano. Gianluca Vialli e Roberto Mancini non mancavano mai. Spesso, per il caffè, arrivavano il presidente Paolo Mantovani e sua figlia Francesca segretamente innamorata del fantasista marchigiano. Si tirava un po’ tardi con i due “gemelli” a fare spettacolo. Poi passavano altri giocatori, per un saluto o un digestivo. Rammento in particolare Chicco Evani, Salsano, Lombardo, Battara e Nuciari. Guarda un po’, proprio gli stessi che oggi compongono lo staff tecnico azzurro insieme con Mancini e Vialli oltre al valore aggiunto di Oriali e De Rossi. Quello fu l’anno del grande sogno blucerchiato realizzato da una grande e speciale squadra guidata da un tecnico anche lui unico come Vujadin Boskov. L’Italia di oggi è figlia legittima di quel sogno e pensare che anche lei, tra un mese, possa salire sul gradino più alto d’Europa non è soltanto una speranza.

    La nazionale azzurra di Mancini e Vialli, supportati dal loro gruppo di doriani per sempre, non soltanto gioca un calcio divertente e fa gol ma soprattutto vive e fa vivere i tifosi ciò che dovrebbe sempre connotare il mondo del pallone ovvero una filosofia e un modo di pensare che vanno ben oltre le strategie tattiche e le paranoie da risultato ad ogni costo. Allegria, complicità, senso di appartenenza, leggerezza mentale e consapevolezza onesta dei propri mezzi. Tutti elementi che Mancini e Vialli hanno saputo trasmettere e infondere in ciascun ragazzo del gruppo. Anche nei più anziani e smagati come Chiellini e Bonucci chiamati a fare da rocce e a chiocce. Esattamente la formula alchemica che permise alla Sampdoria di Paolo Mantovani di scrivere una pagina memorabile per il  grande romanzo del pallone.

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