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Italia bella solo un per un tempo, ma oltre alla vittoria c'è di più: avanti così, senza illusioni ma senza paura
Se pure per un tempo soltanto - il secondo - l’Italia è stata grande e ha schiantato la Turchia, l’avversario forse più pericoloso del girone. Non mi faccio abbagliare del 3-0 aperto, tra l’altro, da un’autorete di Demiral, ma il risultato non è l’unica cosa importante dell’esordio all’Europeo partito da Roma e che finirà a Wembley. Di rilevante, per la squadra di Mancini, c’è stata anche la qualità del gioco, il nitore della manovra, la brillante condizione fisica, un pressing incisivo e continuo, la quantità delle occasioni.
L’Italia resta una buona nazionale, probabilmente una delle migliori di tutta la competizione, tanto che continuo a considerarla favorita al successo finale, ma, purtroppo, non è né invulnerabile, né imbattibile. Per l’intero primo tempo, per esempio, pur avendo amministrato la palla con maggiore costanza, ha avuto difficoltà ad avere ragione di un avversario disposto dal c.t. Gunes secondo un arcaico 4-1-4-1, con quasi tutti gli uomini dietro la linea della palla e un’attenzione maniacale sia alle marcature, sia alle linee di passaggio. Per cui le opportunità sono state poche e fortuite tanto che i nostri calciatori si sono soffermati di più sui falli di mano in area - alcuni presunti, altri reali - che sul gioco espresso.
Così, pur ammettendo che oltre alla Turchia andava superata anche una certa emozione, a me l’Italia non è piaciuta fino a quando l’autorete di Demiral non ha sgelato l’atmosfera e sciolto letteralmente l’avversario e gli azzurri sono tornati a comandare come ci avevano abituati a fare fin dalle prime partite dell’éra Mancini. Ha segnato Ciro Immobile, ha segnato Lorenzo Insigne, due napoletani veraci (anche se il primo gioca nella Lazio) e le loro realizzazioni hanno confermato che dal centrocampo in sù abbiamo calciatori compatibili con il 4-3-3 del c.t., ricchi di talento e disposti al sacrificio. Non va dimenticato - tanto per restare nel tridente offensivo - che il gol dell’1-0 è arrivato da un’iniziativa di Berardi a destra con cross che Demiral ha sventatamente accompagnato in rete. Allo stesso modo, è stato sempre Berardi a pescare Spinazzola dalla parte opposta dell’area in occasione del raddoppio. La conclusione di destro del terzino è stata respinta corta dal portiere turco Cakir e Immobile, da due passi, ha segnato. Lo stesso Immobile che, con un passaggio perfetto, ha smarcato Insigne per fare il 3-0. Insomma super tridente con l’aggiunta di uno Spinazzola di livello eccelso, più la geometria di Jorginho e la sicurezza di una difesa che ha corso un solo rischio, all’inizio di ripresa, e sullo 0-0.
Come tante volte sottolineato da Marco Nosotti di Sky, un inviato con la cultura della tattica, l’Italia imposta a tre, con Spinazzola che spinge dando la possibilità a Insigne di accentrarsi. Così, in possesso di palla, gli azzurri srotolano sul terreno di gioco un inusitato 3-2-5. Naturalmente questo avviene quando si è in possesso di palla e la nazionale non perde equilibrio. Il quale non è dato sempre dal numero dei difendenti o da quelli deputati alle marcature difensive, ma dalla capacità di pressare in avanti una volta smarrito il controllo della sfera. La formazione di Mancini non ha sorpreso nessuno all’inizio (Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Spinazzola; Barella, Jorginho, Locatelli; Berardi, Immobile, Insigne) ma la correzione in corsa (Di Lorenzo per Florenzi) ha dato subito i suoi frutti. Sia perché l’esterno del Napoli ha attaccato di più, sia perchè la squadra ha recepito la necessità di cambiare passo.
E, per quanto fortuito sia stato l’autogol di Demiral, esso si è collocato in un momento della partita in cui gli azzurri stavano prendendo il sopravvento. Dopo la prima vittoria non è sano chiedersi dove potrà arrivare l’Italia (la mia l’ho detta), ma come dovrà prepararsi per affrontare un altro avversario scomodo come la Svizzera. Non interessa il risultato di oggi tra gli elvetici e il Galles. Interessa quanto sapremo recuperare, quanto resteremo concentrati, se l’umiltà e la pazienza di ieri sera ci terranno ancora compagnia senza lasciare spazio a dannosi atteggiamenti di superbia, se sarà giusto rischiare Verratti o farlo recuperare completamente. Insomma, la Nazionale di Mancini deve guardare a se stessa e accettare anche qualche piccola imperfezione. Chi, come me, si aspettava qualche balbettìo in difesa è stato smentito. Donnarumma e i centrali della Juve hanno retto senza patire, Chiellini ha addirittura sfiorato il vantaggio, si vede e si sente un grande spirito di collaborazione. Avanti così, senza forzate illusioni, ma anche senza paura.
TURCHIA-ITALIA 0-3, IL TABELLINO
TURCHIA (4-1-4-1) Cakir; Celik, Soyuncu, Demiral, Meras; Yokuslu (dal 65′ Kahveci), Tufan (dal 65′ Ayhan); Karaman (dal 77′ Dervisoglu), Calhanoglu, Yazici (dal 46′ Under); Yilmaz. All. Senol Gunes.
ITALIA (4-3-3) Donnarumma; Florenzi (dal 46′ Di Lorenzo), Bonucci, Chiellini, Spinazzola; Barella, Jorginho, Locatelli (dal 74′ Cristante); Berardi (dall’85’ Bernardeschi), Immobile (dall’81’ Belotti), Insigne (dall’81’ Chiesa). All. Roberto Mancini
ARBITRO: Makkelie (NED).
AMMONITI: Soyuncu, Dervisoglu (T).
L’Italia resta una buona nazionale, probabilmente una delle migliori di tutta la competizione, tanto che continuo a considerarla favorita al successo finale, ma, purtroppo, non è né invulnerabile, né imbattibile. Per l’intero primo tempo, per esempio, pur avendo amministrato la palla con maggiore costanza, ha avuto difficoltà ad avere ragione di un avversario disposto dal c.t. Gunes secondo un arcaico 4-1-4-1, con quasi tutti gli uomini dietro la linea della palla e un’attenzione maniacale sia alle marcature, sia alle linee di passaggio. Per cui le opportunità sono state poche e fortuite tanto che i nostri calciatori si sono soffermati di più sui falli di mano in area - alcuni presunti, altri reali - che sul gioco espresso.
Così, pur ammettendo che oltre alla Turchia andava superata anche una certa emozione, a me l’Italia non è piaciuta fino a quando l’autorete di Demiral non ha sgelato l’atmosfera e sciolto letteralmente l’avversario e gli azzurri sono tornati a comandare come ci avevano abituati a fare fin dalle prime partite dell’éra Mancini. Ha segnato Ciro Immobile, ha segnato Lorenzo Insigne, due napoletani veraci (anche se il primo gioca nella Lazio) e le loro realizzazioni hanno confermato che dal centrocampo in sù abbiamo calciatori compatibili con il 4-3-3 del c.t., ricchi di talento e disposti al sacrificio. Non va dimenticato - tanto per restare nel tridente offensivo - che il gol dell’1-0 è arrivato da un’iniziativa di Berardi a destra con cross che Demiral ha sventatamente accompagnato in rete. Allo stesso modo, è stato sempre Berardi a pescare Spinazzola dalla parte opposta dell’area in occasione del raddoppio. La conclusione di destro del terzino è stata respinta corta dal portiere turco Cakir e Immobile, da due passi, ha segnato. Lo stesso Immobile che, con un passaggio perfetto, ha smarcato Insigne per fare il 3-0. Insomma super tridente con l’aggiunta di uno Spinazzola di livello eccelso, più la geometria di Jorginho e la sicurezza di una difesa che ha corso un solo rischio, all’inizio di ripresa, e sullo 0-0.
Come tante volte sottolineato da Marco Nosotti di Sky, un inviato con la cultura della tattica, l’Italia imposta a tre, con Spinazzola che spinge dando la possibilità a Insigne di accentrarsi. Così, in possesso di palla, gli azzurri srotolano sul terreno di gioco un inusitato 3-2-5. Naturalmente questo avviene quando si è in possesso di palla e la nazionale non perde equilibrio. Il quale non è dato sempre dal numero dei difendenti o da quelli deputati alle marcature difensive, ma dalla capacità di pressare in avanti una volta smarrito il controllo della sfera. La formazione di Mancini non ha sorpreso nessuno all’inizio (Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Spinazzola; Barella, Jorginho, Locatelli; Berardi, Immobile, Insigne) ma la correzione in corsa (Di Lorenzo per Florenzi) ha dato subito i suoi frutti. Sia perché l’esterno del Napoli ha attaccato di più, sia perchè la squadra ha recepito la necessità di cambiare passo.
E, per quanto fortuito sia stato l’autogol di Demiral, esso si è collocato in un momento della partita in cui gli azzurri stavano prendendo il sopravvento. Dopo la prima vittoria non è sano chiedersi dove potrà arrivare l’Italia (la mia l’ho detta), ma come dovrà prepararsi per affrontare un altro avversario scomodo come la Svizzera. Non interessa il risultato di oggi tra gli elvetici e il Galles. Interessa quanto sapremo recuperare, quanto resteremo concentrati, se l’umiltà e la pazienza di ieri sera ci terranno ancora compagnia senza lasciare spazio a dannosi atteggiamenti di superbia, se sarà giusto rischiare Verratti o farlo recuperare completamente. Insomma, la Nazionale di Mancini deve guardare a se stessa e accettare anche qualche piccola imperfezione. Chi, come me, si aspettava qualche balbettìo in difesa è stato smentito. Donnarumma e i centrali della Juve hanno retto senza patire, Chiellini ha addirittura sfiorato il vantaggio, si vede e si sente un grande spirito di collaborazione. Avanti così, senza forzate illusioni, ma anche senza paura.
TURCHIA-ITALIA 0-3, IL TABELLINO
TURCHIA (4-1-4-1) Cakir; Celik, Soyuncu, Demiral, Meras; Yokuslu (dal 65′ Kahveci), Tufan (dal 65′ Ayhan); Karaman (dal 77′ Dervisoglu), Calhanoglu, Yazici (dal 46′ Under); Yilmaz. All. Senol Gunes.
ITALIA (4-3-3) Donnarumma; Florenzi (dal 46′ Di Lorenzo), Bonucci, Chiellini, Spinazzola; Barella, Jorginho, Locatelli (dal 74′ Cristante); Berardi (dall’85’ Bernardeschi), Immobile (dall’81’ Belotti), Insigne (dall’81’ Chiesa). All. Roberto Mancini
ARBITRO: Makkelie (NED).
AMMONITI: Soyuncu, Dervisoglu (T).