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  • Il segreto del Napoli: Spalletti vince senza 'i Totti' nello spogliatoio

    Il segreto del Napoli: Spalletti vince senza 'i Totti' nello spogliatoio

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Secondo me non è un caso che Luciano Spalletti vinca lo scudetto o i campionati (è successo due volte anche in Russia) quando è il capo indiscusso di un gruppo e i possibili conflitti da spogliatoio con calciatori ingombranti (simboli, bandiere, totem e tabù) restano lontani dalla sua gestione. A Roma, per esempio, ancor più che all’Inter, avrebbe potuto conquistare almeno uno scudetto. Invece è diventato famoso - e per questo anche adesso è odiato - solo perché ha messo prima alla porta (cacciato dal ritiro per un’intervista non concordata in cui lo attaccava) e poi in panchina Francesco Totti, il dio pagano di ogni tifoso giallorosso.

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    Senza andare a riesumare il passato remoto, ma semplicemente riconducendoci alla passata stagione, Spalletti aveva in squadra Koulibaly, Mertens e Lorenzo Insigne, tre calciatori in grado di incarnare una leadership non soltanto tecnica. Non posso dire che lo scudetto allora non sia arrivato per colpa loro, ma è un fatto che senza di loro, Spalletti abbia dato la sua identità alla squadra fino a farla diventare travolgente, al di là della presenza di due campioni, ovvero Osimhen e Kvaratskhelia, sicuramente dotati di carisma, ma ancora molto giovani. Ora si tratta di capire se mettere a disposizione di Spalletti un collettivo senza un protagonista che facesse, in qualche modo, da contrappeso all’allenatore, sia stata un’esigenza di Spalletti stesso o un’intuizione del direttore sportivo Giuntoli e del presidente De Laurentiis. In ogni caso una scelta vincente. Forse anche per il futuro del Napoli

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