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Il segnale di Eriksen, Conte usa prima la carota e poi il bastone: sta fuori per il bene dell'Inter
Dieci minuti e un gol. Quella contro il Getafe è stata anche la notte di Christian Eriksen, entrato ancora una volta nello scorcio finale del match. Una scena vista in diverse occasioni, ma con un epilogo diverso. Questa volta il danese ha inciso, ha costruito e concluso l’azione che ha chiuso i conti e ha mandato un segnale chiarissimo a Conte, che al termine dei 90’ ha elogiato l’approccio di Eriksen alla gara, senza trascurare una piccola spallata.
BASTONE E CAROTA - “Sono contento per lui, era importante anche sotto l’aspetto mentale, perché quando ti gira positivamente un episodio, poi ti può girare positivamente tutto. Christian è un bravo ragazzo, sa che certe scelte le faccio per il bene dell’Inter”. Bastone e carota, felice per lui, ma per il bene dell’Inter i titolari sono altri. Non il massimo.
PER IL BENE DELL'INTER - Eriksen prosegue lungo il proprio sentiero. In molti lo chiamano “Il freddo”, per quella sua capacità di mascherare ogni emozione. Dopo il gol solo un sussulto di gioia, un pugno stretto a scazzottare l’irritazione delle continue panchine. Eriksen vuole giocare, Conte lo lascia fuori in nome dell’equilibrio e della compattezza. Lo fa per il bene dell’Inter, dice. Ma anche Marotta aveva comprato Eriksen per lo stesso motivo.
BASTONE E CAROTA - “Sono contento per lui, era importante anche sotto l’aspetto mentale, perché quando ti gira positivamente un episodio, poi ti può girare positivamente tutto. Christian è un bravo ragazzo, sa che certe scelte le faccio per il bene dell’Inter”. Bastone e carota, felice per lui, ma per il bene dell’Inter i titolari sono altri. Non il massimo.
PER IL BENE DELL'INTER - Eriksen prosegue lungo il proprio sentiero. In molti lo chiamano “Il freddo”, per quella sua capacità di mascherare ogni emozione. Dopo il gol solo un sussulto di gioia, un pugno stretto a scazzottare l’irritazione delle continue panchine. Eriksen vuole giocare, Conte lo lascia fuori in nome dell’equilibrio e della compattezza. Lo fa per il bene dell’Inter, dice. Ma anche Marotta aveva comprato Eriksen per lo stesso motivo.