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    Il Portogallo è schiavo di Cristiano Ronaldo e dei suoi record

    Il Portogallo è schiavo di Cristiano Ronaldo e dei suoi record

    • Andrea Distaso
    Prima 900 e poi 901. Cristiano Ronaldo non si ferma e non sembra proprio aver voglia di farlo, supportato da numeri da fenomeno che, all'età di 39 anni, fanno ancora più effetto. Se i gol segnati nel campionato saudita – 62 in 68 partite – godono nell'immaginario collettivo di un peso specifico non straordinario a causa del livello medio del campionato, gli ultimi arrivati con la maglia del Portogallo sono la conferma che la fame del fuoriclasse di Madeira non è ancora stata appagata. Una fame di nuovi traguardi, di nuovi record, utili ad alimentare la leggenda e il culto di uno dei giocatori più forti di ogni epoca, ma che al tempo stesso solleva dei dubbi sulla strana gestione della nazionale lusitana.
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    L'ultimo Europeo di Germania è stato piuttosto esplicativo sulle difficoltà, per un calciatore con una certa carta d'identità e che da due anni ha scelto un campionato non tra i più allenanti, di ricalarsi in contesti realmente competitivi e nei quali il confronto con le nuove generazioni diventa sempre più impietoso sotto un aspetto fisico. Nonostante l'immagine del superuomo, superfisicato e impeccabile in ogni momento della sua vita da atleta, anche Cristiano Ronaldo non è immortale e, al netto di qualche notte speciale in cui ancora riesce a trovare il guizzo dei vecchi tempi, la sua presenza in campo sta iniziando ad essere un limite per la crescita del Portogallo. Un gruppo in cui, dopo il ritiro di Pepe, nessuno degli attuali senatori – da Ruben Dias a Bruno Fernandes, passando per Bernardo Silva – è riuscito ad esprimere nemmeno la metà della leadership carismatica di CR7. E nel quale talenti purissimi come Gonçalo Inacio, Joao Neves, Renato Veiga, Tiago Santos non possono essere ancora pronti per diventare punti di riferimento. Per non parlare degli incompiuti, ad oggi, come Rafa Leao.
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    Il paradosso del Portogallo è quello di essere una squadra con una quantità di talento difficilmente quantificabile - se all'elenco dei calciatori pronti ad affermarsi in maniera definitiva aggiungiamo Vitinha, Pedro Neto e l'ultimissimo arrivato, il 2007 Geovany Quenda – ma con un tappo di dimensioni evidenti e praticamente irremovibile che ne sta rallentando la crescita. Si succedono i commissari tecnici, ma l'intoccabilità di Ronaldo è un dogma impossibile da scalfire. Nonostante il campo abbia parlato sin troppo chiaramente negli ultimi mesi. Per quanto decisivi, due gol contro Croazia e Scozia in partite tutt'altro che memorabili di Nations League non possono essere sufficienti a cambiare il giudizio globale. I numeri sono numeri e i record sono destinati a restare nella storia, ma quella di Cristiano inizia ad essere più un ingombro che una risorsa per il suo Portogallo.

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    Bisogna lasciarlo a casa semplicemente

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