Il portiere più bello tra quelli brutti, il primo capitano cattolico dei Rangers, e quella morte sospetta
Auguri di Buon Compleanno a
FABIEN BARTHEZ, 1971, ex portiere di Tolosa, Marsiglia, Nonaco, Manchester United, Nantes. Campione del Mondo nel 1998 e d'Europa nel 2000. Ha appena corso, come pilota, su una Ferrari, la 24 ore di Le Mans.
“In un'amichevole in Marocco un mio compagno di squadra del Marsiglia era stato espulso, allora corsi dall'arbitro e gli sputai addosso. Lo so, non si dovrebbe fare, e avrei dovuto dirlo con chiarezza, soprattutto ai più giovani. Ma non volli scusarmi, sostenni anche che non ce ne fosse bisogno. L'ho preso sulla maglia, dissi, mica in faccia. Mi squalificarono per tre mesi, la federazione francese protestò. Non perché volesse vedermi assolto. Protestò perché tre erano pochi, dovete dargliene sei. Succede che quelli rivedono il verdetto e davvero me ne danno sei“. "Ho sempre fumato di nascosto, anche nell'intervallo delle partite. Qualcuno scrisse che tra i calciatori brutti ero il più bello del mondo. Definizione che mi piaceva da morire. Stavo con Linda Evangelista, la modella, da cui venni mollato forse perché Manchester non è Los Angeles, ma alla fine ho sposato Ophelie Winter, la cantante, l'ex compagna di Prince che una volta raccontò: "Ho scoperto Dio nelle 500 notti bollenti passate con lui". Intendiamoci. Lui non ero io, lui era Prince. Ma anch'io avevo una discreta fama di playboy. Marc Dorcel, il re del porno francese, venne a offrirmi una parte in un film. Mi sono state attribuite relazioni con Stephanie e Carolina di Monaco, lasciavo dire, alle donne - si sa - piacciono gli uomini che sanno farle ridere, anche se poi sono bravissime a sposare quelli che le faranno piangere. “La vita è fatta di piccole solitudini. Quella del portiere di più”
Nel 1995 fu squalificato 2 mesi per aver fumato hashish.
LORENZO AMORUSO, 1971, ex difensore di Bari, Mantova, Vis Pesaro, Fiorentina, Rangers Glasgow, Blackburn, Cosmos San Marino.
Dal 18 febbraio ha condotto su Mtv8 con Gianluca Vialli il docu-reality "Squadre da incubo". E' stato il primo capitano cattolico dei Rangers, squadra della comunità protestante di Glasgow, acerrima rivale del cattolico Celtic. “Io avevo i miei valori, quelli che mi hanno insegnato i miei genitori. Non era in discussione che li rinnegassi. Sono credente, dentro di me c'è la religione, meno la Chiesa. Ma prego e non smisi certo di farlo ai Rangers. Cominciai a fare il segno della croce nel tunnel degli spogliatoi anziché sul campo prima della palla al centro, non per rinunciare a un pezzo di me, ma per non ferire i compagni e chi viveva al mio fianco. Il crocefisso dal collo non l'ho tolto mai, lo tenevo infilato sotto la maglia della salute”. La Scozia gli è rimasta nel cuore: "Avrei voluto giocare per la loro Nazionale. Me lo proposero, accettai. Amo la loro cultura, il loro spirito, la loro maniera di pensare. Gente alla mano che i sudisti, i londinesi, chiamano contadini. Non se ne fece più niente: scoprimmo che per due partite precedenti nelle giovanili dell'Italia, non avrei potuto cambiare passaporto". Coppa Uefa, 1999, un martedì di dicembre. La tv che sta trasmettendo la partita fra i suoi Rangers Glasgow e i tedeschi del Borussia Dortmund coglie un paio di paroline rivolte al nigeriano Ikpeba che lo inchiodano: "Andò così. Io picchiavo lui, lui picchiava me. A un certo punto mi chiamò "Italian bastard", io gli risposi qualcosa che tuttora non ricordo...La Federazione chiamò un'esperta in lettura labiale, una signora scozzese, per sostenere le accuse contro di me. "Black bastard": ecco cosa avevo detto. Ma ogni volta che ci ripenso, mi torna strano: io quando m'incazzo sparo parolacce in barese. Il punto vero è che davanti alle telecamere si crea una realtà fasulla che finisce in un modo solo: da una parte c'è un angelo e dall'altra c'è uno stronzo. Mi scusai, anche se l'arbitro non aveva sentito e il mio avversario non mi aveva denunciato. In squadra avevo compagni di colore, a Bari uno dei miei migliori amici era il colombiano Guerrero. Ho vissuto senza badare al colore della pelle di chi mi stava accanto, delle mie compagne, né alla loro religione, forse perché vengo dalla strada, eppure passai per razzista. È la foga del campo. Chi non ha giocato non può immaginarlo".
PHIL MASINGA, 1969, ex attaccante sudafricano, di Salernitana e Bari, in Sudafrica noto come “Chippa” per la sua somiglianza con un suo collega degli Anni ’60. A Salerno è rimasto nella memoria collettiva soprattutto il suo gol di testa rifilato al Castel di Sangro il 25 maggio ’97, alla terzultima giornata. “Ricordo molto bene quella azione, non la dimentico mai: feci un bel gol e vincemmo uno a zero. Fui molto felice, anche perché ero reduce da un impegno internazionale con la maglia del Sudafrica: avevo fatto gol in amichevole contro l’Inghilterra e, dopo la partita, mi fiondai sull’aereo per giocare all’Arechi il giorno seguente: praticamente due gare in due giorni”. Ha fatto parte del comitato organizzatore del Mondiale sudafricano.
Buon compleanno anche a
MAURIZIO DOMIZZI, 1980, difensore dell'Udinese, appena passato al Venezia.
ERNESTO TORREGROSSA, 1992, attaccante del Trapani, in prestito dal Verona.
ALESSIO CRAGNO, 1994, detto “l'uomo Cragno”, portiere della Virtus Lanciano, in prestito dal Cagliari.
OSCAR HILJEMARK, 1992, centrocampista svedese del Palermo, detto “il Marchisio venuto dal Nord”. E' stato capitano della Nazionale che ha vinto l'Europeo U21 nel 2015.
JOSIP MISIC, 1994, trequartista croato dello Spezia, in prestito dallo HNK Rijeka. DAVIDE MANDELLI, 1977, ex difensore di Monza, Biellese, Varese, Torino, Siena, Lumezzane.
MATTEO TOMEI, 1984, portiere del Pordenone.
DANIELE MORI, 1990, difensore del Santarcangelo in prestito dall'Udinese.
LORENZO GONNELLI, 1993, difensore del Livorno.
Il 28 giugno era nato anche
GIULIANO TACCOLA, 1943-1969. Attaccante della Roma, morì negli spogliatoi dell'Amsicora di Cagliari il 16 marzo 1969. L'anno 69 era iniziato con influenze improvvise e insistenti, un problema cardiaco, l'operazione alla tonsille, una bronchite, addirittura una polmonite. Confusione, tanta confusione. Taccola si stava spegnendo, lentamente. Herrera lo voleva in campo, litigava con i medici, rifiutava le diagnosi e criticava le cure. Due settimane prima della trasferta di Cagliari, contro la Sampdoria, Taccola si fa male al malleolo. Recupero lampo, viene convocato per Cagliari: sta male di notte, va in tribuna. A fine partite, scende negli spogliatoi per festeggiare con i compagni, abbraccia e bacia tutti: cinque minuti e si accascia distrutto, intervengono i medici, muore. Giacomo Losi ha ricordato anni dopo: "Giuliano era stato da poco operato per una tonsillite e dopo l'operazione, in genere dopo ogni allenamento, gli si alzava la febbre, così gli facevano un'iniezione e stava meglio. Il chirurgo che lo operò alle tonsille gli proibì di prendere certe sostanze, sembra per disfunzioni cardiache. Dopo la partita scese negli spogliatoi per festeggiare con la squadra. Diceva: "Mi sento male, mi gira la testa". Così l'hanno sdraiato sul lettino e gli hanno fatto la solita iniezione. Appena gli hanno messo l'ago, ha fatto alcuni sobbalzi e non si è più mosso. L'hanno lasciato lì. Herrera disse ai giocatori: "Andiamo via, ormai è morto e non possiamo fare più niente. Mercoledì abbiamo un'altra partita". Il Procuratore della Repubblica di Cagliari Enrico Altieri aprì un’inchiesta, sentenziando la morte di Taccola attribuita a “broncopolmonite con arresto cardiaco e polmonare”, anche se trapelò insistentemente l’ipotesi di un decesso avvenuto per un uso quantomeno dubbio di antibiotici. La vedova ancora oggi chiede giustizia.
Auguri, infine, a
PIERO AUSILIO, 1972, direttore sportivo dell'Inter.