Getty Images
Il Napoli non salva la stagione, che fallimento senza Champions
L’ultima vittima degli azzurri, doveva essere il povero Verona. Squadra in calo, si diceva. Squadra di sicuro attraversata da incertezze e incomprensioni. Squadra comunque da tempo - o da sempre - certa di non dover temere nulla da questo campionato. Squadra che prima ancora di mettere piede sul prato del San Diego aveva smarrito parecchio del suo gioco brillante e di quelle ambizioni che l’avevano accompagnato per almeno due terzi di stagione. Prima, però. Perché poi mette piede in campo a Fuorigrotta e ritrova la memoria. La memoria dei suoi movimenti, ma anche la voglia, il divertimento. E, perché no, sente pure forte il dovere di non dovere proprio nulla a chi gli sta di fronte. Com’è giusto che sia, ovvio.
E se poi s’aggiunge che gli sta di fronte, il Napoli cioè, tradisce il suo passato più recente. Gioca col freno tirato. Gioca con la paura addosso pure perché sa già dopo dieci minuti che la Juve vince a Bologna e che questo risultato lo fa scivolare al quinto posto. Il riflesso in campo è che il pallone lo governa la squadra di Verona. Napoli incomprensibile, però. Napoli che sbaglia tutto quello che può sbagliare, compresi i passaggi più semplici e più orizzontali. Napoli che a centrocampo, con la mosceria di Bakayoko che coinvolge pericolosamente anche Fabian, va immediatamente in sofferenza. Non che Meret rischi chissà cosa, ma il Verona è sempre là: alto, in pressing, proprietario del tempo e dello spazio. Infatti, una sola volta il Napoli gioca seriamente, poco dopo la mezz’ora, quando Insigne, col sinistro, manda il pallone appena appena fuori. Poco, troppo poco per il Napoli che ha bisogno d’un successo che vale la qualificazione Champions e un bel pacco di milioni.
Primo tempo di paura e di tormento, dunque, per gli azzurri e di gioco sereno, invece, per Juric ed il suo Verona nonostante l’assenza di Barak squalificato, di Tameze, la sostituzione forzata di Dawidowicz sostituito a fine primo tempo da Udogie, un ragazzo del 2002.
Teso, nervoso anche in avvio di ripresa, il Napoli. Ma dopo un salvataggio di Meret su Di Marco, arriva un lampo: angolo e dopo una involontaria sponda di Osimhen, Rrahmani (60’) spara in porta da tre metri. Proprio lui: l’ex veronese tenuto ai margini della squadra da Gattuso per mezzo campionato e più. Fine di un incubo, per il Napoli? Macché. Perché il Verona - dopo uno scontro Juric-Gattuso sulla bontà del gol - riprende a giocare come niente fosse. Tant’è che nove minuti dopo Faraoni, su un lunghissimo lancio dalla difesa, anticipa prima Hysaj e poi Rrahmani e fa gol incrociando sul secondo palo. Tutto da rifare, mentre comincia la giostra delle sostituzioni. Ma mentre Juric cerca più gioventù e più freschezza, Gattuso prova a migliorare la qualità delle giocate con Politanpo al posto di Lozano e poi con Mario Rui e Mertens per Hysaj e Zielinski e infine Petagna per Bakayoko. Tutti avanti, insomma, nel Napoli. Praticamente cinque punti. Un 4-1-5 che è il disegno della disperazione, quello di Gattuso, che a uno solo non rinuncia: Bakayoko. E non si capisce perché sia così. Pari, dunque. Il Napoli dopo quello con il Cagliari, manca il secondo match-ball e precipita nel buio. S’apriranno processi, non v’è dubbio. Saranno individuati colpevoli e innocenti, ma a che cosa servirà?
Fine dei giochi, dunque. Ma inizio pure di un’altra giostra. Quella delle panchine, prima ancora di quella del mercato. Sì, perché Napoli-Verona è stata anche la sera degli addii per Gattuso e Juric. Certezze, non supposizioni. Ed esperienze per tanti versi anche parallele, quelle dei due allenatori. Entrambi, infatti, in rotta con le proprietà dei club; tutti e due incavolati per non aver visto esaltato il loro lavoro e pure i loro risultati; tutti e due in un certo senso sfiduciati già qualche mese fa. E allora, ognuno per la propria strada: Juric in parola o quasi col Torino, ma rincorso anche dal Cagliari; Gattuso, il quale dopo essersi promesso o quasi alla Fiorentina, ora sembra assai attratto dalla Lazio. Insomma, vada come vada, tutti e due nella prossima stagione cercheranno riscatti e vendette da altre parti, pur lasciando alle loro spalle città e tifoserie assai divise sui loro metriti e sulle loro colpe.
Intanto, mentre il Verona si rammarica per essere rimasto a galleggiare a metà classifica dopo aver - anche con diritto - pensato a lungo d’essere competitivo per un posto nell’Europa di seconda o terza fila, il Napoli rosica - almeno mezza Napoli lo fa – pensando ad un gran girone di ritorno, ma soprattutto alle incertezze e ai troppi esperimenti della prima metà del campionato, mettendo nel conto anche tante assenze ed infortuni. Cosa, però, comune quasi a tutti.
Ma il calcio così è: finito un campionato, si pensa subito a quello che verrà. E’ il suo limite la memoria corta, ma forse pure la sua fortuna. E allora, chiusa quest’ultima avventura, tutta l’attenzione va a posarsi già sulla prossima stagione. Con una speranza: ritrovare sugli spalti quei tifosi pure ieri costretti a tifare e a soffrire da lontano.
:(actionzone)
IL TABELLINO
Napoli-Verona 1-1
Marcatori: 15' s.t. Rrahmani (N), 24' s.t. Faraoni (V).
Assist: -
Napoli (4-2-3-1): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Rrahmani, Hysaj (27' s.t. Mario Rui); Fabián Ruiz, Bakayoko (36' s.t. Petagna); Lozano (23' s.t. Politano), Zielinski (27' s.t. Mertens), Insigne; Osimhen. All. Gattuso.
Verona (3-5-2): Pandur (18' s.t. Berardi); Ceccherini (31' s.t. Lovato), Gunter, Dimarco; Faraoni (32' s.t. Ruegg), Dawidowicz (41' p.t. Udogie), Ilic, Lazovic; Zaccagni, Dimarco; Kalinic (19' s.t. Lasagna). All. Juric.
Arbitro: Chiffi di Padova.
Ammoniti: 20' p.t. Lozano (N), 32' p.t. Ilic (V), 38' p.t. Dawidowicz (V), 9' s.t. Udogie (V), 11' s.t. Dimarco (V), 26' s.t. Bakayoko (N).
Espulsi: -