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    Il Napoli ha entrambe le mani sullo scudetto, la Juve è un’accozzaglia di elementi senz’anima

    Il Napoli ha entrambe le mani sullo scudetto, la Juve è un’accozzaglia di elementi senz’anima

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Napoli era, Napoli è stato, Napoli sarà. Juve umiliata (5-1) e rispedita dieci punti più indietro, la stessa distanza dell’Inter, sempre che oggi batta il Verona. Mal che vada, cioé nel caso in cui il MIlan vinca a Lecce, la capolista conserverà comunque sette punti sulla seconda. Non è ancora finita l’andata e il Napoli ha entrambe le mani sullo scudetto, il terzo della storia, il primo (in Italia) di Spalletti, il perdente di successo, come lo avevano bollato i “bauscia” interisti senza sapere che lui, ovunque sia stato, ha fatto crescere giocatori e squadra. Quest’anno vincerà pure e con larghissimo margine. Sarà bello allora andare alla ricerca di chi, sbertucciato dalla realtà, dovrà ammettere di avere preso un abbaglio colossale. Io ho pronta una lista senza fine.

    Era dai tempi di Maifredi (Superocppa italiana) che la Juve non subiva cinque reti a Napoli. E non si può non constatare che, senza qualche errore di Osimhen e alcune parate di Szczesny, la punizione sarebbe potuta essere ancora più dura. Anche se Osimhen ha segnato due gol, il trascinatore del Napoli è stato il gioco, soprattutto nel secondo tempo, mentre nel primo le due squadre hanno giocato quasi alla pari.

    In vantaggio dopo appena quattordici minuti di dominio (Osimhen), il Napoli ha raddoppiato quando meno meritava e cioè nella seconda parte della prima frazione (Kvaratskelia). La Juve, infatti, prima aveva colpito una traversa (Di Maria), poi ha sciupato con Milik e Bremer, entrambi di testa, la possibilità di pareggiare. Giusto, quindi, per quanto si era visto, che i bianconeri accorciassero con Di Maria, quando mancavano quattro minuti alla fine del primo tempo. E pareggio sarebbe stato nel recupero se Meret non avesse tolto dalla porta un sgorbio stilistico di Rrahmani.

    Il tracollo è avvenuto nei diciassette minuti che vanno dal 55’ al 72’. Prima Rrhamani, da angolo, poi Osimhen, servito per la seconda volta da Kvaratskelia, infine Elmas, con tiro deviato da Alex Sandro, hanno sfornato un 5-1 che in campionato la Juve non pativa da trent’anni.

    Sui gol, tutti eccetto quello di Rrahmani, la difesa bianconera, tanto decantata perché in otto turni non aveva subito un gol, ha commesso errori individuali e di reparto. Segno che, oltre alla forza dell’avversario, è mancata la serenità e la concentrazione.

    Secondo me i due requisiti sono venuti meno già dopo il primo gol. E’ stato come se, senza preavviso, fosse crollata una paratia di sicurezza e, da quel momento in avanti, la partita si è messa di rincorsa, un genere che la Juve non pratica da tempo.

    Naturalmente il problema non è stato solo psicologico. Sul piano della corsa, del pressing collettivo e della pressione individuale, nei contrasti vinti, nella pulizia dei passaggi, insomma, in tutto, il Napoli è stato superiore. Ha avuto solo una fase di appannamento nella parte centrale del primo tempo che sarebbe potuta costargli il pareggio. Ma, vista la determinazione immessa dopo l’intervallo, probabilmente sarebbe finita allo stesso modo.

    Già durante la gara ha cominciato a imperversare l’Allegri out che tutti conosciamo. Non mi piace maramaldeggiare sugli sconfitti. Dico solo che, se prima o poi, una sconfitta era preventivabile, quella per 5-1 dimostra che la squadra non ha tenuta nervosa, che è arrivata all’appuntamento poco preparata dal punto di vista emotivo e che, una volta abbandonata la difesa ad oltranza, ha mostrato limiti invalicabili tra i giocatori di centrocampo e d’attacco. D’accordo, Pogba non si è ancora appalesato e Cuadrado non è mai guarito, ma vedere McKennie arrancare e Locatelli sbagliare anche l’appoggio più semplice, induce a pensare che, forse, sarebbe valsa la pena rischiare con Fagioli e Miretti, piuttosto che con presunti titolari. Male Kostic (non è una novità) e malissimo Chiesa, lanciato dal primo minuto dopo un anno. Sembrava un atto di coraggio di Allegri - come in fondo lo è stata la difesa a tre contro altrettanti attaccanti -, invece il giocatore è stata una clamorosa delusione.

    Ma, come dicono quelli che la sanno lunga, parlare dei singoli ha poco senso. Il punto è che da una parte c’era una squadra e dall’altra un’accozzaglia di elementi senz’anima.

    Lascio per ultima la questione personale. Vedo che sui social e a commento dei miei pezzi, soprattutto di previsione e presentazione delle partite, si affolla il peggio della piazza calcistica. Spero vivamente che risultati e prestazioni come quella del Napoli chiariscano a chi appartiene la competenza e a chi l’ignoranza beota. Fossimo in un tempo normale mi aspetterei un coro di scuse, ma so che i tempi appartengono ad una platea sempre più greve e incarognita, priva di coscienza e anche di grammatica.



    Napoli-Juventus 5-1 (primo tempo 2-1)

    Marcatori:
     14' p.t. 20' s.t. Osimhen (N), 39' p.t. Kvaratskhelia (N), 42' p.t. Di Maria (J), 10' s.t. Rrahmani (N), 27' s.t. Elmas (N).

    Assist: 39' p.t. Osimhen (N), 42' p.t. Milik (J), 10' s.t. 20' s.t. Kvaratskhelia (N), 27' s.t. Di Lorenzo (N).

    NAPOLI (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Mario Rui (25' s.t. Olivera); Anguissa, Lobotka, Zielinski (34' s.t. Ndombele); Politano (1' s.t. Elmas), Osimhen (34' s.t. Raspadori), Kvaratskhelia (44' s.t. Lozano). All. Spalletti.

    JUVENTUS (3-5-2): Szczesny; Danilo, Bremer, Alex Sandro; Chiesa (29' s.t. Miretti), McKennie, Locatelli (11' s.t. Paredes), Rabiot, Kostic; Di Maria (28' s.t. Iling-Junior), Milik (11' s.t. Kean). All. Allegri.

    Arbitro: Doveri di Roma.

    Ammoniti: 45' p.t. Danilo (J).

    Espulsi: -

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