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    Il Napoli è di un altro pianeta, ma ha un difetto: la Juve dirà tutto

    Il Napoli è di un altro pianeta, ma ha un difetto: la Juve dirà tutto

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Prima il silenzio vero, e quindi ancora più commovente, per ricordare Vialli e Mihajlovic e poi la partita. O meglio il Napoli, perché si rivede la migliore versione della squadra di Spalletti. Niente a che vedere con la scena muta di mercoledì scorso che è costata la prima, meritata, sconfitta sul campo dell’Inter. Contro la Sampdoria, nello stadio che per tanti anni ha applaudito i due campioni da poco scomparsi, la capolista dimostra subito di meritare il primato con cui aveva chiuso il 2022. Nessuna crisi, quindi, ma una pronta risposta alla Juventus in vista del confronto diretto di venerdì a Napoli, certificata da un successo mai in discussione anche se il gol del 2-0, che vale la certezza dei tre punti, arriva soltanto dopo 80’ su rigore, ma soprattutto dopo quasi un’ora giocata in superiorità numerica per l’espulsione di Rincon, colpevole di una brutta entrata sullo scatenato Osimhen. Per la serie “nessuno perfetto”, è questo l’unico limite mostrato dal Napoli che gioca una partita a senso unico, ma fatica troppo a concretizzare la propria superiorità. Un problema legato alla troppa imprecisione al momento del dunque, perché Audero non deve compiere miracoli per limitare i danni, e anche per un eccesso di sicurezza degli uomini di Spalletti che sembrano piacersi un po’ troppo, cercando di andare in porta con il pallone.

    Dettagli, comunque, perché ripensando alle difficolta della Juventus per vincere di “corto muso”, o all’involuzione dell’Inter mostrata a Monza dopo il successo contro lo stesso Napoli, Osimhen e compagni sembrano di un altro pianeta. E senza nemmeno rimpiangere gli assenti, perché Zielinski e Raspadori partono in panchina per scelta tecnica ed entrano soltanto nella ripresa, a dimostrazione del fatto che Spalletti ha un organico di grande qualità che può persino prescindere dal miglior Kvaratskhelia. Il georgiano, infatti, mette in difficoltà il suo avversario diretto Leris con gli scatti lo hanno reso famoso nella prima parte del campionato, ma poi gli manca sempre il tempo per concludere, a dimostrazione di una condizione fisica ancora insufficiente.

    E così, tanto per cambiare, la differenza la fa Osimhen che dopo il rigore sbagliato da Politano sullo 0-0, devia da grande attaccante il perfetto assist di Mario Rui, consolidando il suo titolo di capocannoniere con dieci gol. Sono passati meno di 20’ e il Napoli ha la gara in pugno perché la Sampdoria prova invano a ripartire dopo aver impegnato Meret soltanto una volta con Verre. Troppo poco per spaventare il Napoli, che ha il merito di giocare sempre come se dovesse rimontare lo svantaggio e non per difenderlo. E così Osimhen provoca l’espulsione di Rincon che entra in ritardo su di lui. E’ il via libera per il successo, che però viene messo al sicuro soltanto dopo il secondo rigore concesso, anche stavolta dopo richiamo del Var, per un braccio allargato di Vieira su Elmas, bravo a trasformare dal dischetto.

    Inutilmente Stankovic aveva già provato a scuotere la squadra inserendo il debuttante Zanoni e Djuricic al posto di Murillo e Gabbiadini. Come non detto. La Sampdoria offre soltanto fumo, ritrovandosi ancora più indietro, a meno 6 dallo Spezia quart’ultimo. Il Napoli, invece, si dimostra maturo pilotando con sicurezza il 2-0 della ripartenza. E adesso, quindi, riflettori accesi venerdì prossimo a Napoli, dove la capolista con il miglior attacco (39 gol) affronterà la Juventus con la migliore difesa (7), per capire se davvero la squadra di Spalletti potrà volare verso lo scudetto. Oppure se dovrà ancora temere chi la insegue, più o meno da vicino.

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