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    Il Monza rifarà la squadra e arriverà presto alla salvezza: a quel punto il progetto Europa sarà possibile

    Il Monza rifarà la squadra e arriverà presto alla salvezza: a quel punto il progetto Europa sarà possibile

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Con la promozione del Monza in serie A, molti si interrogano sulle frasi, pronunciate sia a caldo sia a freddo, da Silvio Berlusconi a proposito del prossimo futuro del club brianzolo. Il patron (ricordiamo che formalmente il presidente è il fratello Paolo), subito dopo il successo nella finale contro il Pisa, ha detto che, per uno come lui, abituato a vincere, il prossimo obiettivo è lo scudetto e successivamente la Champions League. Lunedì a Retequattro, pur ripetendo gli stessi concetti, è apparso più ilare, come se la sua fosse stata soltanto una battuta.

    Appartengo a quelli che, ascoltandolo in diretta e conoscendolo da trent’anni, sia personalmente (quand’era ovviamente presidente del Milan e lui mi definiva cronista di primo pelo), sia politicamente (cioè come cittadino qualsiasi e assistevo alla sua ascesa e al cambiamento del Paese), credono alla battuta fino ad un certo punto. Certo, Berlusconi ha 85 anni e il suo primario interesse rimane la politica (lo ha ribadito anche in televisione parlando del suo ritorno in campo). Però, se già l’idea di battere qualche grande club è una sfida che lo affascina, l’ipotesi di traghettare il Monza, non dico in Champions League, ma a disputare la Conference o l’Europa League, è un progetto che ritiene certamente possibile. Al di là dei sogni dei tifosi del club (il Monza è salito in quattro anni, dalla C alla A, dove non era mai arrivato, solo perché c’è Berlusconi), credo che la squadra brianzola rappresenterà comunque un’anomalia nel contesto della serie A. E questo per ragioni geografiche e culturali, oltre che sportive: è risucchiata da Milano e progressivamente ha perso la propria identità locale, rappresenta una piccola capitale per un territorio vasto e campanilista come la Brianza, è la terza città per numero di abitanti della Lombardia (dietro a Milano e Brescia e davanti a Bergamo), ma la sua tifoseria è tiepida, occasionale e poco numerosa. Certo è provincia, ma, calcisticamente parlando, questa terra è (stata) a lungo un feudo della Juventus.

    Paradossalmente, anche in questi primi di giorni di stupefazione (la serie A era attesa fin dall’anno scorso, ma non si sapeva l’effetto che avrebbe fatto), la gente è un po’ sospesa tra l’estasi e la ragionevolezza: può davvero il Monza, solo perché è di Berlusconi, sovradimensionarsi e diventare un’altra Atalanta, un altro Sassuolo se non di più? E, soprattutto, quanto durerà l’effetto ipnotico di una realtà superiore all’immaginazione? La risposta è che, fino a quando Silvio Berlusconi, animerà la campagna calcistica con i suoi soldi e il suo umore, il Monza è destinato a crescere e, magari non subito (anche se gli acquisti di cui si parla sono di livello altissimo), a collocarsi nella parte sinistra della classifica. Adriano Galliani, da sempre l’anima agonistica del Berlusconi calciofilo, dice che il primo anno bisognerà pensare a salvarsi e nulla di più. Come dichiarazione d’intenti è logica, ma non sono per nulla sicuro che quel che dice lo pensi fino in fondo. Ovvero: la salvezza sarà sicuramente il primo gradino, ma se arrivasse presto, come credo, nulla vieta di chiedere qualcosa di più.

    La risposta può arrivare solo dall’organico: più calciatori di qualità ed esperienza arriveranno, più il salto (in alto) sarà garantito. Un dato è oggettivo: tra quelli che hanno raggiunto la promozione, nessuno ha mai giocato stabilmente in serie A. Scrivere, dunque, che il Monza rifarà la squadra non solo non è forzato, ma, al contrario, è sicuro. Galliani si lecca i baffi: costruire squadre è la sua specialità. Che sia il Milan o il Monza non fa differenza. Anche perché il committente è lo stesso. E vuole vincere ancora.

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