
Il mito del Brasile non esiste più: viaggio nella nazionale verdeoro o in quello che ne resta
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SEMPRE KO - Non c’è stata gara. Al 12’ era già 2-0, al 37’ i gol subiti erano diventati tre in quello che ormai è diventato un confronto tra due squadre di livello differente. Dopo 61 anni, il Brasile è andato di nuovo ko con i rivali con tre goal di scarto. L’ultima vittoria del verdeoro sull’Argentina è del 2 luglio 2019: da allora sono arrivate 3 vittorie per la Seleccion e un pareggio. Eppure la vigilia era stata accesa da Raphinha, l’uomo più in forma dei brasiliani, che, in un podcast con Romario, aveva detto: “Li batteremo... Assolutamente! Li picchieremo! In campo e fuori dal campo, se necessario”. Alle parole però non hanno fatto seguito i fatti e, anzi, la squadra di Dorival è stata umiliata. L’asso del Barcellona è stato deriso in campo e dagli spalti per le sue parole, Paredes ha fatto notare a Rodrygo che loro avevano appena vinto i Mondiali mentre gli avversari restavano a zero. Il Dibu Martinez si è messo addirittura a palleggiare con il pallone come ultima e più cocente presa in giro per gli acerrimi rivali.
MEA CULPA - Prima del match, il ct aveva ammonito: “Viviamo in un paese che ama criticare. È un peccato, raramente otteniamo il rispetto che meritiamo. Ma il tempo rimette tutti al loro posto". Dopo la debacle ha invece abbassato i toni e si è preso la colpa. "Non fuggo dalle mie responsabilità e sono consapevole di tutto ciò che comporta questa situazione. Non abbiamo avuto reazioni".
MONDIALI OK - La sconfitta contro l’Argentina nel match valido per le qualificazioni ai Mondiali non impatta tanto dal punto di vista del pass per la Coppa del Mondo in Usa, Messico e Canada ma è l’ultima ondata che fa traballare la già pericolante nave brasiliana. Vinicius e compagni restano terzi nel gruppone sudamericano. Dopo l’Argentina già certa dei Mondiali, c’è il sorprendente Ecuador a 23 punti, due in più di Brasile, Uruguay e Paraguay, seguiti poi dalla Colombia a 20, l'ultima in questo momento a passare direttamente ai Mondiali. L'ultimo posto è in ballo tra Venezuela e Bolivia per stabilire la settima, quella che andrà poi a giocarsi lo spareggio. Insomma, a 4 turni dalla fine, non è tanto in gioco il pass per i Mondiali – il Brasile ci andrà – ma la reputazione di una squadra che non è e non fa abbastanza. O almeno che non è e non fa abbastanza rispetto a quello cui ci aveva abituato. Da settembre il Brasile ha battuto l'Ecuador (1-0), perso in Paraguay, pareggiato con Venezuela e Uruguay, ha dominato una sola gara (4-0 col Perù) e vinto di misura in Cile e nell'ultima uscita prima della debacle con l'Argentina quando aveva avuto la meglio della Colombia con una prodezza di Vinicius a tempo scaduto. Nelle ultime 4 sfide (Ecuador, Paraguay, Cile e Bolivia) arriverà anche la qualificazione ma servirà ben altro per fare bella figura nell’estate 2026.
CRISI - I risultati sono mesti e di certo non lo sono da ora. Il ruolino di marcia del Brasile negli ultimi anni è quello di una squadra modesta che è reduce da una Copa America nell'estate 2024 chiusa con tre pareggi (Costa Rica, Colombia e Uruguay), una vittoria con il Paraguay e un’eliminazione ai quarti ai rigori contro la nazionale allenata da Bielsa. Dimenticatevi dei campioni del mondo seriali, insomma. Dal 2002, quando vinsero in Giappone e Corea del Sud, i brasiliani sono usciti ai Mondiali 4 volte su 5 ai quarti e hanno strappato solo un quarto posto nel 2014. Dal 2007 a oggi il Brasile ha vinto una sola Copa America (nel 2019) mentre è uscito tre volte ai quarti (2011, 2015 e 2024), una volta al primo turno (2016) e ha perso una finale (2021). Proprio quel ko casalingo in finale con l’Argentina ha fatto rimescolare tutte le carte e creato una situazione anche peggiore di quella precedente. Tite lasciò la guida della nazionale nel 2022 e fu rimpiazzato da due allenatori ad interim: prima Menezes, poi Diniz. Dal 2024 il ruolo di ct è passato a Dorival ma i risultati ancora stentano. L’ultimo ct è stato scelto dopo la lunga corte, vana, ad Ancelotti – e già l’idea che la patria del calcio stesse davvero pensando di affidarsi a un allenatore straniero fa capire le proporzioni della crisi che si sta vivendo a Rio.
GIOCATORI E FEDERAZIONE - Mentre l’Argentina vince e continua a vincere, il Brasile ha messo assieme un solo trofeo in 20 anni, portando forse per la prima volta nella storia i verdeoro a invidiare gli albicelesti. Ma più che le vittorie, quello che non riesce a questo gruppo di giocatori – ormai prolungato negli anni – è di creare senso di squadra, di emozionare, di far almeno divertire i tifosi. Una colpa ben più grande di vincere per una nazionale cresciuta nel mito del joga bonito. Ronaldinho ha sottolineato che non guarda le partite del Brasile perché “manca tutto. Spirito, gioia, dedizione. Questa è una delle nazionali peggiori che abbia mai visto". Dopo il 4-1 con l’Argentina, As si è detta contenta che almeno “Pelé non potesse vedere questo scempio” e che questo risultato è andato anche bene al Brasile “perché l’Argentina avrebbe potuto farne cinque. Ah, e tutto questo senza Messi. Con Leo in campo, la sensazione è che sarebbero stati sette”.
NON C'E' STORIA - Tolto il trio Raphinha-Vini-Rodrygo, questa è una delle peggiori nazionali brasiliane della storia moderna, numeri alla mano e per valore dei giocatori. Tra i portieri il ricambio è sempre ben presente, tra i difensori invece dietro ai Marquinhos e ai Gabriel si intravede poco. Militao è ancora alle prese con i suoi infortuni, Murillo del Nottingham promette bene ma serve altro, soprattutto sulle fasce dove ancora vengono convocati profili come Danilo e Alex Sandro. Alzi la mano chi crede che Wesley o Guilherme Arana, i titolari, possano non far rimpiangere i Dani Alves e Marcelo di un tempo. In mezzo al campo la coppia del Newcastle Bruno Guimaraes-Joelinton, più lotta che governo, l’ottimo Ederson dell’Atalanta, André dei Wolves, troppo poco. Davanti Savinho non sta esplodendo, Estevao ed Endrick sono acerbi, Neymar è stato scongelato e poi rimesso in naftalina. Cunha è il titolare ed è tutto dire. È una crisi endemica del calcio brasiliano, non solo quella di una generazione che non si afferma e difficilmente lo farà in futuro. Serve ripartire. La federazione ha rieletto all'unanimità Ednaldo Rodrigues per i prossimi quattro anni dopo che Ronaldo aveva ritirato la sua candidatura, lasciandolo come unico candidato. Una mossa gattopardiana, di certo non il modo migliore per ripartire da zero.
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Vinicius Junior altro sopravvalutato