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Il Milan si butta via contro un Cagliari salvo: la Champions passa da Bergamo, la Juve spera
Per essere sicuro di conquistarla, il Milan deve vincere a Bergamo contro un’Atalanta presumibilmente sazia della vittoria in Coppa Italia (il mio pronostico è che mercoledì batterà la Juve) e poco interessata alla seconda piazza che rappresenta solo un piazzamento platonico.
La Juventus, spacciata nel pomeriggio dal successo del Napoli a Firenze, ringrazia il Cagliari per la sportività (gli uomini di Semplici non avevano ragione di giocare una partita quasi memorabile, avendo appreso, due ore prima di scendere in campo, che erano salvi) e, grazie alla prestazione eroica dei sardi, rivede la luce e, forse, in lontananza sente l’inno della Champions. Non è ancora certo che suoni per i bianconeri, ma se il Milan avesse vinto qualificandosi ieri sera, avrebbero avuto zero possibilità di recupero. Ora ne hanno almeno trenta su cento, sempre considerando che, ove mai vincessero a Bologna, devono sperare che l’Atalanta non perda con il Milan. In questo caso, Atalanta seconda, Napoli (che batterà il Verona) terzo, Juventus quarta.
Detto che io non ci credo, va precisato con onestà che non siamo in presenza di un’eventualità remota, come non è peccaminoso pensare che tra la Coppa Italia e la qualificazione Champions qualsiasi dirigente sano di mente sia pronto a lasciare ad altri il trofeo per scegliere l’Europa 1.
In tutto questo complimenti al Cagliari che, anziché presentarsi svuotato per l’obiettivo raggiunto senza giocare, ha mostrato tutte le sue qualità. E’ vero che sono emerse soprattutto quelle difensive con Godin a giganteggiare non solo sulle palle alte, ma è altrettanto vero che le due grandi occasioni per vincere la partita le hanno avute i sardi prima con Pavoletti (54’) e poi ancora con Godin (64’). In entrambe le circostanze è stato monumentale Donnarumma che ha respinto i due colpi di testa a botta sicura.
Milan contratto e preoccupato, prevedibile e monocorde. Troppo sterile il possesso palla, lento il giro palla, rari i tiri verso la porta. Questo è accaduto perché il Cagliari, ben lungi dall’arroccarsi in area (è accaduto solo nel finale di partita e molto per la stanchezza), si è organizzato con due linee flessibili in cui alternava la difesa a quattro e a cinque (le variabili erano Nantes e Lykogiannis) montando un pressing mediano che ha infastidito i portatori di palla rossoneri.
Tuttavia non c’entra solo l’atteggiamento tattico quanto piuttosto quello mentale. I rossoblù hanno piantato tre centrali in difesa (Godin con ai fianchi Ceppitelli e Carboni), hanno messo corsa e una relativa qualità nei piedi di Marin e Deiola, con Joao Pedro pronto ad abbassarsi per raccogliere palla e andarla a giocare in avanti per Pavoletti, mentre Nainggolan, pur non essendo più il giocatore di Roma, ha fatto il tuttocampista senza economie anche se con qualche errore.
Concentrazione, dunque, compattezza e buona condizione atletica hanno fatto del Cagliari un avversario che il Milan ha patito. Non è un caso che l’unico tiro in porta degli uomini di Pioli, in tutto il primo tempo, lo abbia scagliato Saelemaekers (18’) chiamando Cragno ad una pronta deviazione sopra la traversa. Poi (30’) un altro tiro da fuori, questa volta di Calabria, è uscito di poco a lato. Il Cagliari non ha mai rinunciato a pungere. Così, in almeno tre situazioni, è arrivato a creare il presupposto del pericolo in area avversaria dove Kjaer (due volte) e Theo Hernandez (una) hanno saputo dissipare qualche momento critico.
Prima dell’intervallo, il Milan si è procurato due punizioni dal limite, entrambe mal tirate da Hernandez e Calhanoglu.
Come dicevano i cronisti di una volta per giustificare il cambio di ritmo di una squadra, Pioli negli spogliatoi deve essersi fatto sentire. Prima ha tolto Saelemaekers per inserire Leao, poi ha mischiato i tre dietro a Rebic: Brahim Diaz a destra, Calhanoglu centrale, Leao a sinistra. Milan a trazione anteriore, ma il senso del cambiamento c’era: ai rossoneri serviva la vittoria. E in effetti per meno di dieci minuti la squadra è sembrata più veloce, più aggressiva e più decisa. Il problema si è materializzato quando non era in possesso di palla. Così, dopo l’occasione di Pavoletti di testa (l’assist era stato di Joao Pedro, il buco di Kjaer), l’allenatore rossonero ha tolto Brahim Diaz per sostituirlo con Castillejo, apparso molto in palla soprattutto nel finale quando prima ha tirato di poco fuori e poi, al culmine di un controllo di petto, si è imbattuto nella testa di Godin, bravo a deviare.
Ma prima della fine ci sono stati un’altra occasione-gol per il Cagliari (testa di Godin da angolo con prodigio di Donnarumma) e un tiro da posizione decentrata di Calhanoglu (71’) con mezza deviazione di Cragno.
Tanti i cambi pertinenti dall’una e dall’altra parte, tranne uno: quello di Bennacer con Meite, un autentico mistero tecnico.
Il Milan non coglie l’attimo ed è destinato a soffrire fino a Bergamo. La Juve prende atto del passo falso dei rossoneri e cautamente prende a ragionare: una mezza possibilità di restare nell’Europa dei grandi c’è ancora.
Il tabellino
Milan-Cagliari 0-0 (primo tempo 0-0)
MILAN (4-2-3-1): G. Donnarumma; Calabria (dal 17' st Dalot), Kjaer, Tomori, Theo Hernandez; Bennacer (dal 17' st Meite), Kessie; Saelemaekers (dal 1' st Leao), Brahim Diaz (dal 12' st Castillejo),Calhanoglu (dal 43' st Mandzukic), Rebic. A disposizione: Tatarusanu, Dalot, Kalulu, Romagnoli, Castillejo, Hauge, Krunic, Meite, Tonali, Leao, Maldini, Mandzukic. All. Pioli
CAGLIARI (3-4-2-1): Cragno, Ceppitelli (dal 41' st Klavan), Godin, Carboni (dal 42' st Rugani), Nández, Deiola (dal 41' st Asamoah), Marin (dal 33' st Duncan), Lykogiannis, Nainggolan, João Pedro, Pavoletti (dal 33' st Cerri). A disposizione: Aresti, Vicario, Tripaldelli, Klavan, Asamoah, Rugani, Zappa, Tramoni, Duncan, Simeone, Cerri, Sottil. All. Semplici
Ammoniti: 33' st Kjaer (Mi), 40' pt Marin (Cag), 13' st Calabria (Mil)