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    Il Marocco entra nella storia del Mondiale con un calcio modello Europa

    Il Marocco entra nella storia del Mondiale con un calcio modello Europa

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    È arrivato anche il momento di una squadra africana fra le prime 4 del Mondiale, se non ancora del mondo. È tutto merito del Marocco e del suo allenatore Walid Regragui, che sono arrivati là dove sempre avevano fallito le grandi squadre del continente nero. Aspettavamo da trent’anni Camerun e Nigeria, Senegal e Ghana e invece in Qatar è arrivata con merito pieno una squadra mediterranea, magrebina, ricca di calciatori nati non solo calcisticamente in Europa, non è un caso. Lo stesso ct Regragui è nato nella banlieu parigina ed è stato modesto calciatore in Francia, prima di cominciare in Marocco (terra di origine della sua famiglia) la carriera di allenatore.

    Questo non per togliere all’Africa ciò che resta dell’Africa, ma per sottolineare che l’impresa marocchina ha radici profonde nel calcio europeo, più tattico e meno fisico, più organizzato che improvvisato. Il pasticcio Onana-Song-Eto’o è capitato nel Camerun e poteva essere di un’altra nazionale dell’Africa centrale, non di questo Marocco, che ha saputo darsi basi, gerarchie e discipline da calcio tradizionale. Non è mai stato il talento a mancare nelle grandi squadre africane, ma l’organizzazione e la disciplina. Il Marocco, che ha ottimi giocatori, ma non ne ha più del Portogallo o della Spagna, ha vinto con la tattica degli europei e il cuore dell’Africa, la forza di un continente che da sempre lotta per inseguire. E finalmente il Marocco ci ha raggiunto, per certi versi superato.

    I numeri spiegano meglio di tutto il calcio di Regragui, che ha anche un ottimo portiere e sa difendersi benissimo davanti a lui. Ha fermato la Croazia e ha eliminato, battendoli, Belgio, Spagna e adesso il Portogallo. Senza mai subire gol. L’unico finora al passivo, se l’è segnato da solo, un autogol con il Canada, ininfluente ai fini del risultato, visto che ha vinto anche quella partita. Nella semifinale del Marocco ci sono passione e competenza, attenzione e applicazione. È un calcio pratico, senza fronzoli: mi difendo, ti rubo palla e corro tanto, soprattutto corro bene. C’è l’arte di Ziyech, sul quale il Milan aveva visto lungo, ma non abbastanza e che adesso sarà ancora più difficile e più caro strappare al Chelsea. Ci sono Hakimi e Mazraoui, stelle da Champions di cui tutto conosciamo, c’è Amrabat, gigantesco contro il Portogallo, da chiederci come abbia potuto solo l’anno scorso fare la riserva a Firenze. Ma ci sono anche ragazzi meno conosciuti come Ounahi e Boufal, che dall’Angers spiccheranno presto il volo, c’è En-Nesyri che ha portato i compagni in semifinale e dentro la storia. Il viaggio continua.
    @GianniVisnadi
     

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