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Il Manchester United manda in tilt pure ten Hag: la verità sulle voci di esonero
Erik ten Hag rischia l’esonero da parte del Manchester United? No, almeno per ora. Perché gode ancora di un certo credito presso la società ed i tifosi, per il terzo posto conquistato al termine dell’ultima Premier League e la conquista della Carabao Cup - un trofeo mancava da quelli portati a casa da José Mourinho nel 2017 - e perché il progetto tecnico avviato lo scorso anno e passato attraverso pure una credibilità costruita con le rinuncia ad un’icona come Cristiano Ronaldo o all’intransigenza mostrata tuttora con un talento ribelle come Jadon Sancho ha portato i suoi frutti. Perché molti calciatori sono migliorati e hanno ricominciato a rendere su buoni se non ottimi livelli grazie al lavoro del tecnico olandese: da Shaw a Rashford, passando per Bruno Fernandes e Fred, piazzato al Fenerbahce per circa 10 milioni di euro dopo essere stato un oggetto misterioso per anni. E perché il suo contratto scade nel 2025 e prevede un ingaggio da circa 10 milioni di euro a stagione: cifre impegnative anche per un club tra i più ricchi al mondo.
I CONTI NON TORNANO - Poi però c’è la realtà dei fatti ed un inizio della nuova stagione, quella che avrebbe dovuto essere delle conferme e della consapevolezza di poter puntare nuovamente al bersaglio grosso grazie pure agli sforzi importanti sostenuti dalla tanto vituperata famiglia Glazer, molto deficitario. Oltre 240 milioni di euro spesi nella passata stagione, quella che ha segnato l’inizio dell’era ten Hag, altri 206 la scorsa estate. Eppure, sia in campionato che in Champions i numeri sono impietosi: 4 sconfitte nelle prime 7 giornate di Premier (l’ultima in casa col Crystal Palace), mai così male dalla stagione 1989/90, mentre in coppa i Red Devils sono il fanalino di coda del loro girone dopo la sconfitta di misura contro il Bayern Monaco e quella decisamente più clamorosa ad Old Trafford per mano del Galatasaray. Per la prima volta dai tempi della disastrosa gestione Solskjaer, sono arrivati due ko consecutivi nel Teatro dei sogni, da troppo tempo divenuto ormai quello degli incubi per una squadra che non fa più paura a nessuno e che quest’anno ha fatto da sparring partner pure al Brighton di De Zerbi. Ma oltre i numeri c’è di più.
IN CONFUSIONE - Ten Hag non ha fatto sconti ai suoi calciatori dopo l’ultima incredibile sconfitta in Champions, dove non è bastato portarsi per due volte in vantaggio e nella quale gli errori individuali sono stati tanti, marchiani e decisivi. E non è colpa soltanto di Onana. L’allenatore olandese ha puntato platealmente il dito contro la fragilità psicologica di un gruppo che teme anche la propria ombra, destabilizzato dai limiti tecnici e tattici palesati nelle prime uscite di questa stagione ma anche e soprattutto da un ambiente circostante che ha smesso di essere protettivo e collaborativo da tempo. La mancanza di successi, l’assenza di una figura dirigenziale forte ed autorevole, espressione di una proprietà ormai invisa ai più e che non ha nemmeno facilitato l’arrivo di un nuovo compratore - anche se i rumors su un ritorno alla carica di sir Radcliffe si inseguono - amplificano le difficoltà e sembrano aver messo a dura prova pure la serenità di ten Hag, protagonista a sua volta di qualche scelta bizzarra negli ultimi tempi (come l’utilizzo dell’ex Fiorentina Amrabat da terzino nel finale col Galatasaray) e messo per la prima volta sul banco degli imputati da diversi osservatori ed opinionisti inglesi. La luna di miele è agli sgoccioli, la crisi del Man United non fa sconti a nessuno.
I CONTI NON TORNANO - Poi però c’è la realtà dei fatti ed un inizio della nuova stagione, quella che avrebbe dovuto essere delle conferme e della consapevolezza di poter puntare nuovamente al bersaglio grosso grazie pure agli sforzi importanti sostenuti dalla tanto vituperata famiglia Glazer, molto deficitario. Oltre 240 milioni di euro spesi nella passata stagione, quella che ha segnato l’inizio dell’era ten Hag, altri 206 la scorsa estate. Eppure, sia in campionato che in Champions i numeri sono impietosi: 4 sconfitte nelle prime 7 giornate di Premier (l’ultima in casa col Crystal Palace), mai così male dalla stagione 1989/90, mentre in coppa i Red Devils sono il fanalino di coda del loro girone dopo la sconfitta di misura contro il Bayern Monaco e quella decisamente più clamorosa ad Old Trafford per mano del Galatasaray. Per la prima volta dai tempi della disastrosa gestione Solskjaer, sono arrivati due ko consecutivi nel Teatro dei sogni, da troppo tempo divenuto ormai quello degli incubi per una squadra che non fa più paura a nessuno e che quest’anno ha fatto da sparring partner pure al Brighton di De Zerbi. Ma oltre i numeri c’è di più.
IN CONFUSIONE - Ten Hag non ha fatto sconti ai suoi calciatori dopo l’ultima incredibile sconfitta in Champions, dove non è bastato portarsi per due volte in vantaggio e nella quale gli errori individuali sono stati tanti, marchiani e decisivi. E non è colpa soltanto di Onana. L’allenatore olandese ha puntato platealmente il dito contro la fragilità psicologica di un gruppo che teme anche la propria ombra, destabilizzato dai limiti tecnici e tattici palesati nelle prime uscite di questa stagione ma anche e soprattutto da un ambiente circostante che ha smesso di essere protettivo e collaborativo da tempo. La mancanza di successi, l’assenza di una figura dirigenziale forte ed autorevole, espressione di una proprietà ormai invisa ai più e che non ha nemmeno facilitato l’arrivo di un nuovo compratore - anche se i rumors su un ritorno alla carica di sir Radcliffe si inseguono - amplificano le difficoltà e sembrano aver messo a dura prova pure la serenità di ten Hag, protagonista a sua volta di qualche scelta bizzarra negli ultimi tempi (come l’utilizzo dell’ex Fiorentina Amrabat da terzino nel finale col Galatasaray) e messo per la prima volta sul banco degli imputati da diversi osservatori ed opinionisti inglesi. La luna di miele è agli sgoccioli, la crisi del Man United non fa sconti a nessuno.