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Il gol di Acerbi: uno schema ricorrente
Qualche metro dietro a Pellegrini, pesta quasi il fallo laterale, Politano si apposta per ricevere palla. Il Milan sembra attento, sembra conoscere le intenzioni dei neroverdi, tant’è che mette due uomini nei paraggi, Suso e Bonaventura, pronti a impedire un cross ravvicinato. La variabile non considerata dai rossoneri è però la posizione di partenza (lontano dalla porta e dal pallone, dunque poco credibile) e il movimento fatto da Lirola (questo, al contrario, molto credibile) non appena Pellegrini si appoggia a Politano e comincia la sua corsa. Lirola infatti è l’esca, ma al tempo stesso è una soluzione ottimale (basti pensare che nella giornata precedente, contro l’Udinese, lo spagnolo aveva effettuato 7 cross sui 12 totali del Sassuolo). Battuto corto l’angolo, tre movimenti coordinati corrisponderanno perfettamente a tre soluzioni. Fondamentale è che Politano avanzi palla al piede per qualche metro, puntando circa la metà del lato corto dell’area, a perpendicolo.
Questo riferimento lo aiuta a creare spazio alla sua destra, tra lui e la linea di fondo, e naturalmente alla sua sinistra. Nel fare ciò, Politano attira su di sé Bonaventura, che ha il compito immediato di sbarrargli la strada verso la porta e di impedirgli un cross facile. Nel frattempo però, come due corridori che su una pista d'atletica si incrocino in curva, vicini di corsia, Pellegrini e Lirola si sovrappongono alle sue spalle, procedendo l’uno in direzione opposta dell’altro.
Dall’armonia dei tre movimenti dipende la riuscita dello schema: è come sempre una questione di tempi, tecnica e spazi. Ma anche di scelte. Infatti sta a Politano -il giochino alla fin fine è in mano sua- premiare la sovrapposizione dell’uno o dell’altro, o addirittura proseguire lui dritto per dritto, prendendo in mezzo i due milanisti.
L’attaccante del Sassuolo, chiuso, opta per la giocata meno prevedibile: serve sulla corsa il piede debole di Pellegrini anziché quello forte di Lirola, lì comodo a due passi. Ecco perché prima scrivevo che il terzino ha fatto da esca, esca credibile. Ora guardate dov’è finito il pallone al momento del lancio di Pellegrini.
Quasi nel punto da cui è partito Lirola, sì, ma soprattutto in una zona del campo incustodita (ma Bacca non poteva accorciare prima?) e al contempo assai più pericolosa della bandierina. Inoltre tutto questo movimentare un calcio piazzato ha costretto la difesa del Milan a salire, perdendo il contatto nelle marcature. Lo spazio da attaccare è il limite dell’area piccola (Donnarumma resta quasi sulla linea di porta perché teme il tiro), e Acerbi, perso da Paletta, ci si tuffa per tempo, felicemente in gioco.
Abbiamo chiamato in causa Bacca. Che ci faceva lì, bloccato al limite dell’area? Un caso? Nient’affatto. Forse qualcuno di voi si è già dimenticato il gol che fece Duncan l’anno scorso, proprio contro il Milan. Bacca no (che ormai se lo prendeva in faccia quel bolide..). I rossoneri temevano la variante conosciuta, dunque Carlos Bacca va lì perché c’è stato un precedente.
Era domenica 6 marzo, la 28° giornata, e Duncan partiva quasi da centrocampo per toccarla piano.
In questo schema vedete ancora l’importanza dell’esca, stavolta il movimento in area di Sansone a portar via Bonaventura dalla lunetta. Sorvoliamo sul rasoterra perfetto di Berardi (provate voi a calciarla così precisa, così lontana e così forte, di piatto, senza farla alzare..), e concentriamoci invece sulla posizione di Vrsaljko. E’ la stessa coperta da Politano questa domenica. Esiste dunque una costante, attorno a cui si combinano le variabili. Tutto parte da uno schema basico, ridotto all’osso, rintracciabile già in un Sassuolo-Fiorentina lontano, il 30 novembre 2015: qui sta per segnare Floccari di testa, su un traversone di Vrsaljko (Defrel, se ci badate, fa lo stesso movimento di Pellegrini domenica).
Certo, avere Vrsaljko poteva rendere tutto un po’ più semplice. Meno sovrapposizioni barocche, insomma.
Per concludere, e tornando al 4-3 di domenica, in occasione del gol di Acerbi, il Milan era preparato alle due variabili che chiameremo per comodità “Duncan” e “Vrsaljko”, ma non a quella dei “tre crossatori” (Politano, Pellegrini, Lirola). Di Francesco, inventane un’altra!