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Il giorno di Niccolai, l'artista dell'autogol, e dello Squalo Joe Jordan
COMUNARDO NICCOLAI, 1946, detto “Agonia”, per la sua magrezza, ex stopper di Torres, Cagliari, Perugia e Prato. Una colonna del Cagliari dello scudetto 1969-70. Il re dei bomber all'incontrario, o autogoleador, anche se il primato delle autoreti spetta a Riccardo Ferri e Franco Baresi con 8 realizzazioni, mentre Niccolai si fermò a 6 sei, cinque in A e una in coppa Campioni. Era stato battezzato Comunardo dal padre antifascista ed ex portiere del Livorno. Comunardo in onore della rivoluzione francese di fine Settecento e della Comune di Parigi "C’è chi mi chiama Comu e chi Nicco". "L’autogol più bello — racconta Niccolai — resta quello che non realizzai. Successe a Catanzaro nel 1972, arbitro Lo Bello. Al 90' sentii un fischio e pensai: "E' un fallo oppure la gara è finita". Calciai forte con l’intenzione di scaraventare il pallone in curva. Ne venne fuori un tiro, "parato" da Brugnera . Lo Bello decretò il rigore e noi subimmo il 2-2". Quello più famoso è però l'autogol che realizzò il 15 marzo 1970 in Juve-Cagliari, partita decisiva per lo scudetto. Poi Riva segnò una doppietta e finì 2-2
Famoso è l'aneddoto di Scopigno, suo allenatore al Cagliari, durante il Mondiale 1970
"Mi sarei aspettato di tutto dalla vita, ma non di vedere Niccolai in mondovisione” Secondo il giornalista Giampaolo Murgia, tuttavia «in realtà, Scopigno non pronunciò la famosa frase. Ero con lui davanti alla tv nella sede sociale di via Tola. Prima del fischio d'inizio si videro gli azzurri schierati uno dopo l'altro. Quando fu la volta di Niccolai, Scopigno, che era seduto, si alzò e per un attimo spense il televisore borbottando: "Ma si può?!". Una battuta per nascondere commozione e... orgoglio. Niccolai era il cucciolo della compagnia, il suo pupillo. Manlio aveva studiato Storia, non Filosofia.”
“Niccolai era la mia bestia nera, mi faceva gol tutti gli anni. Almeno un’autorete a stagione”. (Enrico Albertosi,portiere del Cagliari)
Curiosamente uno dei 4 gol di Niccolai dalla “parte giusta” lo segnò alla Fiorentina. E chi era il portiere? Albertosi!!!
Niccolai ha sempre ironizzato sulla sua specialità "Così mi ricordano tutti! Lo scudetto l'hanno vinto tanti..". Però ha anche ammesso “Non è facile giocare quando la squadra avversaria non segna e i suoi tifosi cantano: “Niccolai, pensaci tu“.
Gigi Riva: “Niccolai ne ha fatte poche di autoreti, però tutte belle. Lui non si sprecava nella deviazione, una volta ha dribblato pure il nostro portiere per fare gol”.
“Mi piacerebbe essere ricordato per il Mondiale ’70, per lo scudetto a Cagliari o per la carriera da allenatore, ricca di soddisfazioni (ha allenato la nazionale femminile di calcio nel biennio ‘93/’94, ndr). Ma l’importante, in fondo, è essere ricordati: grazie agli autogol, la mia fama va al di là di quella di altri colleghi molto più bravi di me”. E sapete perché? “I miei gol fanno invidia agli attaccanti, tanto sono belli”.
Nel libro "Niccolai in mondovisione" l'autore Bepi Vigna ha scritto "Niccolai era un artista dell’autorete. Qualcuno ha provato a spiegare certe malefiche traiettorie dei suoi colpi di testa come un effetto determinato dalla particolare piega dei radi capelli".
Buon compleanno anche a
JOE JORDAN, 1951, detto Lo Squalo (in Inghilterra Jaws e Shark), ex centravanti scozzese di Milan (dal 1981 al 1983, la seconda stagione in B) e Verona ( e in Inghilterra di Leeds, Manchester United, Southampton e Derby County).
A inizio carriera, durante un allenamento tuffandosi per colpire di testa un cross basso, venne centrato alla bocca dal piede di un difensore e perse due incisivi superiori, troncati di netto. Si fece una protesi, ma per giocare se la toglieva. Si dice per respirare meglio, ma anche per incutere più timore ai difensori avversari. Da ciò deriva il suo soprannome.
Quando arrivò a Milano dichiarò:“Ho pochi denti, ma bastano per azzannare l’Inter”.
Invece il primo anno retrocesse e segnò soltanto 2 gol. L'anno successivo, in serie B, ne siglò 10. Anche a Verona si fermò a 2 reti, e Bagnoli gli preferì la coppia d'attacco dei piccoletti Iorio-Galderisi “
“Dal punto di vista umano ho moltissimi rimpianti. A Milano e Verona ho lasciato molti amici. Da quello professionale direi che ho nostalgia solamente per il mio secondo anno nel Milan, in Serie B. Il primo anno è stato tragico ma non solo per colpa mia. L’ambiente era continuamente teso, i rapporti tra allenatore, giocatori e dirigenti difficili. Inoltre la squadra aveva un modulo di gioco al quale non riuscivo ad adattarmi. La stagione successiva, in B, ho avuto più possibilità di mostrare le mie capacità poiché si giocava molto sulle fasce e sia Pasinato che Evani mandavano al centro numerosi palloni che io potevo sfruttare»
Entrò però nel cuore dei tifosi che gli dedicarono lo striscione “Shark kicks again for us”.
In Inghilterra aveva vinto col Leeds una Premiere League e una Coppa delle Fiere. Lui e Kenny Dalglish sono gli unici due giocatori scozzesi ad aver segnato in tre diverse edizioni della fase finale dei Mondiali. Nel 1978, nel match di qualificazione ai mondiali contro il Galles, venne concesso il rigore decisivo per fallo di mano di un difensore gallese, mentre in realtà fu lo stesso Jordan a toccare con la mano il pallone.
Il 5 febbraio 2011 tornò a San Siro contro il Milan come viceallenatore del Tottenham. E qui si scontrò con Gattuso. Già nel corso della partita Ringhio si beccò a distanza con lui poi si avvicinò alla panchina inglese e mise una mano al collo di Jordan, che reagì insultandolo. A fine partita nuovo scontro con Gattuso che va a cercare Jordan e accenna a colpirlo con una testata
"Ho perso la testa. Ho sbagliato. Non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto. Anche se Jordan ha continuato a rompere le scatole per tutto il secondo tempo, non dovevo reagire così. Non vi dico quello che ci siamo detti, ma parlavamo in scozzese”.
Claudio Pasqualin, procuratore di Gattuso, "Jordan, dopo averlo continuamente beccato, lo ha insultato con una frase di infimo profilo che recitava 'Fucking Italian bastard'. Per uno come Rino, che ha forte il senso dell'appartenenza all'Italia, credo che questa sia la più vigliacca e inqualificabile delle ingiurie”.
Redknapp ,tecnico degli Spurs “Prendersela con Jordan non è mai una mossa intelligente perché vincerebbe sempre Joe, sono pronto a scommetterci i miei soldi”.
In effetti, con la maglia del Manchester United, nella gara di replay del terzo turno della FA cup contro il Tottenham (era il 1980), malmenò il portiere Milja Aleksic, che lo aveva caricato in precedenza e cheriportò una lussazione alla mandibola.
ALEX TELLES, 1992, difensore brasiliano naturalizzato italiano del Porto, in prestito all'Inter dal Galatasaray nel 2015-16.
MARTIN DJETOU, 1974, ex difensore francese, ma nato in Costa d'Avorio, del Parma, dove arrivò nel 2001-2002 per sostituire Thuram. Firmò un contratto quinquennale da 2 milioni di dollari annui. Ma nell'estate 2002 fu dato in prestito al Fulham dove restò 2 stagioni. Fu quindi prestato al Nizza, ma nel gennaio 2005 tornò nuovamente al Parma, che cercò in tutti i modi di liberarsi di lui e soprattutto del suo pesante ingaggio. Intenta causa presso il collegio arbitrale della Lega Calcio ottenendo circa 700.000 euro di indennizzo e lo scioglimento d'ufficio di ogni vincolo contrattuale nello stesso gennaio del 2005. Nel 2007 ha inoltrato un'istanza civile contro il Parma chiedendo un risarcimento di 8.951.817,12 euro; il procedimento non ha avuto successo ed il giocatore è stato condannato a pagare 18.500 euro di spese "Apprezzo immensamente l'uomo ma deve provarmi anche di essere un giocatore di calcio" (Allardyce, tecnico del Boston, dove restò 3 mesi)
Ha vinto 2 Campionati francesi col Monaco
COSMIN CONTRA, 1975, ex difensore centrocampista rumeno, al Milan nel 2001-02. Segnò 3 gol, di cui uno nel derby. Nel trofeo Tim 2002, il 31 luglio fu protagonista di una rissa con lo juventino Davids, proseguita anche negli spogliatoi. 3 giornate contro 2.
Davids entra a piedi uniti su Gattuso, nel settore di destra della difesa milanista: è un bruttissimo intervento, c' è davvero il rischio di spaccare le ossa con un fallo del genere. Subito nasce una zuffa. Cosmin Contra corre verso Davids e gli rifila un calcio sulla schiena, l' olandese reagisce da terra e cerca di prendere per il collo il romeno. Vengono espulsi entrambi. Passano alcuni secondi e nel sottopassaggio Davids aspetta Contra proprio a metà del tunnel e lo assale. Spinte, pugni, calci, sputi. Non c' è verso di tenerli fermi, l' olandese e il romeno. Sono per terra, si picchiano come selvaggi. Provano a intervenire alcuni addetti alla sicurezza, ma non riescono a fare nulla. Ancora qualche passo, ancora insulti. Ora Davids e Contra sono davanti allo spogliatoio dell' Inter e qui avviene il peggio. Pugni, sberle, pedate: se le danno di santa ragione. Prova a mettersi in mezzo Ferrara, ma chi riesce a fermare questi due esaltati? Hanno gli occhi fuori dalla testa, non ragionano più. Montero e Abbiati cercano di tenere fermi i rispettivi compagni, però non ce la fanno. Anche il team manager del Milan Silvano Ramaccioni e quella della Juventus Alessio Secco tentano di dividere Davids e Contra. Davids ebbe due giornate di squalifica, Contra 3.
Auguri anche a
MICHELE ARMENISE, 1961, ex centrocampista di Bari, Pisa, Cesena, Pescara, Monopoli. Attualmente è nello staff tecnico del Bari, al seguito di Colantuono, con cui era già stato all'Atalanta
ANGELO PIERLEONI, 1962, ex centrocampista di Teramo, Benevento, Fermana, Messina, Brescia, Cesena, Ascoli, Avezzano, Celano, Angizia Luco
IVAN RIZZARDI,1966, ex difensore di Cremonese, Derthona, Napoli, Bari
OSCAR BREVI, 1967, allenatore del Padova ed ex difensore di Gallaratese, Corsico, Solbiatese, Lumezzane, Como, Palermo, Ascoli, Torino, Venezia, Como. Ha appeso le scarpette al chiodo, quarantaduenne, nel 2009. Ha giocato in serie A con Como e Torino
Ha girato parecchie società perché faceva sempre contratti “brevi” (battutaccia)
E' stato calciatore anche il fratello Ezio, con cui ha giocato nel Venezia e nel Como
MARCO BERNACCI, 1983, attaccante della Ribelle, ex Cesena, Mantova, Ascoli, Bologna, Torino, Modena, Livorno, Bellaria Igea Marina, Forlì
FAUSTO INSELVINI, 1951, ex centrocampista di Brescia, Lazio, Foggia, Sambenedettese, Taranto, Barletta, Alessandria. Giocò 11 delle sue 13 partite in serie A nella Lazio dello scudetto 1973-74
BRUNO BAVENI, 1939, ex difensore di Genoa, Milan, Savona, Trento, Sestri Levante
Era nato il 15 dicembre anche
ATTILA SALLUSTRO 1908-1983, attaccante paraguaiano naturalizzato italiano, bomber del Napoli dal 1926 al 1937 «Partivo da centrocampo, scartavo due, tre avversari e arrivavo in porta col pallone».Suo padre, considerando disdicevole che prendesse soldi per fare un' attività sportiva, gli impose di giocare gratis. : «Sono stato il primo oriundo e l' ultimo dei dilettanti del calcio italiano» Quando pl padre tornò in Sudamerica, cominciò a guadagnare 900 lire al mese e 50 lire di premio-partita Divenuto il condottiero del Napoli, lo stipendio salì a tremila lire Dopo una clamorosa vittoria a Modena (5-0), ebbe in regalo una "Balilla 521" nera e il giorno che, in via Roma, investì un passante, questi, riconoscendolo, gli disse: «Scusate tanto, è colpa mia. Voi potete fare tutto quello che volete...». Anche il fratello Oreste giocò 40 partite nel Napoli, lo chiamavano Sallustriello. Nel 1934 sposò la soubrette Lucy d' Albert, nata a Mosca, alta e bellissima, reginetta del charleston coi capelli color rame alla maschietta. Lei aveva 17 anni. Quando Lucy si trasferì a Roma scritturata dal teatro "Quattro Fontane", Sallustro voleva seguirla. La Roma offrì 250 mila lire al Napoli per averlo. Lauro si oppose. Si racconta che un tifoso avvicinò Sallustro per strada dicendogli: «Se andate a Roma, io vengo con voi. Però cercate di non farlo perché tengo moglie e come faccio a portarmela appresso?». Il suo successivo declino fu attribuito alla passione amorosa per la splendida moglie. Dopo 11 stagioni, 262 partite e 103 gol, un record che resiste ancora, Sallustro concluse la sua carriera, a trent' anni, nella Salernitana Tornò a Napoli nel 1960, e fu direttore per vent' anni dello stadio San Paolo. Maradona disse: «Non ho conosciuto questo grande calciatore, ma so che ha fatto grande il Napoli. E' venuto prima di me ed è giusto che lo stadio venga dedicato a Sallustro». Ma si oppose il vescovo di Pozzuoli Sorrentino che aveva giurisdizione religiosa su Fuorigrotta dove sorge il San Paolo. Disse: «è irriguardoso e irriverente sostituire il nome di San Paolo allo stadio. Qui sbarcò il santo»