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  • Il funambolo 'Nacka' Skoglund, l'uomo più solo al mondo

    Il funambolo 'Nacka' Skoglund, l'uomo più solo al mondo

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    La Federazione svedese deve scegliere i ventidue calciatori che rappresenteranno il Paese agli imminenti campionati del mondo del 1950 che si disputeranno in Brasile.
    Le alte sfere del calcio svedese hanno deciso che tutti i “professionisti” che giocano all’estero non hanno il diritto di rappresentare il proprio Paese dove il calcio è ancora rigorosamente dilettantistico.
    La Svezia due anni prima ha trionfato alle Olimpiadi londinesi e i suoi migliori calciatori sono quasi tutti emigrati in Italia e Spagna.
    Liedholm, Gren, Nordahl sono approdati al Milan, Carlsson all’Atletico Madrid, Bertie Nordahal (fratello di Gunnar) all’Atalanta e Bengtsson al Torino solo per citarne alcuni.
    Per valutare il “materiale” rimasto a disposizione nel Paese viene organizzata una partita decisamente “sui generis”.
    Da una parte i calciatori scelti da George Raynor, l’allenatore britannico della Svezia, dall’altra una rappresentativa messa insieme dai migliori giornalisti sportivi del Paese.
    In quest’ultima milita un ragazzino di vent’anni che gioca da poche settimane nelle file dell’AIK  ma che già si era fatto ammirare per le sue doti nel piccolo Hammarby dove aveva fatto il suo esordio in prima squadra a soli sedici anni.
    La squadra dei giornalisti vincerà per tre reti ad una  e l’autentico mattatore dell’incontro sarà proprio lui, questo biondino mancino autore di due reti e incubo assoluto per i “titolari”.
    A fine partita George Raynor si precipita nello spogliatoio dei vincitori.
    «Figliolo, tanti nomi devo ancora deciderli ma una cosa è certa: tu verrai in Brasile con noi».
    Quel ragazzo si chiama Lennart Skoglund e dopo un eccellente mondiale disputato con i colori della sua Nazionale diventerà pochi mesi dopo l’idolo assoluto di una delle più grandi squadre del calcio italiano.
     
    Karl Lennart Skoglund, per tutti “Nacka”, sarà una delle grandi rivelazioni di quel Mondiale che la Svezia chiuderà con un sorprendente e meritatissimo terzo posto finale.
    Per lui, prima della fine del torneo, si muove il San Paolo, prestigioso club brasiliano.
    Il suo funambolico dribbling, la sua visione di gioco, i suoi geniali colpi di tacco ... un repertorio che per come è inteso il calcio in quel Paese è semplicemente perfetto.
    Skoglund è entusiasta. In Svezia il calcio frutta pochino e per mantenersi occorre lavorare. Dopo aver fatto l’elettricista l’AIK gli ha offerto un posto come venditore di persiane ...
    Il confronto è evidente che non regge con il denaro, il tenore di vita e il livello del calcio che lo attende nella terra del “futebol”.
    Si dà il caso però che uno degli accompagnatori della nazionale svedese sia un dirigente dell’AIK, squadra nella quale milita Nacka che gli vieta il trasferimento ma che gli dà un consiglio che si rivelerà eccellente.
    «Lennart, in Europa ci sarà chi ti offrirà molto di più. Devi solo avere pazienza e fidarti di me».
    Lì per lì Nacka non è esattamente entusiasta.
    Poi si convince e rientra a Stoccolma con il resto della comitiva.
    Passano pochi giorni e nella sede dei “gialloneri” dell’AIK si presenta un emissario dell’Inter.
    Il suo nome è Carlo Davies ed è il Direttore Tecnico del club.
    L’offerta che viene fatta all’AIK e a Skoglund non è neppure paragonabile rispetto a quella del club “paulista”.
    Sul piatto ci sono tanti soldi, ma tanti davvero.
    L’Internazionale di Milano lo vuole tra le sue file per tornare ai vertici del calcio italiano che dopo il dominio incontrastato del Torino delle ultime stagioni (interrotto solo dalla tragedia di Superga) non ha più un vero padrone.
    Basteranno pochi minuti della sua partita d’esordio per fare innamorare di lui il popolo nerazzurro.
    Quel piccoletto mancino dal ciuffo biondo ribelle che arriva dalla Scandinavia è un signor calciatore.
    Accade il 5 novembre del 1950. A San Siro arriva la Sampdoria che viene nettamente sconfitta per cinque reti ad una.
    E’ un Inter che ha un potenziale offensivo impressionante.
    L’ungherese Istvan Nyers, l’olandese Faas Wilkes e l’italianissimo Benito “Veleno” Lorenzi ora possono avvalersi del tecnica e del genio calcistico di questo ragazzo svedese.
    Quel giorno sarà Faas Wilkes a prendersi la scena con una splendida tripletta ma basterà attendere solo una settimana a “Nacka” per iniziare a lasciare il segno nel cuore dei tifosi nerazzurri.
    Quale occasione migliore del derby?
    Il Milan è quello dei suoi connazionali Gren, Nordahl e Liedholm supportati da giocatori del valore di Annovazzi, Tognon e del grande Lorenzo Buffon tra i pali.
    E’ il 12 novembre del 1950 e la pioggia incessante caduta su Milano dalla notte precedente ha reso il campo ai limiti della praticabilità.
    Sarà proprio Nacka Skoglund il grande protagonista dell’incontro.
    Prima segnando il gol del due a zero che aveva illuso i nerazzurri e poi, dopo la doppietta del “pompiere” Nordahl che aveva riportato il Milan in parità, a mettere dentro il gol della vittoria a soli sette minuti dal termine.
    In quella stagione lo scudetto, per un solo punto, sfuggirà agli uomini di “mister” Olivieri e del Presidente Masseroni ... e proprio a favore dei cugini rossoneri.
    Quella successiva sarà un’altra stagione non felice (terzo posto finale dietro Milan e i campioni d’Italia della Juventus) ma in quella successiva, 1952-53, arriva la svolta.
    Via Aldo Olivieri e il suo calcio spettacolare, votato all’attacco ma contraddistinto da difese “ballerine” e dentro un altro ex-campione del mondo del 1938, Alfredo Foni.
    La sua prima mossa è quella di prescindere dall’estroso ma discontinuo olandese Wilkes acquistando al suo posto un mediano di copertura come Bruno Mazza.
    Foni registra la difesa consapevole che dalla qualità dei suoi attaccanti i gol arriveranno comunque.
    La nuova tattica paga.
    Anche perché Foni è talmente lungimirante da lasciare massima libertà d’azione ai suoi migliori talenti, Nyers e Skoglund su tutti.
    L’Inter vincerà lo scudetto con una statistica impressionante: solo 46 reti segnate contro le 73 della Juventus ma soprattutto con soli 24 gol subiti contro i 40 dei bianconeri!
    L’Inter si ripeterà anche nella stagione successiva e per Nacka Skoglund ci sarà l’amore incondizionato dei tifosi del “biscione”.
    Skoglund vive appieno la sua nuova vita.
    Con le tasche piene di lire regala una villa ai genitori in Svezia, acquista un locale in centro a Milano e una profumeria per la bellissima moglie Nuccia, ex-Miss Calabria.
    Skoglund affronta le notti milanese come i suoi avversari in campo. Lanciandosi senza remore in dribbling in campo e in colossali bevute fuori.
    In Svezia è un semidio.
    Collabora con diverse testate giornalistiche del Paese raccontando delle bellezze della vita in Italia. Scrive perfino un’autobiografia che va letteralmente a ruba nel suo Paese: “Un milione per un calcio al pallone”.
    Insomma, sembra tutto perfetto.
    Ma il suo demone personale, con tanti soldi a disposizione, inizia a prendere il sopravvento.
    Skoglund ha sempre avuto un debole per l’alcol ma con pochi soldi in tasca e un lavoro full-time che lo impegnava per tutta la giornata lo avevano aiutato a tenere il problema sotto controllo.
    Il suo soprannome in squadra è “grappino” e i suoi eccessi iniziano a condizionarne le prestazioni.
    Arriva anche una denuncia da un taxista che lo accusa di avergli danneggiato l’interno del suo mezzo mentre era sotto l’effetto dell’alcol.
    Le stagioni successive sono all’insegna della discontinuità delle sue prestazioni. L’Inter inizia a perdere terreno nei confronti di Milan e Juventus.
    Skoglund gioca una buona stagione nel 1955-56 risultando alla fine della stessa il miglior realizzatore dei nerazzurri con dieci reti a pari merito con Benito Lorenzi.
    Al termine della stagione 1957-58, chiusa dall’Inter con un disastroso 11mo posto, la sua carriera in nerazzurro sembra giunta al capolinea.
    Arriva però una gradita quanto inattesa sorpresa.
    La Federazione svedese in vista dei mondiali che si disputeranno sul suolo amico ha deciso di ridare la possibilità ai calciatori che militano all’estero di giocare per la propria nazionale.
    George Raynor non si è dimenticato di quel ragazzino che otto anni prima aveva incantato il pubblico brasiliano.
    Lo mette in squadra al fianco di Liedholm, Gren, Hamrin e del bomber Simonsson.
    Gli affida il ruolo di ala sinistra e Nacka risponde in pieno alle aspettative di Raynor.
    La sua bravura nello scardinare le difese avversarie con i suoi dribbling e i suoi cross è evidente ma sarà nella semifinale contro i campioni uscenti della Germania Ovest che Skoglund risulterà determinante.
    Sarà infatti un suo gol a riportare la Svezia in parità dopo il gol del tedesco Schafer in avvio prima che le due reti di Gren e Hamrin nel finale regalino alla Svezia di andarsi a giocare il titolo contro il Brasile di Pelé, Garrincha e Zagallo.
    Le sue eccellenti prestazioni durante la Coppa del Mondo convincono l’Inter a dare a Nacka un’altra opportunità.
    Stavolta ci si metteranno di mezzo diversi problemi fisici a non permettere a Skoglund di rendere al meglio e nonostante un buon terzo posto finale nell’estate del 1959 l’Inter lo cede alla Sampdoria.
    Il suo rendimento rimane fedele a quello delle ultime stagioni in nerazzurro. Prove eccellenti, giocate sopraffine e qualche gol ... alternate però a prestazioni abuliche e poco convincenti.
    Le prime due stagioni a Genova sono tutto sommato positive.
    Al termine della seconda (1960-61) per i blucerchiati arriva un prestigioso quarto posto finale.
    Sarà il suo canto del cigno.
    In quella successiva i problemi fisici sommati alla sempre più invadente dipendenza dall’alcol incideranno profondamente nel suo rendimento.
    Insieme alla carriera anche la vita di Nacka Skoglund sta andando in pezzi.
    Arriva il divorzio dalla moglie (che gli aveva dato due figli, Evert e Giorgio), il fallimento delle sue attività milanese e, ciliegina sulla torta, l’amico che gli gestiva le finanze sparisce con buona parte dei risparmi di Nacka.
    Quando la Sampdoria decide di non rinnovargli il contratto per lui c’è solo un’offerta del Palermo con un umiliante contratto “a gettone” e la sistemazione di Skoglund in due stanze rimediate all’interno dello stadio.
    Nacka giocherà la miseria di sei partite prima di fare ritorno in Svezia dove l’Hammarby lo accoglie a braccia aperte.
    Un campionato meno stressante e competitivo e l’aria di casa hanno all’inizio un effetto benefico su Nacka.
    La sua prima stagione si chiude in maniera trionfale con il ritorno dell’Hammarby nella massima serie svedese.
    Arriva anche l’amore con una giovanissima ragazza del posto ma la dipendenza dall’alcol è ormai fuori controllo. Quando la giovane fidanzata si accorge che Nacka continua a bere di nascosto lo lascia e anche l’Hammarby, tornato nella serie cadetta, decide di non rinnovargli il contratto.
    Il calcio era la sua ultima ancora di salvezza. La partita nel weekend era l’unico freno ad una vita da schiavo della bottiglia.
    Nacka inizierà a quel punto una lunga serie di ricoveri, di inutili tentativi di recupero che finiscono miseramente dopo poche settimane.
    Riceverà una casa dalla Stato dove vivrà con l’anziana madre.
    L’8 luglio del 1975, a soli 45 anni, il suo corpo senza vita verrà ritrovato nella cucina del piccolo appartamento. “Infarto” recita il referto dei medici.
    Al suo funerale ci saranno oltre duemila persone a salutare per l’ultima volta quel piccolo “mago” che con il pallone tra i piedi aveva incantato tutti gli appassionati di calcio che lo avevano visto in azione.
    Restano però come scolpite nella pietra le parole della madre di Nacka, Linnéa.
    «Lennart ed io eravamo sempre insieme ma isolati dal resto della comunità. Mio figlio non ha mai avuto veri amici, neppure quando era all’apice del successo. Nacka era l’uomo più solo del mondo».

     

    ANEDDOTI E CURIOSITA’
     
    Ci sono diverse teorie sull’origine del soprannome di Skoglund.
    Per molti “Nacka” viene dal quartiere di Stoccolma
    dove Lennart sarebbe cresciuto mentre altri ritengono sia per il fatto che il fratello di Lennart, Georg, giocasse proprio per la squadra del quartiere “Nacka”.
     
    Quando dall’Hammarby passa all’AIK il “faraonico” contratto  prevede un posto di lavoro come venditore di persiane, un appartamento in centro a Stoccolma, un tappeto persiano e un cappotto per la madre.
    Pochi mesi dopo, come detto, arriverà in Svezia Carlo Davies, Direttore Tecnico dell’Internazionale, con una proposta di ben altro spessore.
     
    Appena arrivato all’AIK Skoglund farà parte della rosa che disputerà un tournèe in Europa. Le sue prestazioni attirano immediatamente l’attenzione di importanti club del continente.
    L’allora allenatore del Liverpool, George Kay, fu uno di quelli che rimase più impressionato dalle doti del mancino svedese.
    «Quel ragazzo qua diventerà un grande del calcio. Non ho alcun dubbio in proposito».
    Poche settimane dopo l’AIK affronta il Milan sul terreno di casa. Gli svedesi vincono sorprendentemente per tre reti ad una. Skolgund sarà uno dei marcatori e il migliore dei ventidue in campo.
     
    Poco prima del suo infelice periodo a Palermo a Nacka arriva una telefonata. La Juventus intende dargli una possibilità. Qualche giorno di allenamento con il club torinese e la possibilità di firmare un contratto.
    Skoglund è entusiasta.
    «Terminare la mia carriera in un club così importante e prestigioso sarebbe un sogno” dichiara ai giornalisti il biondo svedese.
    Purtroppo per lui il provino non darà i risultati sperati.
    Il contratto con la Juventus non si materializza.
    Nacka torna a Palermo, gioca sei partite senza lasciare il segno, prima di tornare nella Svezia natia.
     
    Su Youtube è possibile vedere una breve quanto toccante intervista a Benito Lorenzi, compagno di squadra di Nacka negli anni d’oro all’Inter.
    Il grande “Veleno” si commuove al ricordo dell’amico, tanto da dover interrompere l’intervista.
    Quando riprende, le sue parole nei confronti di Skoglund sono di una profonda stima e ammirazione.
    «Eravamo quattro ottimi calciatori. Io, Wilkes e Nyers. Ma Nacka era unico, un talento straordinario. Era il più forte di tutti».
     
    Sulle sue abitudini alcoliche ci sono infiniti aneddoti.
    All’Inter tutti sapevano che nell’armadietto di Nacka c’era sempre una bottiglia di whisky per permettergli di bere anche durante gli allenamenti con la squadra.
    Francesco Morini, lo stopper della Juventus negli anni ’70, ricorda che durante il periodo con Skoglund alla Sampdoria Nacka nascondeva una fiaschetta di whisky nei pressi della bandierina del calcio d’angolo ... poi, fingendo di allacciarsi le scarpe, ne beveva qualche sorso prima di tirare il corner ... 
     
    Uno dei più grandi tributi a Skoglund arriva da un suo connazionale.
    Ronnie Hellström
    , uno dei più grandi portieri della storia del calcio svedese e suo compagno di squadra all’Hammarby.
    «Nacka faceva cose con il pallone che non ho mai visto fare da nessun altro. A fine allenamento si fermava spesso a tirare in porta con il sottoscritto tra i pali. Era impressionante. Non la prendevo praticamente mai!»
     
    Al suo funerale come detto ci saranno migliaia di persone a dare l’ultimo saluto a quel “ragazzo” ribelle quanto fragile e ricco di talento.
    ... alla stampa locale e a tutti i presenti non sfugge il fatto che dall’Italia non sia arrivato nessun rappresentante dei club nei quali Skoglund ha giocato ... neppure una misera corona di fiori.
    «Molto triste pensare che chi ha potuto ammirare per anni la sua classe e festeggiato vittorie e trofei anche grazie alle sue doti si sia completamente dimenticato di lui» scriverà quel giorno un importante quotidiano svedese.
     
    A rimediare, almeno in parte, ci penserà diversi anni dopo Massimo Moratti, presidente nerazzurro dal 1995 al 2013.
    «Skoglund merita di essere ricordato tra i grandi che hanno militato nel nostro Club al pari di Antonio Valentin Angelillo o di Ronaldo. Skoglund possedeva qualità straordinarie ed era amato perché non seguiva le tattiche di gioco ma sapeva sempre regalarti qualcosa di sorprendente»
     
    Da diversi anni di fronte alla casa dove viveva Nacka è stata eretta una statua che ricorda il momento rimasto nella storia dell’Hammarby e di tutto il calcio svedese: il gol di Skoglund direttamente dal calcio d’angolo segnato durante il suo primo incontro con l’Hammarby al ritorno in Svezia dopo l’esperienza italiana.
    La statua è chiamata “l’angolo di Nacka” ... 

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