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    Il delirio dell'interista Oliviero Toscani sulla Juve: la mafia è una cosa seria!

    Il delirio dell'interista Oliviero Toscani sulla Juve: la mafia è una cosa seria!

    • Marco Bernardini
    Ho avuto modo di conoscere e di frequentare Oliviero Toscani al tempo in cui dividevo pensieri e opere con Marco Pannella confidando nelle qualità ideologiche ed etiche di uno tra gli ultimi veri “cavalli di razza” della politica italiana il quale lottava, in prima persona, per l’attuazione di una società autenticamente radicale e liberale. 

    Toscani, al tempo, rappresentava un modello di intellettuale di “rottura” e persino “blasfemo” imprestato alla comunicazione di massa impegnato per il ribaltamento  di un sistema narcotizzante e deviante come quello della pubblicità. Le sue fotografie, destinate alle campagne per la promozione di prodotti a largo consumo, erano quasi sempre delle autentiche “bombe” fatte esplodere con la miccia della provocazione. E proprio la cifra della “diversità”, rispetto ai suoi colleghi fotografi, aveva consentito al creativo milanese di diventare una sorta di “guru” a livello internazionale. La griffe dei Benetton divenne un brand planetario anche grazie alla “reclame” cartellonistica di Toscani. 

    Il fatto che lui fosse calcisticamente osservante ortodosso della fede interista e amico di merenda con Massimo Moratti non metteva in discussione fiducia e ammirazione per un personaggio certamente “border line” ma altrettanto intellettualmente onesto.

    Poi succede che le cose cambiano e probabilmente anche le persone, malgrado la teoria secondo la quale chi nasce tondo non può morire quadrato. Oppure, molto più semplicemente, la verità è che quelle stesse persone non erano quelle che dicevano di essere facendo di tutto per nascondere la loto autentica natura. Oliviero Toscani appartiene a questa seconda fascia di individui e il fatto di scoprirlo soltanto ora è molto antipatico.

    Sarà per via dell’età, che peraltro non è di troppo superiore alla mia, ma l’uscita pubblica sulle onde hertziane su Radio 24 azzardata dal fotografo il quale evidentemente non aveva digerito la colazione del mattino è stata frutto di un delirio oppure di un acuto attacco di demenza senile. Che Toscani, da vecchio e radicale interista, percepisca la Juventus come il fumo negli occhi è comprensibile anche se non giustificabile perché lui non è un curvaiolo. Che Toscani scenda a livelli da bettola accomunando la società bianconera ad una organizzazione che usa metodi mafiosi per garantirsi il successo va oltre ogni ragionevole dubbio sulla sanità mentale di chi si spinge verso simili considerazioni. Non solo, l’attacco traversale alla famiglia Agnelli e le riflessioni sui sostegni pubblici avuti dalla Fiat  suonano stonati uscendo dalla bocca di chi ha fatto le sue fortune con l’impero dei Benetton i quali non erano e non sono venditori ambulanti.

    Se a questo vogliamo aggiungere le recenti disponibilità operative dell’ex pannelliano Toscani al servizio della Lega di Salvini, le accuse mosse ai veneti di essere un “popolo di ubriaconi” e le esternazioni della stessa figlia del fotografo, Olivia, la quale non ha esitato a definire il padre “persona violenta ed estranea al concetto di famiglia” allora non vi e più dubbio sulla tragica e dolorosa involuzione di una “mente” sana e propositiva che, in tempi di fertile lucidità, mai avrebbe osato usare il termine mafia con finalità calcistiche. La mafia è una cosa seria. Da provocatore sociale a ultra da curva, insomma. Un finale davvero pessimo.

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