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    Fiorentina: il delicato meccanismo viola

    Fiorentina: il delicato meccanismo viola

    Altalenante. Piacevole e intraprendente il calcio praticato dalla Fiorentina, qualcosa di quel meccanismo però sembra essersi inceppato. Concetti. Emozionanti prestazioni in coppa e imbarazzanti imbarcate in campionato. Non è il risultato che preoccupa. Come nessun’ altra squadra italiana, quella gigliata ha offerto un calcio di ampio respiro. La buona tradizione nostrana contaminata e arricchita grazie alla capacità di attingere dall’esperienza globale. Sollevo un dubbio: la Fiorentina è ancora quella squadra?a Londra, a Kiev, a Roma, a Torino, ovunque gioca con coraggio cercando di fare la gara piuttosto che subirla. Talvolta ne prende tre. Subisce un gol e difensivamente si “squaglia” pur mantenendo vivo il pallino del gioco. È un meccanismo delicato quello che tiene insieme le varie anime di questa squadra. L’esperienza calcistica recente e passata dimostra che il calcio totale paga. La Fiorentina ha mutuato questa conoscenza, traslandola su un piano di stili e scuole calcistiche divergenti. Eppure di recente pare colpevolmente cristallizzarsi in una di quelle sue variegate anime. Si perde nel palleggio dimenticando che un’azione, per essere incisiva, deve condurre all’area avversaria nel minor tempo possibile. Altre volte, toccata nell’orgoglio, prova una reazione arrembante e finisce giocoforza per scoprirsi. Connotandosi si smarrisce, ritorna provinciale e vulnerabile.

    Se il centrocampo si inceppa il meccanismo cade di botto: niente funziona come dovrebbe. Il centrocampo che solo poco tempo fa era il reparto forte, oggi necessita di nuovi innesti. Ruota intorno ad un Pizarro superlativo ma sfortunatamente né eterno, né facilmente replicabile. Anche Borja sembra perder colpi: a volte incanta, altre solleva fischi. Intorno tecnica a volontà (Mati e tutto sommato Badelj o il sopravvalutato Aquilani) ma poco passo, scarsa fisicità, tendenza a dilungarsi nel fraseggio. Ci vorrebbe un esperto a mettere mano. Magari chi quel delicato meccanismo ha saputo costruire. L’esperto è a Siviglia (ovvero Betis), inspiegabilmente accompagnato alla porta. E allora il dubbio riaffiora. Forse è un caso. O forse no. Il calcio non è una scienza esatta ma ha le sue regole: sostituire un singolo ingranaggio richiede visione del tutto. Azzardiamo: Pizarro, chiave del meccanismo viola, non è un “pezzo” facilmente replicabile; è il pendolo che scandisce il tempo giusto. Badelj a tratti ma serve ben altro. Modificherei qualcosa aggiungendo forza, a condizione che qualità tecnica e velocità di gioco rimangano inalterate. A prescindere da un nome sono richieste caratteristiche precise, centrocampisti duttili da calcio totale; fisicità e forze fresche in mezzo al campo.

    Non me ne vogliano i teutonici ma quel Gomez sembra davvero l’ equivoco. Gambe molli e scarsa mobilità rappresentano un problema quasi maggiore della palese difficoltà realizzativa. La rapida manovra viola si incaglia quando la palla finisce tra i piedi di Gomez. Non sembra il giocatore adatto per “duettare” con Salah e Joaquin: rapidi e tecnici loro,macchinoso e impacciato il tedesco.

    Intervenire sugli esterni bassi dove si concede molto, troppo.

    Per il resto ci siamo, non serve stravolgere. La squadra ha mezzi per vincere ovunque. Penso a Joaquin, l’artista capace di puntare l’avversario e saltarlo nello stretto. Penso al talento di Salah, che in mancanza di Pizarro deve lanciarsi a rete da solo. Verticalizzare evitando di perdersi nel palleggio lento e sterile. Né troppo spagnoli,né troppo italiani,né troppo latini. Essere una miscela di scuole calcistiche è il segreto della Fiorentina, da salvaguardare adesso e domani.

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