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    Il Como torna in Serie A dopo 21 anni: il progetto 'alla Disney' con Fabregas è solo all'inizio

    Il Como torna in Serie A dopo 21 anni: il progetto 'alla Disney' con Fabregas è solo all'inizio

    • Federico Targetti
    Sono stati di parola, Robert Budi e Michael Hartono: i proprietari del Como, al momento del loro insediamento nella primavera del 2019: l'obiettivo dichiarato è sempre stato la promozione in Serie A. E in 5 anni, partendo dalla Serie D, l'obiettivo è stato brillantemente raggiunto. Senza fretta, senza spese folli nonostante gli Hartono siano stati inseriti da Forbes poco sopra la posizione numero 20 nella lista dei 100 uomini più ricchi al mondo; neanche la proprietà più ricca d'Italia può ottenere tutto e subito. Certo, però, una simile disponibilità di risorse aiuta e non poco. 

    LA SCELTA DI FABREGAS - Non si può non partire dall'uomo che ha acceso i riflettori sulla realtà lariana due anni fa: Cesc Fabregas, uno che ha vinto tutto con il Barcellona e la Nazionale spagnola, ha accettato di abbracciare il progetto non solo andando a chiudere la carriera in Lombardia nel 2022, ma anche diventando socio della proprietà indonesiana: “Tengo a precisare una cosa per far sì che sia tutto chiaro. Cesc avrà un interesse maggiore in questa società, farà parte della società per più tempo, non avrà solo il contratto da giocatore per i prossimi due anni. Quando ho parlato con lui era molto entusiasta di questa possibilità di poter far parte della società più a lungo in futuro. Credo che sarà un ottimo acquisto”, ha dichiarato l'amministratore unico Dennis Wise in sede di presentazione ufficiale. Il contratto era biennale, ma nell'estate del 2023 Fabregas ha deciso di dare il suo addio al calcio, passando alla guida della Primavera. 

    SORPRESA: VIA LONGO - E' il 13 novembre 2023, il Como è sesto in classifica a soli due punti dal terzo posto ed è reduce da sette punti in tre partite. Un rendimento non male, eppure la decisione è netta: esonerato l'allenatore Moreno Longo, squadra affidata ad interim proprio a Cesc Fabregas. Per quale motivo? L'ha spiegato il capo dell'area marketing Mirwan Suwarso: "Avevamo vinto partite senza merito, rischiando troppo: una strada che non avrebbe portato lontano. Meglio cambiare subito, dopo sarebbe stato tardi". Una scelta filosofica, insomma. Ma Fabregas prenderà il patentino da allenatore corrispondente alla categoria solo quest'estate: è stato necessario affiancargli il gallese Osian Roberts, un passato da vice di Patrick Vieira al Crystal Palace. 

    LA SCALATA VERSO LA A - Con Roberts e Fabregas il Como ha svoltato: Cutrone, Gabrielloni, Cerri e Marlon ("i migliori attaccanti del mondo", come li ha definiti Fabregas intendendo che aveva occhi solo per loro) hanno trascinato la squadra fino a gennaio, quando gli ultimi due sono andati in prestito rispettivamente ad Empoli e Fortuna Dusseldorf; al loro posto ecco Da Cunha dal Nizza, Nsame (ex Venezia) dallo Young Boys e Strefezza dal Lecce, più Goldaniga dal Cagliari per la difesa e il talentuosissimo austriaco Braunoder dall'Austria Vienna per il centrocampo. Aggiungendoci due elementi di spicco per la Serie B come Verdi e Baselli, già presenti in rosa, si capisce bene come la seconda parte di stagione possa essere stata entusiasmante, culminata con la festa in casa contro il Cosenza già salvo, con la matematica promozione in Serie A. 

    COM'ERA IL COMO L'ULTIMA  VOLTA IN A - I lariani mancano dal massimo campionato italiano dalla stagione 2002-2003, quando il presidente era Enrico Preziosi e gli allenatori, che non riuscirono ad evitare la retrocessione, Dominissini e poi Fascetti. In rosa, giocatori come Benito Carbone, Nicola Amoruso, Sasa Bjelanovic, Benoit Cauet e, ironia della sorte, quel Fabio Pecchia che alla guida del Parma è l'unico ad aver fatto meglio quest'anno del Como di Roberts e Fabregas. 

    ORA LA SERIE A: IL PROGETTO ALLA DISNEY E I LAVORI SUL SINIGAGLIA - Sempre il responsabile dell'area marketing Suwarso ha parlato a La Gazzetta dello Sport spiegando i tratti caratteristici del progetto del Como: "Il nostro progetto ha come riferimento Disney: parchi a tema, film, studios, media e merchandising. Tutto connesso in un’unica fase. La stessa cosa che dobbiamo fare qua. Il Como era un piccolo progetto legato alla città, oggi è un’industria. Siamo partiti con 850mila euro, pensiamo di arrivare a un valore da un miliardo tra sport, media, strutture, merchandising e turismo. Abbiamo investito nel fashion, le valigie col marchio Como le vendono da Harrods. La gente ha visto chi siamo, i fatti hanno seguito le parole. Capivo i dubbi, visto il passato. Oggi ci sentiamo inclusi in città, lavoriamo per la comunità, non ci sentiamo più come ospiti". E per quanto riguarda lo stadio? Il Sinigaglia ha subito un ampliamento di un migliaio di posti, ma ancora non basta per la Serie A: "A breve la proprietà approverà il progetto da presentare al Comune. Non sarà uno stadio per il Como, aperto due o tre giorni al mese, ma per la città, con aree commerciali e sanitarie. In caso di promozione? L’Atalanta ha fatto i lavori a blocchi senza risentirne. La volontà è quella di giocare qui. 100 milioni di budget per la prima stagione in A? Lo spero, ma non è vero. La proprietà vuole massimizzare l’investimento senza sprechi". La realtà immaginata dal Como va ben oltre il fantastico risultato della promozione. Senza fretta, ma con l'obiettivo fisso in testa.. 

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