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Il caso Leao spacca il Milan. Per Maldini e Pioli è centrale allo stesso modo?
Un caso. Non si può definirlo altrimenti, visto che parliamo del miglior calciatore della Serie A 2021/2022 e di uno dei talenti più ambiti dalle big europee nel futuro prossimo. La situazione di Rafael Leao al Milan può essere descritta addirittura come paradossale, in quanto all'interno di un club sembrano convivere addirittura due anime, ognuna delle quali con un modo profondamente diverso di intendere la centalità dell'asso portoghese. Perché in questa vicenda si intrecciano inevitabilmente gli scenari di mercato e la delicata partita per provare ad assicurarsi anche il futuro del numero 17. Con una società che si prodiga nel definire tutto ancora apertissimo e tutto perfettamente in linea coi piani per risolvere le problematiche legate alla clausola rescissoria, ai tanti attori protagonisti nella gestione della procura e alla famigerata multa dello Sporting. E con un allenatore che nelle ultime settimane ha assunto una posizione nuova e chiaramente intransigente nei confronti del suo giocatore più forte, pur di provare a risalire la china.
Fa specie immaginare allo stesso tempo un Milan Leao-centrico per Maldini e Massara, per il quale la scorsa estate sono stati respinti i tentativi dai ricchi club della Premier League e per il quale si lavora ad una soluzione condivisa a medio-lungo termine, e un Milan che nella testa del suo allenatore può fare a meno di quell'imprescindibilità tecnica che l'ex Lille ha dimostrato coi fatti nella trionfale cavalcata scudetto della stagione passata e nei mesi a seguire. Senza che dalla società filtrino messaggi espliciti di perplessità o contrarietà. Leao è partito dalla panchina nelle ultime due partite disputate contro Sassuolo ed Inter e rischia grosso anche in occasione dei prossimi decisivi appuntamenti contro Torino e Tottenham, se saranno confermate le intenzioni di insistere col nuovo 3-5-2. Impensabile solo fino a poche settimane fa, ma divenuto una tema di drammatica attualità in un periodo in cui tutte le certezze acquisite e consolidate negli ultimi due anni e mezzo sembrano essere evaporate.
Un paradosso per l'appunto, perché nella storia recente del nostro calcio si fatica a riscontrare situazioni analoghe a quello del crollo del Milan campione d'Italia, oggi addirittura fuori dalla zona Champions League. Senza più il suo trascinatore come punta di diamante della squadra e senza più sicurezze ad ogni livello. Appare chiaro a tutti che per immaginare di fare di Leao la pietra angolare di un progetto chiamato a rilanciarsi ed evolversi serva garantire a lui e al suo entourage una prospettiva di miglioramento che passi da un salto di qualità del contesto in cui si troverebbe a muoversi. In parole povere, serve un Milan di nuovo protagonista su certi livelli e chiarire il suo ruolo agli occhi dell'allenatore. Perché oggi nel Diavolo sembrano convivere, forzatamente, due anime e due filosofie oggi tutt'altro che convergenti: nel Milan attuale c'è spazio ancora per Rafa Leao?
Fa specie immaginare allo stesso tempo un Milan Leao-centrico per Maldini e Massara, per il quale la scorsa estate sono stati respinti i tentativi dai ricchi club della Premier League e per il quale si lavora ad una soluzione condivisa a medio-lungo termine, e un Milan che nella testa del suo allenatore può fare a meno di quell'imprescindibilità tecnica che l'ex Lille ha dimostrato coi fatti nella trionfale cavalcata scudetto della stagione passata e nei mesi a seguire. Senza che dalla società filtrino messaggi espliciti di perplessità o contrarietà. Leao è partito dalla panchina nelle ultime due partite disputate contro Sassuolo ed Inter e rischia grosso anche in occasione dei prossimi decisivi appuntamenti contro Torino e Tottenham, se saranno confermate le intenzioni di insistere col nuovo 3-5-2. Impensabile solo fino a poche settimane fa, ma divenuto una tema di drammatica attualità in un periodo in cui tutte le certezze acquisite e consolidate negli ultimi due anni e mezzo sembrano essere evaporate.
Un paradosso per l'appunto, perché nella storia recente del nostro calcio si fatica a riscontrare situazioni analoghe a quello del crollo del Milan campione d'Italia, oggi addirittura fuori dalla zona Champions League. Senza più il suo trascinatore come punta di diamante della squadra e senza più sicurezze ad ogni livello. Appare chiaro a tutti che per immaginare di fare di Leao la pietra angolare di un progetto chiamato a rilanciarsi ed evolversi serva garantire a lui e al suo entourage una prospettiva di miglioramento che passi da un salto di qualità del contesto in cui si troverebbe a muoversi. In parole povere, serve un Milan di nuovo protagonista su certi livelli e chiarire il suo ruolo agli occhi dell'allenatore. Perché oggi nel Diavolo sembrano convivere, forzatamente, due anime e due filosofie oggi tutt'altro che convergenti: nel Milan attuale c'è spazio ancora per Rafa Leao?