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    Il calcio in Grecia, Brignoli a CM: "La mia Atene, mille derby in tutti gli sport. Vi racconto strutture, campionato e tifosi"

    Il calcio in Grecia, Brignoli a CM: "La mia Atene, mille derby in tutti gli sport. Vi racconto strutture, campionato e tifosi"

    • Federico Targetti
    Dal gol iconico al Milan con la maglia del Benevento alla vittoria della Serie B con l'Empoli, fino in Grecia: la carriera di Alberto Brignoli è tutto fuorché banale, e negli ultimi anni ha vissuto una parentesi di ottimo livello al Panathinaikos, una delle tre big di Atene. Il portiere anche ex Palermo tra le altre ci ha concesso un'intervista che ci accompagna nel nostro viaggio nella capitale greca, in occasione della finale di Conference League tra Olympiacos e Fiorentina. 

    Alberto, cominciamo col chiederti com'è che sei arrivato nella prima divisione greca.
    "Sono arrivato in Grecia dall'Empoli: abbiamo vinto il campionato di Serie B, poi hanno preso Vicario, ho fatto la preparazione e dopo la seconda di campionato mi hanno detto che avrebbero puntato su di lui come titolare. Allora ho chiesto di trovare qualcosa, di non ostacolarmi se ci fossi riuscito. Negli ultimi giorni di mercato è arrivata la possibilità di venire al Panathinaikos, è stata una scelta istintiva ma giusta. Del calcio conoscevo le big, quelle che giocano anche in Europa". 

    E quel che hai trovato corrispondeva a quel che ti aspettavi?
    "La differenza con l'Italia è una questione prettamente culturale, sia dentro sia fuori dal campo. Ad Atene puoi fare quel che vuoi, si vive e si lavora bene, si respira calcio e i tifosi sono super appassionati. E' cambiata la gestione della settimana, il modo di lavorare, che non è peggiore ma diverso. Ho avuto bisogno anche io del mio periodo di adattamento". 

    Stadi e centri sportivi in Grecia sono all'avanguardia oppure no?
    "Sulle infrastrutture c'è una grande spaccatura tra le grandi e le piccole. La domenica giochi nel tuo stadio da 30mila persone e quella dopo giochi in casa di una delle cosiddette piccole e la differenza la percepisci, si arriva anche a 500 persone sugli spalti. Quanto ai centri sportivi, io li ho trovati molto competitivi, più avanti rispetto ai nostri. Al Pana ho trovato tutto quello che può servire, in Italia c'è meno ricchezza sotto questo punto di vista, per esempio a Empoli c'è un bellissimo centro sportivo ma soprattutto per i giovani. Oppure alla Sampdoria, molto bello ma contenuto. Probabilmente solo alla Juventus, nella mia esperienza, ho visto strutture equiparabili a quelle che ci sono qua". 

    Come funziona il campionato greco?
    "In Grecia ci sono 14 squadre che si affrontano in un campionato di regular season, poi la classifica si divide tra le prime sei e le altre otto, che lottano rispettivamente per il titolo e per la salvezza mantenendo e ripartendo dai punti totalizzati fino a quel momento". 

    E nella megalopoli Atene ci sono tante squadre di queste 14, non solo le tre big, Olympiacos, AEK e Panathinaikos. Ce ne parli?
    "Ad Atene ci sono tante squadre. L'Atromitos è la classica squadra di metà classifica, da salvezza tranquilla, e poi tante altre squadre che fanno un po' su e giù tra prima e seconda divisione, ad esempio quest'anno è salito il Kallithéa. Considerate che è una città di cinque milioni di abitanti".

    Quindi tantissimi derby. Come hai vissuto la questione legata ai tifosi e ai disordini che hanno fatto notizia recentemente?
    "Il discorso dei tifosi non è solo legato al calcio. Qui è una questione legata a tutti gli sport e ad una città che vede derby di continuo, tanto nel calcio quanto nel basket e nella pallavolo. Ovviamente la risonanza è diversa tra le altre discipline e il calcio, ma le rivalità ci sono in tutti gli sport: quello che è successo a dicembre (la chiusura degli impianti al pubblico per due mesi, ndr) parte da un derby di pallavolo". 

    I derby di Atene sono così feroci anche in campo? 
    "In campo le rivalità sono sane. Io ho giocato tanti derby in questi anni, trovando sempre grande rispetto. Sono successi degli episodi, sì: quest'anno abbiamo giocato in casa dell'Olympiacos a ottobre e un mio compagno è andato in ospedale perché gli è arrivato un petardo a un metro, ma quel petardo è arrivato dalla tribuna, non dai settori dove stanno i gruppi di tifosi organizzati. E' difficile in generale domare la singola persona. Ma il calcio qua è tutto vero, ci sono coreografie, fumogeni, ti capita di iniziare dieci minuti dopo perché sono feste. Rispetto all'Italia c'è molta prevenzione, molta attenzione, si cerca di organizzare qualunque cosa nel dettaglio. E rispetto all'Italia, grossa differenza, non si vedono le tifoserie ospiti negli stadi".
     

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