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    Il Bodo/Glimt porta sfortuna alla Roma. Mourinho rivive l'incubo del 6-1, la Norvegia è maledetta

    Il Bodo/Glimt porta sfortuna alla Roma. Mourinho rivive l'incubo del 6-1, la Norvegia è maledetta

    • Renzo Parodi
    “La jella non esiste però io ci credo”, fiolosofeggiava il sommo filosofo dell’idealismo. Corre l’’obbligo – con tutto il rispetto dovuto a Benedetto Croce – di correggerlo. Nella circostanza la jella esiste, eccome e aiuta il Bodo Glimt a recuperare lo svantaggio procurato da Pellegrini nel primo tempo e infine, all’ultimo palpito del match, a ribaltare il risultato. Roma battuta (2-1) grazie da due casuali correzioni (Saltnes e Vina) nelle traiettorie dei tiri di Wembangomo e Vetlesen. Con la cortese collaborazione nella prima occasione del portiere Rui Patricio che non ha il riflesso per correggere la parata e si lascia sfuggire il pallone nel sacco. Per chi ci crede, alla jella, il nome Bodo Glimt insomma è di quelli maledetti. Fischia ancora nelle orecchie giallorosse il sibilo maligno dell’1-6 rimediato lo scorso 21 ottobre, nel girone di qualificazione di Conference League. Era l’occasione per cancellare quel molestissimo e malaugurante ricordo, la Roma l’ha banalmente fallita.

    Era passata in vantaggio, la squadra di Mourinho, allo spirare del primo tempo con una magia di Pellegrini. Nella ripresa ha sprecato tutto, concedendo campo e palloni all’avversaria. Una buona squadra, senza campioni conclamati ma dotata di corsa, spirito e buona organizzazione di gioco, nonché di quella quadratura mentale che la Roma è andata smarrendo col trascorrere dei minuti, costretta a difendere il vantaggio senzariuscire a replicare in attacco. L’ingresso in campi d Shomurodov e Vina per Mkhitaryan e Zalewski alla lunga si è rivelato inefficace se non dannoso. Pellegrini ha avuto sul destro il pallone del vantaggio ma il suo siluro ha trovato il pugno proteso di Haikim. E salvo qualche mischia estemporanea la partita ha continuato a farla il Bodo, caparbiamente convinto che dai e dai sarebbe riuscito a trovare il buco giusto per perforare Rui Patricio. Ci è riuscito con una capocciata di Vetlesen servito da un calcio di punizione calciato dal largo da Pellegrino, calcio di punizione sciaguratamente procurato da Vina (ammonito nella circostanza) con un inutile spintone su Mugisha, subentrato all’anguillesco Koomson. La sconfitta è rimediabile, ma a Roma tra sette giorni prepariamoci ad una battaglia, Questi vichinghi sono tosti e provano comunque a giocare sempre al calcio.

    Roma tornata in Norvegia sul luogo del delitto. Quell’1-6 dello scorso ottobre che ha rovinato il curriculum dello Special One (“la peggiore partita della mia carriera”) e al netto della qualificazione alla semifinale di Conference League, reclama di lavare l’onta insopportabile. Nella ghiacciaia oltre il Circolo Polare Artico, sul terreno verde ma sintetico che non piace a Mourinho (“al calcio si gioca sull’erba”), al cospetto di quasi novemila tifosi fasciati di giallo come bomboniere che non smettono un attimo di incitare la propria squadra, la Roma si acconcia subito umilmente ad una gara di contenimento ma non di difesa ad oltranza. Anzi, Mou dalla panchina invita i suoi a tenere alto il baricentro per non allungare eccessivamente la propria squadra e contenere le sfuriate dei norvegesi. Gioca Kumbulla per Smalling e dall’altra parte non è neppure in panchina la stella Solbakken che piace a Mourinho, lo sostituisce Koomson, un ghanese dalla corsa razzente che mette a dura prova i garretti di Kumbulla. Squadra peperina, il Bodo, che non si concede a svolazzi, attacca dritto per dritto allargando le azioni sugli esterni, nel tentativo, si presume, di allargare la difesa a tre romanista. Si gioca ad uno, massimo due tocchi, le punte norvegesi agiscono in pressing alto sui difensori romanisti e la Roma prova a scavalcare il centrocampo avversario facendo perno sui piedi morbidi e sull’inventiva di Mikhitarian, in grande spolvero, e sulle accelerazioni di Pellegrini che agisce quasi come punta centrale, mentre Abraham svaria di qua e di là in cerca di ossigeno sgusciando fra i “cagnacci” del Bodo: Moe, Hoibraten e Wembangomo, mentre Zalewski deve guardarsi al largo dagli arrembaggi di Vetlesen e Cristante in posizione di centromediano metodista fa argine su Hagen e Karsdorp tiene d’occhio l’aitante ma fumoso Pellegrino palleggiandolo con Mancini e scivolando in avanti a chiudere su Saltnes.

    Raccontata così assomiglia a una partita a scacchi e però di schiettamente tattico c’è ben poco. Si gioca a darle e a prenderle e nella prima mezz’ora è il Bodo a pungere dalle parti di Rui Patricio con le iniziative di Saltens (esterno della rete) e Vetselen (diagonale troppo largo). Il giallo a Cristante (trattenuta su ripartenza di Hagen) condiziona il centrale giallorosso e “smoscia” le iniziative della Roma. Il Bodo si fa coraggio e attacca in scioltezza, manca l’ultimo passaggio e però le iniziative sono pepate. Occorre attendere il 37’ per ammirare la piroetta di Abraham (acciaccato ma deciso a proseguire) servito dall’assist guantato di Mkhitaryan, e la bella uscita bassa del portiere del Bodo a negargli il gol. Gol che arriva allo scadere in capo ad un’azione fulminea della Roma (una delle poche) col solito Mkhitaryanche imbecca Pellegrini: sinistro chirurgico sottomisura fra palo e portiere e Roma in vantaggio. 1-0.

    La musica cambia nella ripresa. Il Bodo serra i ranghi e alza il baricentro di squadra, conquista il pallino del gioco e non lo molla più. La Roma si rattrappisce e perde baldanza e sicurezza, mentre il termometro precipita qualche grado sotto lo zero. Ma saranno i gol norvegesi a gelare i 500 tifosi romanisti assiepati in una minuscola porzione del civettuolo stadio di Bodo. All’ennesimo assalto alla porta romanista, (11’) il pallone schizza dall’ottimo Koomson all’accorrente Wembangomo, il difensore esterno mancino si avventa e calcia dai venti metri, la schiena di Saltnes corregge involontariamente la traiettoria del pallone, Rui Patricio è pigro a correggere la parata e il pallone si insacca. 1-1.

    La Roma accusa il colpo, sbanda e non riesce più a replicare in attacco. Si difende senza ricucire. Mourinho ha una bella pensata, toglie Mikhitaryan, il più vispo e reattivo dei suoi, e lo sostituisce con Shomurodov. Gli serve un contropiedista, d’accordo, ma tanto valeva escludere il compassato Oliviera, il quale peraltro ha il merito di soffiare di misura il pallone a Vetlesen che si appestava a spararlo nel sacco da pochi metri, raccogliendo il bel cross dalla destra di Koomson. Pellegrino, quasi omonimo del capitano giallorosso, esce dal lungo letargo e con le lunghe leve ribalta il fronte del gioco, aggiungendo munizioni all’arsenale del Bodo.

    La Roma deve rinunciare all’infortunato Mancini (ginocchio desto) e ricorre a Smalling. Due volte con Kumbulla e Pellegrini la Roma sfonda le difese avversarie e butta il pallone nella porta del Bodo ma la posizione di fuorigioco dei due in entrambi i casi è nettissima. Si arriva così al fatal minuto 44’. Vina si slancia a corpo morto su Migisha che stava provando a sgusciare dal fondo e lo abbatte. Fallo e cartellino giallo. La battuta di Pellegrino è perfetta per la testa di Vetlesen, sulla deviazione ancora Vina (oscar nero della serata) corregge la traiettoria del pallone con l’anca e inganna Rui Patricio. 2-1 Bodo Glimt.

    Mettiamola così: si vede che era destino. Ora si fanno voti affinché il calendario delle coppe europee non si diverta mai più a chiamare in causa questi satanassi norvegesi quando nell’urna esce il nome della Roma. E in vista del ritorno all’Olimpico, tra una settimana, tenete pronti cornetti, amuleti e ferri di cavallo. La jella non esiste, ma non si sa mai…

    IL TABELLINO
    Bodo-Roma 2-1 (primo tempo 0-1)

    Marcatori: 43' Pellegrini, 56' Saltnes, 89’ Vetlesen

    Assist: 43’ Mkhitarynan

    Ammoniti: Cristante, Vina (R)

    BODØ/GLIMT: Haikin; Sampsted, Moe, Høibråten, Wembangomo; Vetlesen, Hagen, Saltnes; Koomson (83’ Mugisha), Espejord (77' Boniface), Pellegrino. All.: Knutsen.

    ROMA: Rui Patricio; Mancini (68' Smalling), Kumbulla, Ibañez; Karsdorp, Cristante, Sergio Oliveira, Zalewski (65' Viña); Pellegrini, Mkhitaryan (65' Shomurodov); Abraham. All.: Mourinho.

    Arbitro: Serdar Gözübüyük

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