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    Il bello e il cattivo volto del Napoli

    Il bello e il cattivo volto del Napoli

    • Giovanni Scotto

    Il bene e il male. Qualità da sublimare e difetti atavici che rendono meno bella l’esplosione di gioia e di gol del Napoli, incontenibile e arruffone, in una delle sue esibizioni più entusiasmanti, almeno per un tempo. Indicazioni per Sarri, fiumi di appunti da riprendere per frenare quei cali di concentrazione che rappresentano lo scoglio più duro da superare per una squadra giovane nella mente, prima ancora che all’anagrafe. Nella ripresa il Torino ne ha messi tre, senza mia dare la sensazione di poter rientrare in partita ma denunciando i limiti su cui bisognerà lavorare per completare il percorso di crescita.

    Tre subiti e cinque fatti, nell’altra metà tanto avvenente da far innamorare gli ultimi scettici. Un tripudio di azioni alla mano e azioni dei singoli, con un protagonista assoluto: Dries Mertens. Il “falso nueve” scoperto e lanciato da Sarri nelle vesti che, dopo le iniziali difficoltà ha dimostrato di poter vestire benissimo. Quattro centri per sorpassare il Milan e per “vedere” la Roma (seconda), sopra di una sola lunghezza.

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