Il Barcellona torna su Rafael Leao. Ma il club spagnolo può permetterselo?
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Rafael Leao al Barcellona. Una suggestione di mercato che ha ripreso consistenza nelle ultime settimane, complice il progressivo deterioramento dei rapporti tra l’attaccante portoghese e l’allenatore del Milan, suo connazionale, Paulo Fonseca. Che, nel recente big match contro il Napoli a San Siro, ha relegato in panchina il classe ‘99 per la seconda partita consecutiva di campionato. Indirettamente, il malessere di Leao inizia a rivolgersi pure al club rossonero, che a livello di dichiarazioni ufficiali - le parole del consulente di RedBird Zlatan Ibrahimovic a pochi minuti della partita di Champions League contro il Bruges (“A Milanello ci sono persone adulte, si prendano le loro responsabilità come stanno facendo. Fonseca sia se stesso, è lui l’allenatore e certe questioni devono risolverle dall’interno”) non si è mai schierato in suo favore in questa querelle. Da qui il timore che il mal di pancia di Rafa possa diventare qualcosa di più complicato da gestire col passare delle settimane e possa aprire a scenari di mercato impronosticabili fino a poco tempo fa. Ma il Barcellona attuale, primo in Liga dopo lo splendido 4-0 in casa del Real Madrid e lanciatissimo pure in Champions League dopo il poker calato sul Bayern Monaco, avrebbe già a gennaio l’interesse di fare un tentativo per Leao?
IL BARCELLONA VUOLE LEAO: COSA SCRIVONO IN SPAGNA
La stampa locale ed in particolare il quotidiano Sport riferisce che il club blaugrana, considerate le ottime relazioni con l’agente Jorge Mendes - che del giocatore del Milan cura gli interessi - non escluderebbe a priori questa ipotesi. Ma si tratta di fare bene i conti e di comprendere se, da un punto di vista di convenienza tecnico-finanziaria, l’operazione Leao avrebbe più pro che contro. Leao è legato al Milan da un contratto con scadenza a giugno 2028 e percepisce un ingaggio netto di circa 7 milioni di euro netti a stagione. Una cifra che in Spagna, tasse comprese, peserebbe all’incirca per 14 milioni di euro sul bilancio del Barcellona, che nella sua rosa vanta diversi tra i calciatori meglio pagati dell’intera Liga. Dal centravanti Robert Lewandowski, che stacca tutti coi suoi 33,3 milioni di euro lordi, passando per Frenkie de Jong (settimo in classifica coi suoi 19 milioni), Ansu Fati (dodicesimo, 14 milioni), Koundé (tredicesimo con 13,5 milioni) e Raphina (diciassettesimo con 12,5). Prima di entrare nel dettaglio sulla situazione economica generale del Barcellona, l’eventuale approdo di Leao a gennaio nella squadra allenata da Hansi Flick andrebbe a creare un aumento del monte salariale, che per questa stagione sportiva è già salito di 156,401 milioni (+48%) rispetto ai 270,026 milioni della stagione 2023/2024 e che si attesta quindi a quota a 426,427 milioni.
LEAO VS FONSECA, TUTTA LA VERITA'
Numeri impressionanti, resi possibili da un complessivo ma non così imponente miglioramento della condizione generale della società catalana, che dal ritorno alla presidenza di Joan Laporta ha intrapreso un’opera di risanamento dei conti che non è tuttavia sufficiente per permettersi voli pindarici nell’immediato futuro. L’indebitamento del Barcellona, che nel 2022 aveva toccato il punto più basso da un po’ di anni ad allora (1,12 miliardi di euro), è tornato a salire in modo preoccupante tra il 2023 ed il 2024: lo scorso anno ha sfondato il muro dei 2 miliardi per poi abbassarsi a 1,9. Una cifra che è pesantemente influenzata dal corposo investimento (1,1 miliardi) che la proprietà del Barcellona sta portando avanti per la ristrutturazione del Camp Nou, la costruzione del nuovo stadio “Johan Cruyff” riservato alla cantera, il nuovo palazzetto dello sport multifunzionale per le squadre di basket, pallamano, hockey (il Nou Palau Blaugrana) e le altre realtà della polisportiva - oltre alla possibilità di ospitare concerti e altri eventi - e di un Campus Barça. Un’opera mastodontica per la quale Laporta è alla ricerca di finanziamenti e finanziatori, ma che genererebbe immediatamente significativi introiti. La riapertura, seppur parziale, del Camp Nou è prevista durante il 2025, mentre il funzionamento a pieno regime non prima del 2026. Nel mentre, il Barcellona sta spendendo parecchi soldi per l’affitto dell’impianto a Montjuic nel quale gioca attualmente le partite casalinghe e sta rinunciando all’indotto generato dal megastore e da tutti gli esercizi commerciali situati nell’area del vecchio stadio.
TASSOTTI: "E' MASOCHISMO TENERE FUORI LEAO"
Una situazione che, al netto delle parole rassicuranti espresse dal presidente nell’assemblea dei soci dello scorso settembre, preoccupa e genera inquietudine, anche perché un sostanziale miglioramento della situazione passa da una serie di operazioni commerciali e di accordi che Laporta confidava di definire in tempi più rapidi. A partire dal nuovo accordo di sponsorizzazione con Nike - storico partner dal 1998 - con scadenza a giugno 2038 e dal quale il Barcellona si aspetta di ottenere il maggior guadagno di sempre per una società di calcio. Laporta chiede 100 milioni di euro garantiti a stagione, più bonus in base ai risultati e un ulteriore premio alla firma di 100 milioni. Numeri sui quali le parti non si stanno trovando e che potrebbero spingere i blaugrana alla mossa “disperata” di includere nell’intesa una partecipazione di Nike in Barça Vision (uno delle nuove piattaforme per la condivisione di materiale audio-visivo e multimediale a disposizione di tifosi e clienti) e ai suoi incassi. In sostanza, sull’onda delle famose palancas (traducibili con la parola “leve” in italiano) ottenute nei primi mesi della nuova gestione di Laporta con la vendita dei diritti di Barça Studios per un totale vicino ai 900 milioni di euro.
LA GESTIONE DI LEAO: IL CONFRONTO TRA PIOLI E FONSECA
Mosse che sono state fondamentali e necessarie per impedire il fallimento economico del Barcellona e che hanno garantito liquidità nell’immediato per far fronte ad alcune pendenze ma anche a continuare ad operare sul mercato per rinforzare la squadra. Una strategia accompagnata da un sostanziale miglioramento alla voce dei ricavi - che tuttavia nell’ultimo bilancio sono scesi a 761 milioni dopo la cifra record di 805,65 dell’anno precedente - e delle spese per personale e ammortamenti, passati rispettivamente da 625,73 milioni a 471,8 e da 124,095 a 113,13 milioni. Anche gli investimenti sui calciatori hanno subito un’evidente diminuzione, arrivando a 218,73 milioni di euro (nel bilancio precedente ammontavano a 250,48) per quanto concerne i diritti sull’acquisizione dei calciatori, mentre gli investimenti annuali sui diritti dei giocatori sono scesi da 164 milioni di euro a 56. Eppure, nonostante una politica mediamente più virtuosa che nelle stagioni antecedenti, ci sono dei numeri che rimangono allarmanti: l’effetto positivo delle palancas su patrimonio netto e risultato di esercizio si è esaurito e nel 2024 si è tornati a due pesanti negativi a quota 90,5 milioni di euro e 94,34 milioni.
A questo va aggiunto che la Uefa ha già ottenuto il pagamento di una multa di 500.000 euro - confermata dal TAS di Losanna - per l’utilizzo non corretto dei ricavi della prima palanca a bilancio e non è escluso che pure sulla seconda vengano adottati dei provvedimenti. Il Barcellona ha dunque bisogno come del pane di nuova liquidità a stretto giro di posta, di nuove entrate dagli accordi che Laporta riuscirà a raggiunge, in attesa che dal nuovo Camp Nou parta un ciclo virtuoso che attesti i ricavi del club ai livelli di una big del calcio internazionale. Senza questi risultati, anche la famosa regola della Liga dell’1:1 in tema di acquisti - ingaggio e tessero un calciatore nuovo soltanto se libero slot che impattino alla stessa maniera sulla massa salariale - resta lontana dal raggiungimento. In parole povere, per arrivare ad un calciatore come Rafael Leao, il cui valore di mercato è oggi indefinibile - ma è di certo molto lontano dai 175 milioni di euro della clausola rescissoria inserita nel nuovo accordo - e con uno stipendio quasi da top player, il Barcellona dovrebbe ricorrere ad importanti escamotage finanziari e a complicati giochi di equilibrio per non sprofondare ulteriormente in una situazione di indebitamento che genererebbe comprensibili preoccupazioni sulla continuità aziendale. Non è un caso che l’estate scorsa il vero obiettivo per la fascia sinistra sia stato sin dall’inizio la stella dell’Athletic Bilbao Nico Williams, che ha una clausola rescissoria di 58 milioni (contratto in scadenza nel 2027) e un ingaggio inferiore a quello di Leao: 10,4 milioni di euro lordi a stagione.
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IL BARCELLONA VUOLE LEAO: COSA SCRIVONO IN SPAGNA
La stampa locale ed in particolare il quotidiano Sport riferisce che il club blaugrana, considerate le ottime relazioni con l’agente Jorge Mendes - che del giocatore del Milan cura gli interessi - non escluderebbe a priori questa ipotesi. Ma si tratta di fare bene i conti e di comprendere se, da un punto di vista di convenienza tecnico-finanziaria, l’operazione Leao avrebbe più pro che contro. Leao è legato al Milan da un contratto con scadenza a giugno 2028 e percepisce un ingaggio netto di circa 7 milioni di euro netti a stagione. Una cifra che in Spagna, tasse comprese, peserebbe all’incirca per 14 milioni di euro sul bilancio del Barcellona, che nella sua rosa vanta diversi tra i calciatori meglio pagati dell’intera Liga. Dal centravanti Robert Lewandowski, che stacca tutti coi suoi 33,3 milioni di euro lordi, passando per Frenkie de Jong (settimo in classifica coi suoi 19 milioni), Ansu Fati (dodicesimo, 14 milioni), Koundé (tredicesimo con 13,5 milioni) e Raphina (diciassettesimo con 12,5). Prima di entrare nel dettaglio sulla situazione economica generale del Barcellona, l’eventuale approdo di Leao a gennaio nella squadra allenata da Hansi Flick andrebbe a creare un aumento del monte salariale, che per questa stagione sportiva è già salito di 156,401 milioni (+48%) rispetto ai 270,026 milioni della stagione 2023/2024 e che si attesta quindi a quota a 426,427 milioni.
LEAO VS FONSECA, TUTTA LA VERITA'
Numeri impressionanti, resi possibili da un complessivo ma non così imponente miglioramento della condizione generale della società catalana, che dal ritorno alla presidenza di Joan Laporta ha intrapreso un’opera di risanamento dei conti che non è tuttavia sufficiente per permettersi voli pindarici nell’immediato futuro. L’indebitamento del Barcellona, che nel 2022 aveva toccato il punto più basso da un po’ di anni ad allora (1,12 miliardi di euro), è tornato a salire in modo preoccupante tra il 2023 ed il 2024: lo scorso anno ha sfondato il muro dei 2 miliardi per poi abbassarsi a 1,9. Una cifra che è pesantemente influenzata dal corposo investimento (1,1 miliardi) che la proprietà del Barcellona sta portando avanti per la ristrutturazione del Camp Nou, la costruzione del nuovo stadio “Johan Cruyff” riservato alla cantera, il nuovo palazzetto dello sport multifunzionale per le squadre di basket, pallamano, hockey (il Nou Palau Blaugrana) e le altre realtà della polisportiva - oltre alla possibilità di ospitare concerti e altri eventi - e di un Campus Barça. Un’opera mastodontica per la quale Laporta è alla ricerca di finanziamenti e finanziatori, ma che genererebbe immediatamente significativi introiti. La riapertura, seppur parziale, del Camp Nou è prevista durante il 2025, mentre il funzionamento a pieno regime non prima del 2026. Nel mentre, il Barcellona sta spendendo parecchi soldi per l’affitto dell’impianto a Montjuic nel quale gioca attualmente le partite casalinghe e sta rinunciando all’indotto generato dal megastore e da tutti gli esercizi commerciali situati nell’area del vecchio stadio.
TASSOTTI: "E' MASOCHISMO TENERE FUORI LEAO"
Una situazione che, al netto delle parole rassicuranti espresse dal presidente nell’assemblea dei soci dello scorso settembre, preoccupa e genera inquietudine, anche perché un sostanziale miglioramento della situazione passa da una serie di operazioni commerciali e di accordi che Laporta confidava di definire in tempi più rapidi. A partire dal nuovo accordo di sponsorizzazione con Nike - storico partner dal 1998 - con scadenza a giugno 2038 e dal quale il Barcellona si aspetta di ottenere il maggior guadagno di sempre per una società di calcio. Laporta chiede 100 milioni di euro garantiti a stagione, più bonus in base ai risultati e un ulteriore premio alla firma di 100 milioni. Numeri sui quali le parti non si stanno trovando e che potrebbero spingere i blaugrana alla mossa “disperata” di includere nell’intesa una partecipazione di Nike in Barça Vision (uno delle nuove piattaforme per la condivisione di materiale audio-visivo e multimediale a disposizione di tifosi e clienti) e ai suoi incassi. In sostanza, sull’onda delle famose palancas (traducibili con la parola “leve” in italiano) ottenute nei primi mesi della nuova gestione di Laporta con la vendita dei diritti di Barça Studios per un totale vicino ai 900 milioni di euro.
LA GESTIONE DI LEAO: IL CONFRONTO TRA PIOLI E FONSECA
Mosse che sono state fondamentali e necessarie per impedire il fallimento economico del Barcellona e che hanno garantito liquidità nell’immediato per far fronte ad alcune pendenze ma anche a continuare ad operare sul mercato per rinforzare la squadra. Una strategia accompagnata da un sostanziale miglioramento alla voce dei ricavi - che tuttavia nell’ultimo bilancio sono scesi a 761 milioni dopo la cifra record di 805,65 dell’anno precedente - e delle spese per personale e ammortamenti, passati rispettivamente da 625,73 milioni a 471,8 e da 124,095 a 113,13 milioni. Anche gli investimenti sui calciatori hanno subito un’evidente diminuzione, arrivando a 218,73 milioni di euro (nel bilancio precedente ammontavano a 250,48) per quanto concerne i diritti sull’acquisizione dei calciatori, mentre gli investimenti annuali sui diritti dei giocatori sono scesi da 164 milioni di euro a 56. Eppure, nonostante una politica mediamente più virtuosa che nelle stagioni antecedenti, ci sono dei numeri che rimangono allarmanti: l’effetto positivo delle palancas su patrimonio netto e risultato di esercizio si è esaurito e nel 2024 si è tornati a due pesanti negativi a quota 90,5 milioni di euro e 94,34 milioni.
A questo va aggiunto che la Uefa ha già ottenuto il pagamento di una multa di 500.000 euro - confermata dal TAS di Losanna - per l’utilizzo non corretto dei ricavi della prima palanca a bilancio e non è escluso che pure sulla seconda vengano adottati dei provvedimenti. Il Barcellona ha dunque bisogno come del pane di nuova liquidità a stretto giro di posta, di nuove entrate dagli accordi che Laporta riuscirà a raggiunge, in attesa che dal nuovo Camp Nou parta un ciclo virtuoso che attesti i ricavi del club ai livelli di una big del calcio internazionale. Senza questi risultati, anche la famosa regola della Liga dell’1:1 in tema di acquisti - ingaggio e tessero un calciatore nuovo soltanto se libero slot che impattino alla stessa maniera sulla massa salariale - resta lontana dal raggiungimento. In parole povere, per arrivare ad un calciatore come Rafael Leao, il cui valore di mercato è oggi indefinibile - ma è di certo molto lontano dai 175 milioni di euro della clausola rescissoria inserita nel nuovo accordo - e con uno stipendio quasi da top player, il Barcellona dovrebbe ricorrere ad importanti escamotage finanziari e a complicati giochi di equilibrio per non sprofondare ulteriormente in una situazione di indebitamento che genererebbe comprensibili preoccupazioni sulla continuità aziendale. Non è un caso che l’estate scorsa il vero obiettivo per la fascia sinistra sia stato sin dall’inizio la stella dell’Athletic Bilbao Nico Williams, che ha una clausola rescissoria di 58 milioni (contratto in scadenza nel 2027) e un ingaggio inferiore a quello di Leao: 10,4 milioni di euro lordi a stagione.
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Commenti
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Vuoi dire che il barca non ha 12 milioni per bidonao?