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    Il -15 tira fuori la miglior Juve della stagione, ma neanche un miracolo le darà la Champions

    Il -15 tira fuori la miglior Juve della stagione, ma neanche un miracolo le darà la Champions

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Nessun trauma, nessun disagio. La Juve, surclassata sette giorni fa dal 5-1 di Napoli e penalizzata appena venerdi di quindici punti in classifica, gioca la miglior partita del suo campionato e recupera due volte l’Atalanta. In un caso (nel primo tempo) riesce anche a sorpassarla (2-1). Nella ripresa, invece, subisce l’uno-due iniziale dei bergamaschi, va sotto, ma pareggia con Danilo quando mancano ancora 25 minuti alla fine e lo Stadium sogna la vittoria per cominciare la più pazza e la più inutile delle rimonte.

    Finisce 3-3 e Allegri sente di aver lasciato qualcosa di incompiuto nella partita più significativa, contro l’avversario più in forma del campionato (l’Atalanta appunto, perché il Napoli fa tutta un’altra corsa), sotto un cielo che chiedeva il riscatto immediato del campo dopo la punizione a tavolino. L’occasione ci sarebbe anche stata (regalo di Demiral a Kean in piena area, cross immediato e tiretto sgonfio di Miretti su Musso). Poteva essere l’apoteosi se sul terreno di gioco ci fosse stato ancora Di Maria, sostituito proprio dal giovane compagno. Che è bravo, ma non (ancora) un campione.

    E’ stata un confronto bellissimo, degno di una gara di Premier sia per l’intensità, sia per la predisposizione delle due squadre a cercare il gol. Una prestazione che ha chiarito come, se vuole, anche Allegri sappia giocare partite aperte e offensive. Di Gasperini si sapeva. Dispiace solo constatare quanto poco sportivo sia l’allenatore dell’Atalanta che, in panchina, ironizzava sul chiarissimo rigore concesso alla Juve (fallo di Ederson su Fagioli pescato dal Var), quando invece la sua squadra ha rischiato due penalty in altrettante situazioni: prima, la cintura di Palomino su Milik; poi, la spinta di Toloi ancora sul polacco lanciato a rete.

    Il pareggio, comunque, è giusto e, date le premesse, forse persino consolatorio. Oltre ai guai juventini, sullo Stadium gravava pure la presenza di un’Atalanta capace di fare, in meno di una settimana, otto gol alla Salernitana e cinque allo Spazia in Coppa Italia. 

    Certo, l’Atalanta ha due grandi attaccanti (Lookman e Hojlund), il primo ha segnato i due gol del vantaggio (lo 0-1 cui ha contribuito anche Szczesny e il 2-3 saltando più in alto di Alex Sandro), però è soprattutto un collettivo dove funziona tutto, tranne, a volte, la difesa. Palomino è dovuto uscire dopo sedici minuti e Demiral, molto forte fisicamente, non sempre è stato attento. Ma è dal centrocampo in sù dove l’Atalanta sa fare le cose migliori. Innanzitutto perché produce gegenpressing, cioè pressing in avanti, ogni volta che perde palla. E poi perchè ha elementi che sanno mettere la palla in porta. Così è arrivato il pareggio di Maehle (2-2) appena cominciata la ripresa.

    Non si sa se caricati dalle parole del presidente Ferrero e dell’amministratore delegato Scanavino o dalla voglia di rivincita sulla giustizia sportiva, ma i giocatori della Juve sono stati gruppo e sono parsi squadra. Non sono mancate le amnesie (Szczesny sul primo gol, Danilo sul secondo, Alex Sandro sul terzo), ma tutti hanno inseguito il riscatto (una grande parata di Szczesny su Toloi, la punizione trasformata in gol da Danilo) e tutti hanno lavorato per la squadra. Di Maria ha segnato solo su rigore, ma è stato un raffinatore di qualità. Purtroppo, per lui e per la Juve, i 90 minuti non li tiene ancora e la sua uscita, insieme a quella di Milik, hanno indebolito il reparto offensivo.

    Nonostante la dedizione, sono mancate le volate di Chiesa nella seconda metà del secondo tempo. Allegri sperava che ripetesse l’exploit con il Monza, ma, a parte qualche eccesso di nervosismo, Chiesa è sempre stato troppo lontano dalla porta, anche quando Miretti è scalato a centrocampo. 

    Il gol più bello è stato il secondo della Juventus perché arrivato da un preziosismo di Di Maria a liberare Fagioli sulla corsia di destra. Perchè il cross del giovane centrocampista è stato puntuale e preciso. E perché Milik, di destro, ha anticipato Toloi con la voracità del bomber consumato.

    Cosa potrà fare questa Juve rivitalizzata dal suo stesso orgoglio quando ritroverà Vlahovic e Pogba? Sinceramente credo che su 57 punti disponibili ne possa accumulare una trentina. Certamente non serviranno ad arrivare in Champions. Ma se anche il miracolo, auspicato da Allegri, si compisse, sulla Juve piomberà di sicuro un’altra penalizzazione per gli altri due filoni d’inchiesta. L’esclusione dall’Europa è la pena minima e certa. Su questo ha ragione Allegri: non resta che fare più punti possibile per dimostrare quelli effettivi e puntare su Coppa Italia e Europa League. Sul campo, cioè dove si gioca, la Juve può tornare più Juve di prima.



     

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