Ibra contro Mexes:| Amici mai
Stasera non ci sarà, come sostengono a Trigoria, un intero campionato in gioco.
Ma quasi. Perdere, significherebbe portare a 13 punti il divario dal Milan capolista. Il pericolo numero uno si chiama Ibrahimovic. Ranieri lo sa bene. «Ci vorrebbe un gabbione, per lui», spiegava ieri. Un gabbione che andrebbe calato sulle fasce. Perché è da lì, avverte il tecnico, che Ibra fa più male: «Lo svedese non gioca molto sul centro, ma più sugli esterni». Vero. Però Ranieri può contare su un difensore che, sì, là in mezzo si sente a suo agio, ma che all’occorrenza è bravissimo a far saggiare a un cagnaccio come Ibra i propri tacchetti. Specie se il difensore in questione è Mexes. E quindi uno che per lo svedese nutre un’antipatia particolare. Mexes che, tra parentesi, al Milan ha già segnato due gol in campionato: il 14 maggio 2006 e il 31 marzo 2007. Nella storia dei duelli con Ibrahimovic, c’è un episodio che Philippe sicuramente ricorda. È il 21 gennaio 2009, quarti di finale di Coppa Italia a San Siro. Gara unica. Dentro o fuori. Sul 2-1 per l’Inter, Ibra comincia a giochicchiarecon la palla. A prendere per i fondelli la difesa romanista. Che errore. Non si scherza col fuoco. È una frazione di secondo. Mexes se ne frega di essere già stato ammonito e sotto gli occhi di Orsati gli si avventa sulle caviglie. È un tackle assassino, bisogna ammetterlo. Aggravato da un calcetto malandrino, successivo al fallo. I due si fronteggiano. Letteralmente: fronte contro fronte. Lo scontro finisce lì. Lo svedese salva la pelle. Da un duello tra due nemici, quello tra due amici. È difficile immaginare un dialogo tra un ragazzo solare come De Rossi e un musone come Pirlo. Eppure è così. Se non fosse per la distanza che li separa, l’anima del centrocampo romanista e quella della linea mediana milanista si frequenterebbero con assiduità. In passato, hanno trascorso le vacanze insieme. L’amicizia nacque ai Mondiali tedeschi del 2006. Mentre tutta l’Italia processava Capitan Futuro per la gomitata all’americano McBride, il regista del Milan gli restò accanto. Disse Riva: «De Rossi è l’unico essere umano al mondo in grado di far sorridere Pirlo». Vuoi perché mancava uno, vuoi perché mancava l’altro, Totti e Nesta non si affrontano più da un Roma-Milan del 31 marzo 2007. Eppure, si conoscono di vista già dal lontano 1988. Francesco militava nella Lodigiani, Alessandro era già laziale e già capitano. Il Capitano vero, quello con la "c" maiuscola, indossava la maglia numero 8. E quel giorno, quella prima volta uno contro l’altro, suggellò il successo della Lodigiani con un gioiello di punizione. Li divide la fede. Calcistica. Uno è l’emblema della Roma, l’altro lo è stato della prima squadra di Formello. Sono stati avversari per anni al derby. Ma fuori dal campo si stimano. D’altronde, come fai a non voler bene all’eroe di Lazio-Roma 1-5