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Ibra come Gattuso e Giampaolo: il Milan e quell'allarme mai ascoltato sul mercato
ENNESIMO MESSAGGIO - Parole e musica, che non lasciano spazio ad interpretazione e che risuonano come sentenza nel mondo rossonero. Un allarme che fa seguito ad avvertimenti passati. Il primo fu Gattuso al termine della scorsa stagione: "Per il tipo di squadra che è, servono giocatori d'esperienza, che si assumano la responsabilità". Ma non è l'unico: al termine del match di andata, sempre dopo la Stracittadina, Giampaolo dovette ammettere: "L'Inter ha qualcosa in più sul piano del vissuto, di quello che è stato nell'esperienza di giocatori importanti". Messaggi che si scontrano con la volontà di Elliott, la cui visione resta legata all'acquisto di giovani dal roseo futuro. "Abbiamo una strategia chiara, quella di investire in giovani calciatori che possano migliorare negli anni, che spendano i loro migliori anni tra le nostre fila, diventando insieme a noi dei top players. Siamo la squadra più giovane della Serie A". Parlava così, Ivan Gazidis, amministratore delegato del club, durante l'assemblea dei soci dello scorso ottobre.
CONFERMA IBRA - Gioventù, sì. Ma anche tante lacune. Perché l'impressione è sempre che questo Milan, alle prime difficoltà, affondi. Ed è stato così anche al gol di Brozovic, letale goccia di benzina che ha rianimato il fuoco dei Conte boys e la fiamma della Curva Nord e del Meazza intero. Un uno-due tragico in pochi minuti, doppio colpo da ko che ha aperto le strade alla trionfale rimonta nerazzurra. Lo strappo alla regola, rappresentato dall'arrivo del 38enne Ibrahimovic, appare smascherare i problemi della linea verde rossonera e confermare la tesi di chi invoca elementi di spessore e dal background di livello. A giugno servirà un'altra, nuova, rivoluzione, basata - questa volta sì - sull'esperienza, su giocatori pronti e in grado di dare da subito carattere a una squadra ancora troppo giovane.