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  • Ibra al Milan: improvvisazione e presunzione, un segnale di debolezza

    Ibra al Milan: improvvisazione e presunzione, un segnale di debolezza

    • Giancarlo Padovan
    Forte della massima di Oscar Wilde (“quando tutti mi danno ragione, comincio a pensare di avere torto”), pedalo in solitudine e controvento a proposito della decisione di Gerry Cardinale di assumere Zlatan Ibrahimovic come consigliere personale del Milan e di Red Bird.

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    Avevo già avuto modo di anticipare che, proprio perché Ibrahimovic è un uomo di campo che non ha mai frequentato la scrivania, né la diplomazia, meno che mai ha fatto il manager o il dirigente o l’allenatore, era del tutto improprio metterlo vicino, a fianco o - peggio - sopra a Stefano Pioli. Primo, perché questo suo nuovo mestiere è fondato solo sulla presunzione di saperlo fare. Secondo, perché il collante tra squadra e società c’era già (ed è Furlani) e quello tra squadra e allenatore è l’allenatore stesso. Fuori da questo schema o modello consolidato c’è solo l’improvvisazione che è parente stretta dell’ approssimazione e della confusione.

    Alcune domande elementari potranno spiegare il mio scetticismo. Quale sarà la sede di lavoro di Ibra? Gli uffici della società o Milanello? E se fosse Milanello, andrebbe negli spogliatoi? E se sì, a fare che cosa? Parlerà ai calciatori? Li confesserà o, dopo di loro, passerà all’allenatore?

    Siamo tutti abbastanza adulti da capire che, al di là del valore simbolico e taumaturgico della sua presenza, Ibrahimovic rappresenti un’insidia per l’autonomia di Pioli, un intralcio per l’attività dei dirigenti, un pericolo per la tranquillità dei calciatori. Ricordando quanto si lamentasse in campo dei compagni e come li rimproverasse per un semplice passaggio sbagliato, non capisco perché dovrebbe fungere da stimolo, se non instaurando un clima di rigore assai prossimo all’intimidazione.

    Resto perciò convinto che il ricorso ad Ibra da parte della società sia un segnale di debolezza. A meno che, in caso di uscita dalla Champions e, magari, anche dall’Europa League, lo svedese non abbia già ricevuto un mandato preciso: licenziare Pioli.

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