Iaquinta: 'La Juve non ha rivali. Conte mi difese da Marotta. Spalletti il miglior allenatore italiano. Ronaldo...'
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante della Juventus e della Nazionale, Vincenzo Iaquinta, ha parlato dell'attuale momento dei bianconeri e dello stato della Serie A: "Questa Juve può vincere la Champions. I bianconeri erano già tra le 4 più forti d’Europa e ora con Ronaldo hanno chi fa la differenza nelle sfide decisive. Può essere davvero l’anno buono per riconquistare la Coppa".
Per lo scudetto i giochi sono già chiusi?
"Non vedo antagoniste per la Juve. Si gioca per il secondo posto, dove il Napoli ha qualcosa in più. Lo scontro diretto la dice lunga: il Napoli ha fatto una grandissima partita, ma i bianconeri quando decidono di accelerare, vincono e non c’è rivale che tenga".
L’unico problema per Allegri sembra la coesistenza tra CR7 e Dybala."Possono giocare assieme. Paulo deve abbassarsi per prendere palla più indietro rispetto al portoghese. Dybala dev’essere lasciato libero di svariare. Personalmente lo vedo meglio dietro le punte: fa più male agli avversari se gioca tra le linee e può puntare dritto in porta".
Ronaldo sembra trovarsi meglio con Mandzukic. Il croato è il partner ideale del portoghese?
"Mario fa un lavoro incredibile e crea spazi a CR7, è fondamentale: lotta in difesa, corre per quattro e quest’anno ha trovato anche continuità in zona-gol. È insostituibile e può permettere ad Allegri di giocare con più moduli. Grazie a lui il tridente con Dybala e Ronaldo è sostenibile".
L’Udinese finora è stata altalenante.
"Come al solito cercheranno di valorizzare i giovani talenti. A Udine sono maestri in questo e credo che Fofana e De Paul possano fare il grande salto. Lasagna Mi piace molto. Un lottatore freddo sotto porta. È diventato un attaccante completo".
Che ricordi porta nel cuore dei suoi 7 anni a Udine?
"Non scorderò mai la qualificazione e l’esordio in Champions: una notte magica con tanto di tripletta al Panathinaicos".
La sua avventura alla Juve invece si è conclusa da fuori-rosa...
"E pensare che Conte stravedeva per me. Appena arrivò mi disse di guarire in fretta dato che puntava molto su di me. Un giorno mi prese da parte durante una riunione, dicendomi di non preoccuparmi se non rientravo più nei piani di Marotta e che se la vedeva lui con la società...".
Poi cos’è successo?
"Purtroppo dopo l’operazione al ginocchio del 2011 il mio fisico ha iniziato a non reggere più. Quando tornavo in piena forma, i muscoli cedevano. Ho avuto parecchi strappi e stiramenti. Conte mi faceva sentire il suo sostegno tutti i giorni, ma al rientro dal prestito al Cesena mi sono fatto male di nuovo. Così è passata la linea societaria: sono finito fuori rosa tutto l’anno"
A proposito di Nazionale: che idea si è fatto della crisi che stiamo attraversando?
"Non ci sono più leader. All’Italia mancano i giocatori di grande personalità. Nel 2006 erano tutti capitani nello spogliatoio"
Lei a Udine ha avuto Spalletti come allenatore: è l’uomo giusto per riportare in alto l’Inter?
"Senza dubbio. È preparatissimo, probabilmente il migliore allenatore italiano. Fa giocare benissimo le sue squadre, ha grande personalità".
Una volta però in allenamento sono state scintille tra di voi.
"Ero molto nervoso e dopo un rimprovero ho perso le staffe e gli ho risposto a muso duro. Non ce le siamo mandate a dire e stavamo arrivando alle mani. C’è mancato davvero poco che facessimo a botte, eravamo arrivati testa contro testa. Luciano però aveva un debole per me...".
E così qualche giorno dopo avete fatto pace.
"Naturalmente. Il mister sa capire le situazioni e le racconto questo episodio per far capire come gestisce il gruppo. In ritiro all’Udinese ci divertivamo a fare delle gare a braccio di ferro. Vincevo sempre e spezzavo a tutti il braccino, quella sera Spalletti mi sfida. Sapete come è finita? Mi ha buttato giù. Non sembra ma ha una forza incredibile. E che fisico alla sua età...".
C’è un nuovo Iaquinta in A?
"Io ero atipico come attaccante, alto un metro e novanta ma velocissimo. Tanto che Lippi in nazionale mi usava spesso sulla fascia. Non c’è nessuno con le mie caratteristiche".
Negli ultimi anni ha fatto un po’ perdere le sue tracce...
"Ho preso i patentini da allenatore, ma nessuna chiamata. Vivo a Reggio Emilia con la famiglia: faccio il papà (ha 4 figli, ndr), anche se mi manca il pallone e vorrei rientrare. Senza il calcio mi sento perso".