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I picchiatori del Canelas: altri colpi dopo la ginocchiata in faccia all'arbitro?
Per questo, via social network, ha definito ipocriti e vigliacchi i dirigenti che lo hanno sospeso. Facendo passare l’idea che se fin qui lui e i suoi compagni hanno potuto picchiare impunemente in campo, è stato anche perché i dirigenti hanno lasciato fare (LEGGI QUI).
Sembrerà paradossale, ma Gonçalves una parte di ragione ce l’ha. Ha compiuto un gesto infame, per il quale dovrebbe essere radiato. E certamente l’episodio accaduto e le sue eventuali conseguenze penali non cambieranno la sua propensione a usare le maniere spicce. Ma resta il fatto che lui e tutti gli altri “calciatori” del Canelas 2010 siano andati avanti per mesi godendo di una libertà di picchiare che è presto diventata impunità. Ovvio che prima o poi qualcuno dovesse andare oltre, arrivando a picchiare l’arbitro perché aveva osato espellerlo. Si può mica espellere un impunibile?
Quel gesto avrebbe potuto compierlo chiunque, fra i calciatori del Canelas. Per questo adesso Gonçalves non accetta d’essere lui a fungere da capro espiatorio. E forse non accetta nemmeno che il club scarichi lui e al tempo stesso si mobiliti in difesa di Fernando Madureria (LEGGI QUI), “O Macaco”, capitano della squadra e leader del temuto gruppo ultras portista Super Dragões (LEGGI QUI). E a questo punto bisognerà vedere come evolveranno i rapporti fra i due.
Per adesso è un doveroso esercizio ripescare uno dei tanti articoli dedicati al Canelas e apparsi sulla stampa internazionale. Risale a due mesi fa, e fra gli altri dà voce proprio a Marco Gonçalves. Che al giornalista dell’APF indica il tunnel attraverso cui si accede al campo dello stadio di casa e dice scherzando: “Questo per i nostri avversari è il corridoio della morte” (LEGGI QUI). Con la massima naturalezza, consapevole che nessuno gli farà una reprimenda. Lui è colpevole. Chi l’ha lasciato fare, di più.
@pippoevai