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  • I missili di Trump non hanno ridato la vita ai bimbi uccisi

    I missili di Trump non hanno ridato la vita ai bimbi uccisi

    • Marco Bernardini
    La notte è magica, specialmente per i bambini. Dormono. E quelli più piccoli, ancora vergini e innocenti rispetto alle nefandezze assortite che mortificano la nostra quotidianità, fanno sogni colorati. Alle due e mezza ore italiana, le otto e trenta di sera a New York, cinquantanove bagliori hanno illuminato la parte di cielo sopra il Mare Mediterraneo. Il nostro mare dove nacquero le più antiche civiltà del pianeta Terra. Una scia luminosa quel gruppo volante che non era composto da Ufo e neppure da stelle comete. Erano missili “tomahawk”, armi micidiali da guerra a da distruzione “mirata” che gli americani hanno voluto ribattezzare con lo stesso nome delle asce usate in battaglia dai nativi pellerossa sterminati dall’uomo bianco. Lanciati da due portaerei battenti bandiere a “stelle e strisce” si sono diretti verso la base militare siriana di Al Sahirat dove, con precisione chirurgica, hanno compiuto il loro “dovere” di distruzione e di morte. Si tratta del primo atto della rappresentazione, ahionoi non teatrale ma tragicamente reale, firmata da Donald Trump il cui messaggio non lascia spazio all’interpretazione.

    Un gesto che, ora, sicuramente dividerà l’opinione pubblica mondiale. Quelli che, da un lato, applaudiranno l’operazione bellica americana contro lo “Stato canaglia” di Assad che non è certamente un santo. Quelli che parleranno di aggressione immotivata a uno “Stato sovrano” contraria ai trattati internazionali e alla necessità della pacificazione globale. Il presidente americano, da parte sua, ha legittimato la sua decisione muscolare con la pretesa “morale” di vendicare la strage compiuta due giorni fa dall’esercito siriano con il bombardamento con gas letali dell’ospedale di Khan Sheikhoun che ha lasciato sotto le macerie anche i cadaveri di ventotto bambini piccoli. Un elemento che ha certamente scosso Donald Trump ma che gli è anche servito da alibi per ribadire, in termini pratici, il suo progetto di un’America la quale sotto la sua presidenza deve tornare a essere il “gendarme del mondo”. Un messaggio, chiaro e netto, rivolto in maniera neppure troppo subliminale al dittatore nord coreaono Kim e persino all’”amico” Putin  che dopo il raid missilistico non sarà più così tanto…amico.

    E noi, poveri disgraziati semplici cittadini e passeggeri di questo mondo? Altro non possiamo fare, forse, che assistere in silenzio a ciò che ci vola sulla testa e che almeno per il momento non ci piove addosso? Francamente sarebbe delittuoso se ci lasciassimo sedurre dall’indifferenza o dalla visione sbagliata su fatti che non ci appartengono perchè “lontani” dalle nostre città. Certamente non è semplice analizzare e poi prendere decisioni “attive” su un tema così enorme e delicato a fronte del cui solo pensieri ci sentiamo poveri nani impotenti. Ma neppure possiamo recitare la parte dei semplici spettatori impegnati a tentare di risolvere i nostri piccoli problemi particolari, tipo la salvaguardia della pax sportiva negli stadi o del giochino su chi vince e chi perde a pallone o delle disquisizioni sulla legittimità dell’integrazione sociale. Che il momento sia grave e molto delicato è fatto ormai acclarato. Che all’orizzonte dell’umanità si intravedano nuvoloni i quali promettono nulla di buono manco a un cieco può sfuggire. Che i padroni del mondo attuali, dagli americani e ai russi e ai cinesi e ai califfi neri o bianchi siano preda di una malsana isteria è altrettanto evidente.

    La risposta e la censura a questa sorta di “follia” che rischia di diventare endemica e che ci potrebbe portare verso la fine di ogni cosa probabilmente spetterebbero al popolo e cioè a ciascuno di noi, nel nostro piccolo e per ciò che concerne le nostre possibilità individuali. Un urlo collettivo e potentissimo con il quale zittire il rumore raggelante dei missili e delle armi di qualunque tipo e di qualsivoglia appartenenza. Quei “botti”, comunque assassini, i quali minacciano seriamente non tanto noi che abbiamo già vissuto il meglio e il peggio dell’esistenza quanto piuttosto il sonno sereno e i sogni colorati dei nostri bambini che dormono inconsapevoli. Mentre, è bene ricordarlo, i “tomahawk” di Trump non hanno certamente potuto “risvegliare” e neppure  “vendicare” le povere anime innocenti dei bimbi morti ammazzati dai gas tossici di Assad.  Hanno soltanto allungato la lista della morte.
     

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