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I cinesi non convincono, tocca al vecchio Milan blindare Donnarumma
Una telenovela che procede di pari passo con quella di una cessione societaria che ha assunto tutti i contorni del vero e proprio mistero. Il capitolo relativo al possibile rinnovo di contratto di Gianluigi Donnarumma continua a tenere banco in casa Milan e col passare della settimana la questione si fa sempre più stringente. Il bacio allo stemma del Milan all'uscita dal campo, al termine della partita con la Juventus, è un segnale molto forte circa la volontà di legarsi ai colori rossoneri anche per il futuro, ma è altrettanto ovvio che senza determinate garanzie la situazione rischia di complicarsi e non poco.
NON E' SOLO COLPA DEI CINESI - In questo senso, il ruolo del suo procuratore Mino Raiola è fondamentale, in quanto, in un'ottica di crescita del ragazzo, non è ammissibile sposare un progetto senza sapere che Milan sarà quello dei prossimi anni. Il sospirato closing tarda ad arrivare il clima di incertezza alimentato dalla trattativa con i cinesi non sta giocando un ruolo favorevole. Persino la prospettiva che il club resti ancora nelle mani di Silvio Berlusconi, qualora la cessione sfumasse, non potrebbe essere accolta con grande entusiasmo, alla luce del pesante ridimensionamento economico a cui il Milan è stato sottoposto negli ultimi anni per volontà della controllante Fininvest. Che, in una fase transitoria della sua gestione, non vuole impegnarsi economicamente sottoponendo un contratto importante al suo portiere; se è pacifico che sarebbe un autogol clamoroso da parte del "nuovo Milan" presentarsi perdendo uno dei talenti migliori espressi dal calcio italiano negli ultimi anni, altrettanto palese sarebbe la responsabilità dell'attuale proprietà.
RINNOVO E POI? - La conclusione è che Raiola, al di là delle sue legittime perplessità, ha l'interesse che alla fine il closing vada in porto, per strappare un primo contratto da professionista a cifre importanti per Donnarumma, con la promessa di una cessione nel caso in cui i nuovi proprietari non evidenziassero una capacità di investire all'altezza del blasone del Milan. Premere per far partire il giocatore già la prossima estate, con un contratto in scadenza a giugno 2018, risulterebbe controproducente per la società rossonera a livello di incasso e di conseguenza si assottiglierebbe anche la commissione spettante al suo procuratore. Il closing slitta ma il tempo stringe: il Milan deve fare in fretta a blindare Donnarumma e giocarsi l'ultima fetta di credibilità anche agli occhi dei suoi tifosi.
NON E' SOLO COLPA DEI CINESI - In questo senso, il ruolo del suo procuratore Mino Raiola è fondamentale, in quanto, in un'ottica di crescita del ragazzo, non è ammissibile sposare un progetto senza sapere che Milan sarà quello dei prossimi anni. Il sospirato closing tarda ad arrivare il clima di incertezza alimentato dalla trattativa con i cinesi non sta giocando un ruolo favorevole. Persino la prospettiva che il club resti ancora nelle mani di Silvio Berlusconi, qualora la cessione sfumasse, non potrebbe essere accolta con grande entusiasmo, alla luce del pesante ridimensionamento economico a cui il Milan è stato sottoposto negli ultimi anni per volontà della controllante Fininvest. Che, in una fase transitoria della sua gestione, non vuole impegnarsi economicamente sottoponendo un contratto importante al suo portiere; se è pacifico che sarebbe un autogol clamoroso da parte del "nuovo Milan" presentarsi perdendo uno dei talenti migliori espressi dal calcio italiano negli ultimi anni, altrettanto palese sarebbe la responsabilità dell'attuale proprietà.
RINNOVO E POI? - La conclusione è che Raiola, al di là delle sue legittime perplessità, ha l'interesse che alla fine il closing vada in porto, per strappare un primo contratto da professionista a cifre importanti per Donnarumma, con la promessa di una cessione nel caso in cui i nuovi proprietari non evidenziassero una capacità di investire all'altezza del blasone del Milan. Premere per far partire il giocatore già la prossima estate, con un contratto in scadenza a giugno 2018, risulterebbe controproducente per la società rossonera a livello di incasso e di conseguenza si assottiglierebbe anche la commissione spettante al suo procuratore. Il closing slitta ma il tempo stringe: il Milan deve fare in fretta a blindare Donnarumma e giocarsi l'ultima fetta di credibilità anche agli occhi dei suoi tifosi.