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Higuain ai compagni della Juve: 'Non torno, per me la stagione è finita'. Ma farlo davvero gli costerebbe troppo
LA RICHIESTA – Il mondo del calcio sa quanto la famiglia Higuain sappia tenere la posizione in sede di trattativa, senza fare mai particolari passi nei confronti dell'altra parte. Il fratello-manager Nicolas si deve occupare solo di Gonzalo e di Federico (anche lui calciatore, in MLS), sa tenere il punto e portare avanti guerre di posizione senza fretta e paura. La volontà di restare in Argentina a questo punto può essere anche una strategia, particolarmente violenta, per ottenere quanto desiderato: un prolungamento di contratto vero e non tattico, un trattamento da protagonista e non da comprimario, economicamente come tecnicamente. Nessuno dei due aspetti convince la Juve, che ha di nuovo messo in programma la cessione del Pipita, ipotizzando da mesi un prolungamento di contratto che possa aiutare la dirigenza bianconera ad agevolare proprio la sua partenza o quantomeno a limitarne il peso a bilancio, per quello che al massimo potrebbe essere una buona riserva d'esperienza nel futuro. E allora l'Higuain pensiero è: se devo essere venduto, non torno proprio, che la società si metta d'accordo in qualche modo col River o semmai con il Galaxy di Los Angeles. Senza rinunciare a un centesimo, la nuova società potrebbe ingaggiarlo con uno stipendio ridotto rispetto a quello attuale (7,5 milioni netti più bonus, cui aggiungere la parte di congelata nel recente accordo e posticipata al prossimo esercizio), ma ciò che manca dovrà essere ugualmente sborsato da una Juve, destinata in tal caso solo ad accordi a perdere.
TORNA O NO? - Dice che non torna. Forse lo pensa davvero, anche se comunicazioni alla società in tal senso non sono ancora arrivate, in attesa della convocazione ufficiale da parte della Juventus. Ma senza permessi e accordi bonari per giungere a una conclusione, immaginare che Higuain possa davvero decidere in prima persona di ritenere conclusa la sua stagione e quindi la sua avventura in bianconero, sembra difficile perché gli costerebbe parecchio: un conto è una risoluzione consensuale, un conto è un licenziamento per giusta causa con potenziale richiesta di danni da parte del club. Siamo solo all'inizio. Perché tra il dire e il fare...