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    Hamsik: 'Voglio lo scudetto a Napoli, non me ne frega dei gol. Segnerò più io, ma Maradona è insuperabile'

    Hamsik: 'Voglio lo scudetto a Napoli, non me ne frega dei gol. Segnerò più io, ma Maradona è insuperabile'

    Il capitano del Napoli, Marek Hamsik ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica in edicola oggi: "Non me ne frega niente del gol perduto. Prima segnavo di più e la mia squadra non vinceva, ora sta accadendo il contrario e sono il giocatore più felice del mondo. Il record di Maradona non mi assilla: se arriva oggi contro il Torino è una soddisfazione in più, nient'altro. Diego rimarrà comunque insuperabile, veniva da un altro pianeta, lui". 

    "476 presenze e 114 gol con la maglia del Napoli, dal 2007 a oggi? Mi guardo indietro e ne sono orgoglioso, non è da tutti legarsi a vita alla stessa squadra, specie nel calcio moderno. Nel mio caso è stato semplice: sentivo che Napoli era il posto giusto per me e ho voluto che lo diventasse, a tempo indeterminato. Rimpianti? Mai, non ho scelte da rinnegare, sto facendo la carriera che desideravo e che mi sono costruito. A petto in fuori. L’azzurro è stato il colore dallo Slovan di Bratislava, la mia prima squadra, della Nazionale slovacca e anche del Napoli. Era destino". 

    "Questa maglia è diventata la mia seconda pelle, mi gratifica essere considerato un bandiera. Finora il mio ricordo più bello è la prima Coppa Italia, erano tantissimi anni che i tifosi stavano aspettando una vittoria del Napoli. Il più brutto la notte dell’Olimpico, con la tragedia di Ciro Esposito. Andammo in campo e vincemmo per lui, ma senza un sorriso. Nessuno di noi aveva voglia di festeggiare, mi è rimasta dentro l’atmosfera lugubre vissuta all’interno dello stadio". 

    "Due secondi e tre terzi posti in dieci campionati bruciano? Siamo andati spesso vicinissimi alla grande impresa, purtroppo abbiamo sempre trovato una o due squadre più forti della nostra. Sta per succedere di nuovo? Questo si vedrà. La lotta è serrata e noi siamo lì, con Inter e Roma. Speriamo che qualcuna delle prime cominci a calare. Ma la favorita resta la Juve, come sempre". 

    "La mia missione sarà compiuta solo con la vittoria dello scudetto. Deve essere quello il punto d’arrivo della mia lunga storia con il Napoli. Poi potrò voltare pagina e dedicare un po’ più di tempo alla mia scuola calcio, che ho già inaugurato in Slovacchia. Ho deciso di insegnare ai bambini come si diventa un calciatore, quando smetterò con il pallone. Secondo me si può essere leader in molti modi e io ci provo dando l’esempio ai miei compagni, in campo e fuori. Ci pensa Sarri a sbattere i pugni sul tavolo, nel nostro spogliatoio". 

    "La nostra stagione era stata da 10, fino a tre partite fa. Resta da 7.5 e contro la Fiorentina ho già visto dei segnali di ripresa, abbiamo solo pagato dazio agli infortuni e a un po’ di stanchezza. Tutto qui. In campo sono sempre lo stesso, non ho cambiato ruolo o posizione. Le statistiche dicono anche altro: nei passaggi riusciti, nei chilometri percorsi e nei recuperi il mio rendimento è in linea con le precedenti stagioni. Non mi sento in crisi e le sostituzioni vanno accettate. Con Sarri abbiamo tutti un rapporto eccellente: io e i miei compagni. La crescita del Napoli è stata straordinaria ed è merito del nostro allenatore. I bilanci personali li farò solo a fine stagione, comunque: di solito in doppia cifra ci arrivo… Mi sento napoletano al cento per cento, ormai, ma non per questo sono diventato scaramantico. Con il numero 17 ho segnato 114 gol e arriverò presto a 115. Chissà che non sia oggi, il giorno giusto". 
     

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