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    Guardiola: 'Scudetto? Mi auguro lo vinca il Sassuolo. Baggio, Haaland, Messi, Mazzone: vi dico tutto'

    Guardiola: 'Scudetto? Mi auguro lo vinca il Sassuolo. Baggio, Haaland, Messi, Mazzone: vi dico tutto'

    • Cristiano Corbo, inviato a Cuneo
    Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, ha parlato a tutto campo all'evento "Dialoghi sul talento con Pep Guardiola”, realizzato dalla Fondazione CRC in collaborazione con Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, Fondazione Guardiola Sala e con il supporto di Collisioni. 

    L'INIZIO - "Sono andato molto bene ad allenare la seconda squadra a 37 anni. Avevo una partita a settimana, ti dà una mano nel processo. Non ci sono conferenze, media, le tv che ti marcano così stretti. Primo: mi piaceva. Secondo: allenare i ragazzi 17-18 anni è lo stesso. Anzi no: Messi ti fa vincere, gli altri no. Ma è lo stesso quando parli prima della partita e dopo l'allenamento. Sono persone. Le cose fondamentali sono le stesse. Cambia un po', ma il livello di calcio è lo stesso". 

    AL BARCELLONA -"La fortuna avuta al Barcellona? Mi hanno scelto. Passavo di lì. Avevo persone che avevano fiducia in me. Potevano scegliere qualsiasi altro allenatore del mondo. Sarebbe stato più facile. Il successo dell'allenatore è passione. Ma non ho conosciuto un tecnico senza passione, senza lavoro. Giocatori straordinari. E una società ben organizzata, la struttura su di me che mi proteggeva 100% al di là del risultato. Quando uno ha questo... Senza queste cose un allenatore non ce la fa. In questi anni non ho mica fatto un gol, parato un rigore. Posso dare un'idea. Alla fine la decisione è dei giocatori". 

    DOPO IL TRIPLETE - "Voglio essere amato. Tutto quel che facciamo è per essere amati. Lotto per quello ogni giorno. Deve esserci una reciprocità che va bene. Devono lottare tra loro, alla fine. Era per dire: non me ne frega niente, è un business, la prestazione deve andare al massimo. Poi si perde: pazienza, si vince la prossima settimana. Che mi frega? Ma dovete dare il meglio! Ora abbiamo vinto il Triplete, che facciamo? Ci lavoriamo bene o proviamo a vincere? O ci sediamo e vediamo come eravamo bravi quando Lukaku ha sbagliato da due metri? O quando Courtois l'ha fermato con i tacchi... Questo è il calcio. La prospettiva dell'allenatore è di tranquillità. Siamo dei fenomeni da una parte, male dall'altra. A chi dice 'se ti sforzi e lavori, ti alzi alle 5 e vai a dormire alle 12, avrai successo'? No, non è così. Quanta gente fa tanto e non riesce a far tutto? Tantissimi".

    GIOCO VS VITTORIE - "Principi in cambio di vittorie? Dico sempre: ci alleniamo per arrivare bene alla partita. Ho visto tanti giocatori che si allenavano bene e poi si cagavano addosso. Mangiamo bene, lavoriamo bene, poi arriva la partita. Vuoi andare a ballare fino alle 4 con la tua ragazza? Benissimo. Ma devi arrivare bene. Ma io me ne accorgo, è una lotta tra di loro. Chi ha talento non corre e lascia farlo agli altri? No, non funziona così".

    I CAMPIONI - "Maradona l'ho visto, Messi pure. Cos'aveva di più Messi? Facciamo un giro in Asia, preseason. Arriva dall'Argantina: diretto, distrutto. 0-0 nella prima parte, era negli spogliatoi, sui lettini. Chi organizza il torneo dice: gioca Messi o non vi paghiamo. Gioca allora gli ultimi venti minuti, 3-0 con tripletta di Leo. Rispetto a Maradona, al suo tempo sarà stato il più forte, ma io dopo quello che ho visto... mi dispiace per gli altri, ma è un'altra roba Leo". 

    HAALAND - "Messi era più trequartista. Haaland ha un senso diverso del gol. Dagli una palla vicino alla porta e farà gol. Non sono orgoglioso di quello sfogo. A volte succedono. Ma so che posso farlo. Il rapporto che ho con lui me lo permette di fare. Velasco mi ha insegnato questo, in una cena a Roma. Mi ha detto che ci sono giocatori diversi, puoi parlare tanto di tattica, a volte urlando, a volte criticando. E ha ragione: ognuno deve capire. Volersi bene è naturale. Mi auguro che continui così. I giocatori devono essere preoccupati se l'allenatore non urla. Siete 11 mesi insieme, se non si crea un rapporto è più difficile. Ci sono giocatori con cui non ho connesso, ma non è un problema. La vita continua".

    BAGGIO - "Essere allenato da Mazzone, aver giocato con Baggio: ecco cosa rimane. I titoli? Restano le persone con cui hai lavorato. I titoli ti danno la voglia di lavorare. Ma l'esperienza di aver lavorato con loro... Ho conosciuto Baggio dopo 7 operazioni. Non poteva camminare. Se gioca così - pensavo - non oso immaginare ai tempi della Fiorentina, della Juventus... Quanto condiviso con lui è stato indimenticabile. Baggio è sempre presente. Non gli ho pagato nemmeno il biglietto. L'altra volta era allo stadio". 

    MAZZONE - "La prima volta? Mi disse: non ti volevo! Barcellona, fascia di capitano, un fenomeno arriva a Brescia e mi dice: non ti volevo! Parlavamo con Massimo prima, era vecchia scuola: ora ci sono gli analisti, il white angle. Era carisma. Due parole con un impatto. Ora questo l'abbiamo perso. Non c'è una situazione per la quale dici: Mazzone era così. A volte ti coccolava, a volte no. Ora non ci sono come lui". 

    IL BACIO ALLA MEDAGLIA D'ARGENTO - "Non è valore della sconfitta. Arrivare in finale di Champions è un incredibile successo. Essere la seconda squadra più forte d'Europa. La tristezza è grandissima. Ma sono parte della seconda squadra più forte. Mi devo vergognare? Abbiamo fatto di tutto. Ci proviamo l'anno prossimo. Rispetto? Al vincitore, forse. Nello sport si perde più che si vince. Non dobbiamo pensare che si vince e basta. Non è il più bello, il libro più venduto. Lo sappiamo. Vedi Lukaku: l'esempio è quello. Courtois che li ferma. Ai ragazzi oggi mettiamo una pressione incredibile. Devono essere Guardiola o è un disastro. Non è così. Devono fare quel che piace loro. E andare avanti con quello. Va male? E che puoi farci? Io voglio vincere. Se vinco continuo a lavorare. Se non vinco, mi buttano fuori. La vita però a volte non va come ti aspetti. Il Chelsea di Tuchel non merita di vincere? O sono giocatori scarsi? O l'Inter è scarsa? No, non è così. Non soffrire la pressione se le cose non vanno bene. Ti diranno che non sei capace, è sicuro. Ma non significa che non sei capace. Solo tu conosci la realtà".

    CONTROPIEDE - "Se fossi sicuro di vincere, giocherei difesa e contropiede. Il problema è che non sono sicuro. A me il contropiede piace, l'azione è bella"

    SUI GIOCATORI - "Lasciandoli andare un po', per sfruttare al massimo il talento. Provando ad anticipare ciò che accadrà. Poi il talento lo devi lasciare libero". 

    SCUDETTO - "Chi lo vince? Mi auguro il Sassuolo"

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